Presidente, spunta l’arbitro-giocatore: Chiamparino

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti – 27 gennaio 2015

L’arbitro-giocatore

Dice “La Stampa” che Lotti avrebbe proposto a Verdini, a pranzo, il nome di Chiamparino. “Repubblica”, riferendosi alla medesima circostanza, non riferisce di nomi ma racconta che il PD vorrebbe candidare un ‘arbitro’. L’arbitro Chiamparino, insomma. Immaginereste un uomo al di sopra delle parti, un garante, un terzista. E invece, con tutto il rispetto, Chiamparino è renziano sino al midollo. Sarebbe, per il premier, come mettere un proprio uomo di fiducia sul Colle più alto. Perché Berlusconi dovrebbe ‘fidarsi’? Sarebbe davvero questo il “nome di garanzia” che vogliono ad Arcore? E quale sarebbe la garanzia? Sempre La Stampa si chiede: “Chiamparino garantisce il Cav sulla grazia?”. Bella domanda, che certo scopre un altarino, e comunque indica maliziosamente il senso profondo della proposta lottiana.

D’altronde, perché ci sarebbe tutto questo fermento attorno alla candidatura del Presidente della Repubblica, se si trattasse davvero e soltanto di eleggere un ‘garante’ o un arbitro? Il Presidenzialismo di fatto che si sta affermando, e che riflette modifiche profonde della nostra costituzione materiale, nei rapporti di potere, negli equilibri sociali, nelle gerarchie delle lobby, non lascia affatto immaginare che sia così facile svolgere una funzione di equilibrio istituzionale. Nemmeno fa pensare che Renzi e Berlusconi stiano davvero cercando un arbitro. Il Capo dello Stato, nelle sue funzioni e nel suo ruolo, segnala sempre più lo spostamento dei rapporti di forza nel Paese, è una cartina al tornasole che annuncia un’evoluzione sociale, politica e istituzionale. Non siamo più la Repubblica Parlamentare di un tempo, dove le istituzioni e i partiti reggevano un’architettura rappresentativa forte ed estesa. Oggi il vento di destra spinge per una ‘verticalizzazione’ del potere, per lo spostamento delle decisioni in ambiti sempre più ristretti, esclusivi, oligarchici di cui il Patto del Nazareno è schiettissima e sfacciata testimonianza. Quasi una cifra autentica dell’epoca.

Il nuovo Presidente, così, nelle menti del duo, dovrà farsi carico delle novità intercorse, essere uomo di questi tempi, garantire che i nuovi equilibri possano esprimersi. Renzi e Berlusconi pensano a uno così, a uno che sappia tessere lo stesso filo di Napolitano, riflettere il nuovo clima ultramaggioritario, sappia essere un sostegno per l’uomo solo al comando. Un monarca costituzionale che potenzi l’impatto delle decisioni politiche, più che esaltare la rappresentanza popolare. Uno che ritenga il leader più rilevante delle forme di mediazione di cui la Repubblica è intessuta. Uno che ritenga il tempo (delle decisioni, delle scelte, dei processi) più importante dello spazio (del confronto, della democrazia, dei partiti, dove le decisioni si decantano il giusto e cercano rappresentanza prima di essere assunte). La nuova costituzione materiale del Paese è sempre più oligarchica come la società che la esprime. Le istituzioni sono svettanti, piuttosto che lateralmente disposte all’ascolto. Le decisioni bussano alle porte ancor prima che si sedimentino nella giusta misura nelle coscienze degli italiani. Un Presidente della gente più che del popolo, un supporto per chi governa, più che un ‘tecnico’ o un arbitro. Il clima è questo, insomma.

PS Io ho già auspicato che la minoranza del PD proponga a Renzi il candidato Prodi, per i motivi che spiego in un altro post (101 e altro). Oggi, stante il ragionamento che ho fatto qui sopra, offro una subordinata: se proprio non vogliamo il Presidente-Monarca specchio dei tempi oligarchici, candidiamo un altro e spieghiamone pubblicamente le ragioni, uno che sia un’alternativa alla scelta del Patto, un alternativa di metodo e di sostanza, ossia Pierluigi Bersani. Sarebbe un modo per distinguersi, per non apparire codisti, per contrastare l’idea che il Patto possa scegliere il ‘suo’ Presidente, dichiarandolo pubblicamente, davanti al Paese, senza franchi tiratori, cogliendo l’occasione della elezione presidenziale. Sarebbe un messaggio al popolo italiano, una voce discorde, un discanto nel peana renziano-berlusconiano. È blasfemia proporre una cosa così? Si deve essere allineati e coperti sempre, anche quando non sarebbe il caso, anche quando si tratta di fare una battaglia nel Paese come questa? Di questo valore per il senso profondo della nostra democrazia rappresentativa? Ditemelo voi.

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