di Alfredo Morganti – 4 marzo 2016
Lo sappiamo tutti. Le primarie del PD sono le primarie dei passanti. Più di chi sta fuori che di chi sta dentro (anche se è difficile capire quale confine vi sia ormai nel PD tra dentro e fuori). Ho visto con i miei occhi andare ai gazebo o ai circoli donne e uomini di ogni risma, aspetto, apparenza, sostanza, di destra, di sinistra, europei, asiatici, terrestri, marziani, tristi, allegri, burberi, giovali, con la scarpa destra in mano oppure due pacchi di pasta e uno di zucchero. Tutti, senza distinzione. Le primarie aperte, d’altronde, sono state un pezzo dell’OPA fatta da Renzi al PD, un pezzo della sua strategia. Uno dei chiavistelli per spalancare le porte dei circoli e delle direzioni e ammassarvi dentro gli ‘altri’, destra amica compresa. Certo, io sono il primo sostenitore della ‘differenza’ e del pluralismo. Ma c’è un limite: sarebbe bello che in un partito vi fosse una certa omogeneità di vedute, di valori, di ideali, di linea di condotta, piuttosto che la babilonia e il tumulto. Poi fate come volete, tanto io sono fuori.
Dicevo. Sotto quei gazebo si sono affacciate moltitudini di persone, anche ignare dei nomi dei candidati in pista. Taluni lo hanno fatto sfacciatamente, altri di nascosto, per non creare imbarazzo. Detto ciò, oggi nel PD hanno tutti scoperto il diavolo. O meglio, il diavolo ha detto chiaro e tondo, pubblicamente, di voler votare i candidati renziani doc. L’errore del diavolo? Quello di uscire allo scoperto, di dichiararsi apertamente. Certo, è per alzare il prezzo politico. Ma forse avrebbe fatto meglio anche stavolta a mettere la crocetta e a stare zitto, incassando politicamente, magari in separata sede. Ma detto ciò, mi dite perché, nel gran pout pourri delle primarie non possa starci bene anche il demonio? Perché negare a belzebù il diritto di accedere ai gazebo? Costui avrebbe ragione a dire: perché io no? Che cos’è, ingratitudine? Ecco, la mia è diventata una specie di crociata. Levo alta la spada per questo povero satanasso (come direbbe Tex Willer) che, visto l’andazzo, visto lo scompiglio delle primarie ‘aperte’, vista la fiducia espressa al governo, vista l’antica amicizia, ha tutto il diritto, credo, di dare e dichiarare il proprio voto anche alle primarie del PD-centrosinistra (come ha sempre fatto, d’altronde). Tanto il partito è un marchio e il nome un’etichetta: volevate il marketing, perché la politica non è trendy, è finita, è uno spreco? E allora beccatevi adesso le conseguenze.
(Lo dico anche per la trasparenza. Sapere chi vota alle primarie è una garanzia in più, ed è molto meglio che fare tutto di soppiatto, come si è preteso sinora. D’altronde si chiama partito democratico. E democrazia non è proprio sinonimo di ‘trasparenza’?)