Prodi, la sindrome di Stoccolma

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 30 novembre 2016

E così anche Prodi è sceso a patti coi 101. Quando si dice il destino, che ricongiunge a sorpresa strade apparentemente separate: eccome separate! Il plebiscito renziano è divisivo, lo abbiamo detto. Ma dobbiamo dire che è anche unitario: riunisce sotto la bandiera del Sì un po’ di tutto, come una vera riforma pastrocchio, che, proprio in quanto pastrocchio, sembra magnetizzare voti alla rinfusa. Tant’è che, chi vota Sì, spesso deve pure marcare una distanza, definendo la riforma una puttanata (Cacciari) o criticandola nonostante il voto favorevole (come ha fatto lo stesso Prodi). La verità, che quelli del Sì non capiscono oramai invasati dal clima antipolitico, è che il Paese è spaccato, astrattamente dilaniato (ricordate gli ‘astratti furori’ di Vittorini?), condotto sin qui da un iter di riforma che ha assunto quale proprio principio fondativo la divisione. La spaccatura. La rottamazione dell’altro. La gufizzazione dell’opposizione. A nessuno dei neocostituzionalisti è mai venuto in mente di modificare la Costituzione con spirito costituzionale. No. Si è adottata una linea oltranzista, da legge ordinaria, anzi da mozione condominiale, dove ci si batte sul filo del voto, e ci si odia, e si personalizza, e si avanza per strappi e sfide (la Costituzione come il jobs act, insomma, o la presunta ‘buona scuola’: leggi nate a colpi di fiducia, sotto giogo).

Che tutto questo ingenerasse un patatrac, un terremoto politico senza contesto effettivo, ma rischioso e pericoloso anche a causa degli apprendisti stregoni che lo hanno prodotto, era prevedibile. Che fosse solo un chiassoso sparigliamento, era intuibile. Che lo sparigliamento fosse proprio quello che voleva Renzi, lo sapevamo. Che glielo abbiano consentito, in nome di qualche vantaggio personale successivo, è persino orribile. Ma questo è. A Mattarella il compito ingrato di tentare una ricomposizione dopo che alcuni scolaretti viziati (rancorosi verso i propri padri, che pure gli hanno agevolato la carriera) si sono divertiti a ‘cambiare’ il Paese col risultato di tagliarlo in due senza costrutto. E male male che c’è lui, Mattarella, e non quest’altro che a pochi giorni dal voto ribalta la frittata. Io non amo i 101, né le congiure, né i tradimenti (e nemmeno la lealtà finta, interessata, che del tradimento è l’altra volto). Eppure devo dire che la storia spesso regala squarci improvvisi di verità. Certo, vedere adesso carnefici e vittima sullo stesso carro fa un po’ ridere. Sembra davvero la sindrome di Stoccolma. Dovrebbe essere considerata una tragedia, averne la nobiltà, e invece a me pare una rappresentazione grottesca, una specie di film in bianco e nero, con maschere assurde, recitazione espressionista, innaturale, carica emotivamente, e un finale aperto, apertissimo, talmente aperto che sarà difficile ricucirlo in ogni caso. Grazie antipolitica. Grazie PD. Grazie primarie aperte. Grazie Toscana. Siete stati dolcissimi.

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