Prova d’orchestra e false bandiere

per mafalda conti

L’orchestra della menzogna ha impiegato meno di 24 ore per le prime note. E se pure non fosse una false flag operation, funziona come una false flag

 di Giulietto Chiesa da megachip.globalist.it

L’orchestra della menzogna ha impiegato meno di 24 ore per produrre le prime note. Una cacofonia, s’intende, come quella del film di Fellini. Ma le false flag operations (operazioni sotto falsa bandiera) richiedono appunto la cacofonia. Cioè non solo notizie false, ma notizie che si contraddicono l’una l’altra, non notizie, divagazioni, analogie più o meno sballate, selezioni arbitrarie di fatti, omissioni, sciocchezze vendute come analisi.

Basta esaminare questo brodo per arrivare alla conclusione che, appunto, siamo di fronte a una “operazione sotto falsa bandiera”. Naturalmente io non so se il Boeing 777 della Malaysia Airlines è stato effettivamente abbattuto; non so esattamente a che altezza volava; se è stato abbattuto non so chi lo abbia abbattuto; non posso dire – perché non lo so – se è stato abbattuto intenzionalmente o se è stato un errore. Un sacco di cose non so. Tante che potrei dire che non so quasi niente. Non so quasi niente perché l’inchiesta non è ancora cominciata e, dunque, non ci sono gli elementi per trarre alcuna conclusione. Nella mia stessa condizione, 24 ore dopo il tragico incidente, erano tutti i capi di stato e di governo; tutti i giornalisti e i commentatori.

Eppure basta sfogliare i quotidiani e guardare i notiziari televisivi di tutto l’Occidente libero e democratico, per arrivare a una conclusione univoca: tutti, senza eccezione, dicono, scrivono, lasciano capire, fanno intendere, alludono, insinuano che i responsabili dell’abbattimento sono i “filorussi” che combattono contro il governo centrale di Kiev. Questa è la prima “evidenza” che emerge. Naturalmente a prescindere dai dati, dai fatti, ma emerge con nettezza, come “l’unica ipotesi possibile”. La seconda “evidenza”, che emerge pur rimanendo leggermente sullo sfondo, è la “responsabilità russa”. Che consisterebbe nell’avere appoggiato i “terroristi” del Donbass e del Lugansk, cioè i “responsabili” dell’efferato delitto. “Infatti” – non c’entra niente, naturalmente – il giorno prima a Bruxelles stavano discutendo di nuove sanzioni contro Mosca e, “dunque”, sarà opportuno seguire le indicazioni di Washington e imporre nuove sanzioni.

Ecco: se non è stata una false flag operation, si può dire subito che, qualunque cosa sia stata, ha funzionato come una false flag operation.

Raccapezzarsi in questo mare di liquame è impossibile. Le “operazioni sotto falsa bandiera” pensate esattamente per questo. Ci sono drappelli di specialisti dei servizi segreti che le costruiscono incessantemente. È il loro mestiere e lo sanno fare discretamente bene. Si basa su alcuni assunti, per lo più esatti: creare situazioni la cui verità non sarà mai scoperta. Oppure sarà scoperta dopo un certo periodo di tempo, quando ormai i giochi che si dovevano fare sono già finiti. Confidare sul fatto che il sistema mediatico è mediamente composto di imbecilli di vario grado, e di disonesti che terranno bordone (nella migliore delle ipotesi persone che, essendo imbavagliate, non possono dire la verità, neanche nel caso che siano intenzionate a cercarla). Infine contare sul fatto – verificato sperimentalmente in decine di occasioni (si ricordi l’11 settembre 2001 come esempio preclaro, ma anche la più recente “bomba di Boston”, o l’ennesima morte di Osama bin Laden) – che quello che conta è l’impressione creata nel primo momento su milioni di spettatori-ascoltatori.

Quello che verrà “dopo” non potrà più cancellarla.

In queste brevi note non posso dunque propormi di fare la caccia all’errore. Saprei da dove cominciare, ma non dove finire. La quantità di sciocchezze miste a falsità, sulla stampa e nei media italiani è tale che l’espressione – recentemente usata da Pino Cabras su megachip.info – di “carta da latrina” per qualificare “La Repubblica”, in relazione alla strage di Gaza (all’ultima, quella in corso) è perfino generosa. Lasciamo perdere l’Italia, dunque.

Ma vorrei tentare un piccolo “esercizio di scuola” su come la BBC, l’aulica BBC, ha riferito gli eventi connessi con l’abbattimento del Boeing 777 nella giornata di sabato 19 luglio. Un giorno qualunque di sepolcrismo imbiancato all’ennesima potenza. Si tratta di una rete all news, che ripete decine di volte, aggiornandole, le bugie di giornata. La seguo per qualche ora. Il volto del conduttore è atteggiato a lutto, ma un lutto moderato. Ci propone una lunga conferenza-stampa di un portavoce del governo di Kiev. Che espone, ovviamente, le accuse del governo di Kiev ai “terroristi”. Segue una corrispondenza da Kuala Lumpur, di nessun rilievo politico. Vengono poi le notizie sulle sanzioni contro Mosca, che saranno inasprite su richiesta di Washington. Poi i colloqui telefonici tra Merkel-Obama-Hollande-Cameron. Di sfuggita anche Putin. Della riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza russo un’immagine della durata di due secondi circa. Indi immagini dal Donbass, dove si dice che i ribelli filorussi non lasciano arrivare sul luogo del disastro i membri della delegazione OSCE, né i rappresentanti del governo di Kiev. Le immagini contraddicono clamorosamente il sonoro. Si vedono uomini con la divisa del ministero per la protezione civile ucraina che si muovono tra i rottami. Il sonoro accenna a non ben precisati episodi di sciacallaggio e di trafugamenti di oggetti personali dei passeggeri defunti del Boeing. Sembra, a sentire la BBC, che i ribelli abbiano nascosto, non si sa dove, e non si sa perché, decine di cadaveri. S’intuisce che l’inchiesta internazionale incontrerà gravi difficoltà a causa degli ostacoli frapposti dai filo-russi.

Il tutto intervallato dai “pezzi forti” degli esperti ucraini. Si vede la faccia di Nalyvaichenko, capo del servizio segreto ucraino, che comunica la scoperta delle “prove” che i “terroristi” hanno abbattuto l’aereo. Viene riferito che puntavano a abbattere un Ilyushin che trasportava vettovaglie all’esercito impegnato nei combattimenti. Viene cioè introdotta di soppiatto la versione dell’«errore di mira», ma sempre dei ribelli. Si procede così per svariate decine di minuti. Non una parola sul fatto preliminare che l’aereo era, al momento dell’abbattimento, sotto il controllo del centro radar di Dnepropetrovsk, cioè sotto la responsabilità del governo ucraino. Un altro portavoce ucraino annuncia che esiste laregistrazione dei colloqui tra due capi militari dei ribelli che confermerebbe che sono stati loro ad abbattere il Boeing.

Silenzio assoluto sulle fonti dei ribelli. I quali, ben visibili su tutti i canali russi, affermano di non avere armi capaci di superare i tre-quattromila metri di altezza. E che, dunque, se l’aereo è stato abbattuto, non possono essere stati loro. Inutile sottolineare che anche quelle sono dichiarazioni di parte e vanno prese con il beneficio d’inventario. Ma questo dovrebbe valere per tutti.

I canali russi riportano le dichiarazioni dei responsabili militari russi, dalle quali risultano numerose cose interessanti. I russi hanno registrato i segnali radio della postazione missilistica che ha lanciato il razzo. E affermano di sapere (evidentemente dalle rilevazioni satellitari) che l’esercito ucraino aveva almeno tre postazioni di missili Buk (quelli in grado di raggiungere 14.000 metri di altezza) nelle immediate vicinanze della zona. Ma la BBC ignora perfino la notizia. Meglio ignorare che contestare.

Quanto alle registrazioni della conversazione tra i responsabili del lancio per errore, ovviamente “terroristi”, le tv russe mostrano i risultati delle analisi. Secondo gli esperti russi si tratta di unagrossolana falsificazione, realizzata “cucendo” conversazioni radio avvenute in diversi momenti e in diversi luoghi. Prendiamo con le pinze anche questa, ma vogliamo registrarla? La BBC la ignora.

Ignora anche la circostanza che, se vera, sarebbe esplosiva (ma vogliamo registrarla?) che la conversazione radio è stata falsificata “prima” dell’abbattimento del Boeing malaysiano? A Kiev c’erano dei profeti, evidentemente, ma è bene non dare conto delle profezie ucraine.

In sintesi: l’ordine di scuderia è quello di dare voce solo alle fonti ufficiali ucraine e occidentali, ignorando le altre.

Taciuti anche i “dettagli” della situazione sul campo. Il territorio dove è caduto l’aereo (guarda la coincidenza!) è interamente in mano ai ribelli. Ma questo non viene detto perché potrebbe nuocere alla propaganda di Kiev. E nemmeno la domanda più evidente viene formulata: come mai l’esercito di Kiev ha portato nell’area vicino ai combattimenti delle postazioni missilistiche antiaeree? I ribelli, com’è noto, non hanno alcuna aviazione. E’ vero che hanno abbattuto una decina di caccia ucraini e una ventina di elicotteri, ma a che servono le batterie missilistiche Buk contro un nemico che non ha aerei?

C’era, nella mia giovinezza, una trasmissione radio della RAI condotta da Arbore e Boncompagni, Alto Gradimento, che usava il tormentone“No, non è la BBC”. La sentivo sempre. Quel refrain era per dire che si stava scherzando: niente di serio, non siamo mica come quelli là! Ecco, adesso il ritornello non andrebbe più bene. Questa, di cui stiamo parlando è proprio la BBC. Anzi è l’Occidente. Niente di serio.

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