di Alfredo Morganti – 18 dicembre 2018
Logica avrebbe voluto che, nella campagna delle primarie PD e in una fase molto delicata per il partito (starei per dire apocalittica), si fosse fatta chiarezza. La chiarezza è la virtù delle decisioni nette, di quelle che talvolta ci vogliono. E invece no. Si accomodano attorno a Zingaretti molte dirigenti e amministratrici PD (tanto per dire) che furono turbo renziane (e prima ancora, talune, veltroniane e poi dalemian-bersaniane, e chissà cos’altro), lo fanno con piglio combattivo, con grinta, senza però frapporre una distanza critica tra se stesse e il renzismo antecedente. In totale continuità. Dando l’impressione che Zingaretti sia un buon approdo solo in virtù della possibilità che ha di rappresentare la futura leadership del PD. Dopo Veltroni, Bersani e Renzi adesso Zingaretti, una specie di percorso netto, come in equitazione o come nello sport molto abusato del salto della quaglia.
Una capriola che alla fine appesantirà il passo del Presidente della Regione Lazio, offuscandone l’immagine. Un’adesione (di queste dirigenti ma anche di molti altri) che servirà proprio a questo, ad appesantirlo nella corsa. Così che se prima il renzismo (o post-renzismo) si era fatto Uno e Trino (alcuni con Martina, altri con Giachetti-Ascani più Renzi in schifiltosa solitaria), adesso scatta il poker, con un certo profluvio di renziane/i anche sotto il tetto di Zingaretti. Una diaspora, insomma, il cui intento è quello gattopardesco di cambiare tutto per non cambiare niente. Nell’intento palmare di applicare la celebre massima: “dopo di me (Renzi) il diluvio”. E diluvio sarà, probabilmente, e apocalissi. E sarebbe meglio, perché sennò avremmo ancora uno stillicidio, una goccia cinese, che farà anche da colonna sonora al cantiere del nuovo partito renziano, quello denominato ‘Io Renzi’, dove confluiranno i nostalgici, oggi variamente distribuiti tra le correnti piddine, più i forzisti interessati nella costituzione della sezione italiana dell’ “Internazionale Macroniana – Piovono Brioches”. Musica per le orecchie dei populisti di destra e di sinistra.