Presidente Repubblica: Berlusconi, Renzi e la conseguenza logica

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti – 22 dicembre 2014

La conseguenza logica

Oggi, su Repubblica, Berlusconi esprime con una certa schiettezza e con limpido rigore logico la sua posizione sull’elezione del nuovo Capo dello Stato. Dopo aver detto che il nuovo Presidente dovrà essere una persona equilibrata, seria, competente, un “garante per tutti i cittadini” e aver affermato che andrebbe bene anche di area PD, purché sappia rispettare il suo ruolo di garanzia, l’ex Cavaliere fa quest’altra affermazione: “Sono sicuro che dobbiamo concorrere all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Del resto è una logica conseguenza”. “Di cosa?” chiede l’intervistatore. “Del fatto che noi stiamo partecipando all’approvazione delle riforme”, ossia siamo sottoscrittori del Patto del Nazareno. Affermazione intrigante, che spinge lo stesso intervistatore a chiedere a Berlusconi se l’elezione del Capo dello Stato sia esplicitamente contenuta nel Patto del Nazareno [ossia sia scritto nel Patto stesso]. Ma l’uomo di Arcore dice di no, “non ne fa parte” [nel senso che non vi è una scrittura materiale], ma “votando assieme la nuova Costituzione, si può votare assieme anche il Quirinale”. “Se, allora”: ecco lo schema. Può anche non essere stilato esplicitamente, ma vi è un prolungamento logico, “una logica conseguenza” di atti, gesti, parole, implicazioni, collaborazioni sul tema non da poco della Costituzione, che porta diritto dal Patto al Fatto, dal testo scritto (o non scritto, ma sottoscritto anche solo deduttivamente) al corollario di pensieri, implicazioni, deduzioni legate all’elezione del vertice sommo delle istituzioni repubblicane. Per non dire del vespaio di chiacchiere, confabulazioni, pacche sulle spalle, ammiccamenti tra i vari comprimari del Patto stesso, che già conduce, in modo empirico, non solo logico, all’idea che sì, approviamo l’Italicum, facciamo la nuova Costituzione e poi si vedrà: si sa che da cosa nasce cosa.

Resta un dubbio sulle garanzie. Decenni fa, probabilmente Berlusconi scelse Craxi con lo stesso ragionamento. Sarà pure di sinistra, avrà forse pensato, però io cerco un garante. Ecco. Sarebbe bello che le ‘garanzie’ tanto invocate riguardassero soltanto il bene comune, quello del Paese, e la necessità che la dialettica politica torni ad assumere forme e stili più consoni, e anche più trasparenti e collettivi. Queste sono le ovvie e fondate garanzie pubbliche che chiediamo tutti al nuovo Capo dello Stato, chiunque sarà. Non altre. Non garanzie personali o di settore. Oggi c’è un nodo, anzi un groviglio da sciogliere, ed è quel complesso di relazioni e di accordi che va sotto il nome di Patto del Nazareno, che sembra riguardare solo 3 o 4 potenti in tutto (i confabulatori-sottoscrittori) e non i cittadini nel loro complesso. Questo nodo deve essere sciolto al più presto. Perciò chiedo a quel che resta della sinistra di provare a districare il groviglio che indica cattivi presagi per il cammino futuro di questo Paese. A gettare luce su taluni angoli bui della politica italiana. A riaffermare il senso di una dimensione collettiva dove oggi sembra imperare l’occhiolino e la pacca sulle spalle. Servirebbe una spiccata determinazione in questo senso. E sarebbe già un bel segnale per tanti.

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2 commenti

Filippo Crescentini 22 Dicembre 2014 - 18:54

Come giudica, Morganti, le cose che, sull’argomento, ha detto ieri Bersani, intervistato dalla Annunziata a “In 1/2 ora”?

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Alfredo Morganti 24 Dicembre 2014 - 10:58

Filippo Crescentini mi chiede di commentare l’intervista di Bersani alla Annunziata. Buona intervista direi, attenta alla necessità di offrire alla politica dosi di ragionamento, di sobrietà argomentativo, di riflessione approfondita. Sono d’accordo con varie cose. 1) Con l’esigenza di eleggere un Presidente di garanzia già al primo turno, perché vorrebbe dire passare dal regime ‘pattista’ (che vorrebbe arrivare alla quarta votazione, puntando sull’accordo Renzi Berlusconi), a un dibattito vero, pubblico, ampio, dove si invidua un candidato che sia il più possibile di larga rappresentanza. 2) Il Presidente della Repubblica deve essere dotato di autonomia e di forza per affrontare una fase di crisi ancora lunga. 3) L’idea di eleggere 100 capilista bloccati (sino a coprire il 50% del corpo parlamentare), se sommata all’ultra maggioritario (premio di lista al 55%), potrebbe produrre mostri, ad esempio consentendo di eleggere un Capo dello Stato senza nemmeno un confronto vero, collettivo, ma a colpi e di maggioranza (che non sarebbe nello spirito della Costituzione di una democrazia rappresentativa e non presidenziale come la nostra). 4) Bella pure l’immagine dell’auto di formula uno che non scarica potenza a terra: come dire che la politica, ridotta a comunicazione e a riformismo astratto, non porta da nessuna parte, ma tende a esaurirsi in vaghi (e pericolosi) giochi di potere. Di qui il riferimento alle periferie sociali e culturali: sono quelle il vero referente dell’azione politica, non il narcisismo di certa politica ridotta a comunicazione, come accade sempre più spesso anche a sinistra.

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