Fonte: Corriere della sera/
Questo è un esempio di come chiunque possa dire qualunque cosa in qualsiasi momento, senza che i dati di realtà possano preoccuparlo minimamente, ma conti soltanto l’effetto di promozione personale e di marketing politico su chi ascolta. Chiunque, a partire dal premier. (Alfredo Morganti)
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Con questa lettera pubblicata oggi dal Corriere della Sera ho risposto alle parole pronunciate dal presidente del consiglio Matteo Renzi in merito alle mie posizioni passate sul fiscal compact. Colgo l’occasione, dunque, per fare chiarezza una volta per tutte su questo argomento
Stefano Fassina – 19 settembre 2016
Caro Direttore, ieri nell’intervista al suo giornale, il Presidente del Consiglio ha sostenuto con la consueta disinvolta astrazione dai dati di realtà che il sottoscritto, da responsabile Economia e Lavoro del Pd, avrebbe dato indicazioni al Parlamento precedente per votare il fiscal compact. A parte, la confusione tra fiscal compact e modifica dell’art 81 della Costituzione, vorrei ricordare al Presidente Renzi che, allora, le mie posizioni erano piuttosto critiche verso il programma portato avanti dal Governo Monti. Allora, mentre da Sindaco di Firenze Matteo Renzi si univa al coro di tanti nel Pd che ripetevano “l’agenda Monti è la nostra agenda”, i renziani della prima ora (da Pietro Ichino a Enzo Bianco) chiedevano, legittimamente, le dimissioni del Responsabile Economia e Lavoro del Pd. Gli ricordò anche che, più volte, all’avvio della campagna elettorale, il Presidente Monti, comprensibilmente, chiese a Pierluigi Bersani di “silenziare Fassina”. Inoltre, ricordo al Presidente del Consiglio che dall’inizio della corrente legislatura, da deputato del Pd più volte, insieme a altri colleghi dentro e fuori il Pd, ho presentato un emendamento all’art 81 della Costituzione regolarmente respinto dal Pd a seguito del parere contrario del Governo Renzi. Infine, esplicito un punto politico forse sfuggito al nostro Presidente del Consiglio: quando il Governo Monti portò in Parlamento la proposta di legge costituzionale per introdurre il principio del pareggio di bilancio nell’Art 81, eravamo prima delle elezioni presidenziali francesi e le elezioni politiche in Germania. Nei rapporti con Psf e Spd, la modifica costituzionale nel senso indicato dal fiscal compact era considerata utile a introdurre flessibilità di bilancio a livello dell’euro-zona, dopo le elezioni e l’arrivo di socialisti e socialdemocratici al governo dei rispettivi Paesi. Poi, purtroppo, abbiamo visto come è andata a finire: completa subalternità della famiglia socialista europea all’agenda liberista della Cancelliera Merkel. Ma guardiamo avanti, alla Nota di Aggiornamento al def e alla Legge di Bilancio. Sinistra Italiana presenta un social compact nel quale, tra l’altro, si prevede di dedicare un punto percentuale di Pil, in deficit, a un piano triennale di investimenti per la messa in sicurezza del nostro territorio e per la mobilità sostenibile. Il Pd è disponibile a un confronto? Oppure, il governo prosegue con l’iniqua e inefficace agenda supply side e i bonus elettorali?
Stefano Fassina, Sinistra Italiana