di Luigi Altea – 6 marzo 2019
Adesso che ha perso, a me dispiacerebbe sinceramente se Roberto Giacchetti decidesse di togliere il disturbo, e di uscire dal PD.
Sono convinto che sarebbe meglio che restasse, magari con un sigaro in bocca, come un Clint Eastwood, pronto a battersi, per qualche dollaro in più.
Per non disturbare i non fumatori, potrebbe sedersi un po’ in disparte, vicino a una canna.
Ci sarà pure al Nazareno, una canna fumaria.
Non bisogna scoraggiarsi per aver mancato il risultato al primo tentativo.
Tanti grandi uomini politici sono stati eletti solo alla seconda, alla terza o addirittura alla quarta prova.
Anche per François Mitterrand il primo tentativo fu un fiasco.
Bernie Sanders ci riprova per la seconda volta, pur avendo già compiuto settantasette anni, senza per questo sentirsi un fuori corso.
Giacchetti, che di anni ne ha venti di meno, avrà ancora tante altre occasioni per rifarsi.
Sono sicuro che si rifarà.
Eccome se si rifarà!
Il PD ha bisogno di valorizzare le diversità esistenti al suo interno, evitando che i suoi dirigenti sembrino tutti uguali.
Roberto Giacchetti, senza alcun dubbio, riuscirà a distinguersi molto presto.
Pur d’impedire il rientro nel partito dei fuoriusciti, inizierà subito uno sciopero della fame.
Quando i suoi colleghi, nella pausa pranzo, andranno a mangiare, Giacchetti durante la pausa digiuno andrà a fumare.
E quando, al termine della pausa pranzo, i suoi compagni ricominceranno a lavorare, Giacchetti, finita la pausa digiuno, ricomincerà a mangiare.
Se gli avranno lasciato qualcosa.
Altrimenti, popcorn.