Qatargate e consulenze: Credo nelle parole di Massimo D’Alema e lo difendo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giovanna Ponti
Qatargate e consulenze: Credo nelle parole di Massimo D’Alema e lo difendo
SEMPRE PRONTA A DIFENDERLO, MI SI DIRA’, MA GLI CREDO.
Il Qatargate è cosa grave e mi meraviglia non si colga il danno fatto al PSE e all’Italia, almeno fino a quando, e comincio a sperarlo, non siano coinvolti esponenti di altri Paesi.
E’ un modo per squalificare un gruppo, che sento affine, e il mio Paese e ciò me la rende ingiustificabile.
Intanto la destra, e parte della sinistra-sinistra o di chi lo odia a prescindere, si diverte ad attaccare D’Alema che oggi, in una intervista, risponde sul Corriere della Sera.
Voglio dire chiaramente che stigmatizzo politicamente il Renzi che si fa pagare gli interventi pubblici in Paesi come l’Arabia Saudita, ma considero la cosa fatta senza sotterfugi e quindi passibile di encomio o condanna “politica”, ma non illecita o penalmente perseguibile.
Ugualmente il D’Alema consulente non mi piace moltissimo, ma credo si svolga alla luce del sole e rappresenti, o possa rappresentare, un valore aggiunto nell’ambito dei rapporti economici internazionali.
Poi se mi chiedete se preferisco D’Alema organico a un Partito di Sinistra o addirittura in un ruolo governativo (come ministro degli esteri sarebbe il migliore) al D’Alema consulente, propendo sicuramente per la prima opzione.
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Oggi D’Alema risponde in una intervista al Corriere della Sera agli attacchi che gli vengono fatti e purtroppo non solo dalla destra.
«Non avrei mai potuto sospettare una cosa del genere e infatti la trovo un’indecenza, che merita una riposta ferma in difesa del Parlamento europeo. Devo dire che ho molti dubbi sul fatto che questo tipo di pressioni abbia impedito all’Europa di prendere le sue decisioni».
Le persone coinvolte nel Qatargate «hanno una storia tale per cui non si può che rimanere colpiti e addolorati. Condivido l’intransigenza di Roberto Speranza e del Pd. Non trovo però accettabile che si prenda questa vicenda e la si usi come una clava per demolire una storia e una classe dirigente, facendo confusione tra cose che sono totalmente non assimilabili tra loro».
Panzeri e Cozzolino,, «sono persone che conosco da anni e che ho stimato. Nel caso di Panzeri parliamo dell’ex segretario della Camera del Lavoro di Milano. Una figura con una storia sindacale importante alle spalle, non certo l’assistente di D’Alema». Persone oggi definite “D’Alemiane”, «aggettivo il cui utilizzo, com’è noto, ho sempre contestato».
«Io però non faccio né l’affarista né il lobbista. Da diversi anni ho un’attività di consulenza prima di avviare la quale, è agli atti, ho scritto al segretario Speranza una lettera di dimissioni dagli organismi dirigenti di Articolo 1».
Per la sua attuale attività di “consulente” e i suoi rapporti proprio con i Paesi coinvolti nelle presunte pressioni sull’Europarlamento, Marocco e Qatar, D’Alema rimarca come siano situazioni molto diverse tra loro: «In Marocco, è in corso un processo di democratizzazione che non si vede certo in Qatar, un socialista a un certo punto è arrivato addirittura alla carica di primo ministro. La nostra azione è sempre in difesa dei diritti umani e della democrazia, per cui in quel mondo abbiamo avuto sempre relazioni importanti con le forze che si muovono in queste direzioni».
ll nome di D’Alema era emerso anche per il caso della raffineria di Priolo, che potrebbe essere rilevata dal fondo sovrano qatarino che lui stesso starebbe aiutando: « “Aiutare il Qatar…”, quante bugie. Una cordata di investitori internazionali, tra cui è presente un imprenditore qatariota, si è rivolta anche a me per l’acquisizione della raffineria. A loro ho dato un consiglio:” vi interessa? Bene, come prima cosa andate a parlare col governo”. Cosa che abbiamo fatto prima col governo Draghi, attraverso il ministro Cingolani, e ora col governo in carica. Massima trasparenza».
«Se avessi partecipato a una compravendita di armi sarei stato oggetto di attività giudiziaria. Parliamo di reati. Reati che, non a caso, nessuno mi contesta»
Sull’acquisto di ventilatori dalla Cina durante la pandemia di Coronavirus il suo intervento è arrivato su richiesta di Palazzo Chigi: «C’era una corsa disperata ad acquistare questi prodotti sul mercato cinese, perché si producono soprattutto lì, e tutti andavano e pagavano in anticipo. E visto che l’Italia non poteva farlo per le nostre regole amministrative, a me fu chiesto di trovare qualcuno che comprasse in vece nostra, mettendoci i soldi. Io ho trovato un’associazione che l’ha fatto. Ma attenzione (mostra l’email di richiesta col logo della presidenza del Consiglio, ndr): il modello del ventilatore fu scelto, su indicazione del Comitato tecnico scientifico, dalla Protezione civile italiana non da D’Alema, che non c’entrava nulla. Presumo, prima di pagarli, che abbiano verificato che funzionassero. Ma lo presumo, visto che io ho solo fatto un favore e non ho venduto niente a nessuno».
D’Alema ha poi detto di trovare azzeccato il ragionamento del vicesegretario del Pd Provenzano che ha spiegato di essere contrario alle porte girevoli tra politica e attività imprenditoriale.
«Non ci sono nel mio caso porte girevoli; ma diverse stagioni nella vita che devono essere scandite da un rigido principio di incompatibilità. Io le ho scandite”, ha sottolineato. D’Alema ha infine dichiarato di “leggere certe menzogne” su di lui: «Infatti mi sono rivolto agli avvocati per discutere della questione nelle sedi preposte».
«È falso, tanto per dirne una che io abbia fatto da mediatore nella vendita di armi o che abbia truffato il governo italiano con ventilatori difettosi».
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