Fonte: IlSudEst,it
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di MARIANNA STURBA – 18 agosto 2017
La scuola nei tempi della fretta
Viviamo in una società fagocitante e bulimica che ci sta crescendo insoddisfatti e frenetici; a questo il governo risponde accorciando i tempi di apprendimento.
Non è però una iniziativa di oggi, è una sperimentazione esistente, introdotta dal ministro Profumo e attuata dal ministro Carrozza, continuata poi dalla Giannini e ora dall’ attuale ministro Fedeli.
Tempi d’apprendimento sempre più brevi: questo l’obiettivo.
Nuovamente nella scuola si impongono Tagli. Un anno in meno per i diplomi è innanzitutto un risparmio economico per lo stato e l’avvio ad un apprendimento sempre più di Concetti e meno di esperienze. Ridurre i saperi e aumentare le “competenze”! Questo fa pensare che l’obiettivo sia creare manodopera con diversi livelli di specializzazione, disponibile a lavorare alle condizioni dettate dal mercato, senza spirito critico; manodopera non in grado di produrre pensiero critico sull’esistente, cittadini in difficoltà di fronte ad ogni cambiamento peggiorativo delle loro condizioni di vita e lavoro, espropriati delle possibilità di autodifesa e autocoscienza. Produrre cittadini sufficientemente istruiti e specializzati, ma non abituati a pensare in modo critico. Non vogliamo però pensare così male, allora diciamo che quanto appena enunciato, non è negli obiettivi del Ministro ma lo sarà sicuramente nella voce “risultati non attesi”.
Imparare è sempre questione di Tempo. L’apprendimento passa per forza attraverso due fasi: assimilazione e accomodamento. Nella prima fase l’alunno acquisisce la nozione ma è nella seconda che riesce a metterla a sistema costruendo una rete funzionale alla comprensione così da unire ed integrare tutte le conoscenze acquisite; per fare questo occorrono tempo e occasioni didatticamente orientate a questo obiettivo. È la scuola che deve dare le opportunità formative, il luogo dell’ apprendimento e non le nozioni rese sempre più snelle e veloci. La scuola deve essere Slow…non Fast.
Il Tempo insegna già da sè, la maturità è un percorso non un obiettivo da raggiungere il prima possibile.
Con questi provvedimenti stiamo dicendo ai nostri giovani di “sbrigarsi”; in una società dove il tempo ha spaccato il secondo per inserire più attività possibili, in cui la velocità la fa da padrona, dire ai nostri giovani di sbrigarsi a crescere e maturare equivale a confermare la loro voracità e bulimia di vita.
Qualcuno parla della scuola italiana come di un sistema ripetitivo che fa perdere tempo, bisogna riconoscere che a questa obiezione, in parte lecita, si è risposto con la scelta di snellire i programmi svuotandoli in termini di quantità di nozioni da offrire, in teoria per evitare la ridondanza di nozioni didattiche che creerebbero assuefazione e saturazione. Ciò che ereditiamo da queste scelte è l’ impoverimento dei programmi della scuola primaria, soprattutto in discipline quale storia e geografia, e di fatto non è migliorata la percezione degli apprendimenti offerti dalla scuola. Di diversa natura dovrebbe essere la riforma dei programmi, che resta secondaria rispetto alla riforma e aggiornamento delle metodologie didattiche, da rivedere e modernizzare, piuttosto che incaponirsi preoccupandosi principalmente di snellire i programmi. Mirare alla Metaconoscenza (riflessione su ciò che si sa e si sa fare) cioè alla capacità di ragionare sul proprio ragionamento e di rivedere la propria comprensione, al fine di rendere possibile la ristrutturazione sia del proprio pensiero che del proprio agito. Questo è un obiettivo da perseguire, insieme all’ autocritica, alla generalizzazione della competenza e alla capacità di analizzare il proprio Scripts cioè le proprie sequenze spazio – temporali di azioni concatenate e concettualizzate che rappresentano il modo di rappresentare la conoscenza procedurale (se la si sa rappresentare la si sa anche gestire).
Il modello proposto di diploma quadriennale aumenta le ore di frequenza scolastica degli alunni sottovalutando il rischio di saturazione insito nel processo di apprendimento. Esporre per molte ore il giovane a materiale da, ascoltare, selezionare e scegliere, porta irrefrenabilmente a quello che gli esperti chiamano saturazione, cioè il livello massimo di acquisizione proficua per quel giorno. Ristringere i tempi in numero di anni, aumentando l’esposizione al sapere, non migliora la qualità dell’istruzione.
Il messaggio che la Ministra veicola è pericoloso, rinforza un meccanismo di scarsa riflessione che nella scuola invece si cerca di combattere rieducando l’attuale generazione a vivere il momento in pienezza maturando la capacità di godere della vita… senza la fretta di accorciare le tappe. Ora, con questa proposta, andiamo a dire invece che non si può perdere tempo e che tutto può essere ristretto e reso più veloce.
No Fast! La nostra scuola ha i tempi giusti: rispettiamoli!