Fonte: Il Fatto Quotidiano
Prepararsi alla guerra tecnologica del 2030. Cioè a un’altra disfatta. L’Ue gioca con soldi fantasma. Mentre Trump cerca di comprarsi Kiev, l’Europa isolata è la migliore preda di Washington e Mosca. E la Nato scricchiola: è di nuovo tutto pronto per la sconfitta
di Fabio Mini– C’è della logica nelle manovre americane sull’Ucraina: Trump se la sta comprando a pezzi a costo zero o a prezzi di saldo. La storia che gli Stati Uniti devono recuperare i soldi che Biden ha dato all’Ucraina è una battuta istrionica, ma niente di più. Finora gli Stati Uniti come gli altri paesi europei hanno ceduto a prezzi maggiorati degli equipaggiamenti militari, informazioni e tecnologie che hanno avvantaggiato i sistemi d’intelligence e industriali dei generosi donatori. Sistemi radiati dal servizio, vecchi oppure inutilizzabili in qualsiasi teatro di guerra e comunque inutili dal punto di vista della deterrenza. La cessione di armamenti più recenti è stata centellinata dagli Stati Uniti e negata dagli altri europei che si sarebbero privati dell’essenza della loro deterrenza e di quella Nato. Trump sa benissimo che la rottamazione dei sistemi statunitensi obsoleti avrebbe comportato costi elevati, che l’allungamento della loro vita tecnica e operativa avrebbe rallentato la produzione di nuovi e più costosi materiali. Sa anche quanti miliardi di quelle centinaia destinate alla guerra in Ucraina sono finiti nelle tasche americane non tanto e non solo degli industriali, e in quelle ucraine degli intermediari, degli oligarchi, dei mercanti e dei politici con relative famiglie allargate.
Più seria è la storia dell’acquisizione delle risorse ucraine che falsamente viene presentata come negoziato di tregua. Trump e il suo team di improbabili diplomatici approfittano della pressione militare russa per comprarsi il governo ucraino attuale e quelli futuri, le centrali nucleari, le materie prime, le risorse minerarie, quelle agricole e forestali, i porti, le fabbriche di armi. Potrebbe essere un tentativo di fare dell’Ucraina il 53° Stato dell’Unione, dopo Canada e Groenlandia, ma anche senza anticipare questo progetto, l’acquisto dell’Ucraina è garantito. Cosa rimane infatti ad uno Stato senza risorse proprie, senza sovranità, senza popolazione e governato da burocrati e pretoriani al servizio degli Stati Uniti? Nulla o forse quel “poco” che possa soddisfare la vanità e la voracità degli oligarchi e profittatori di guerra.
La Russia è cosciente di queste mire e può anche contribuire a realizzarle, ma si rende conto di essere a un bivio: le conviene di più diventare il nemico perfetto o il partner altrettanto perfetto? La sua potenza nucleare la qualifica come elemento di equilibrio strategico a garanzia che lo scontro diretto non riguarderà né Russia né Stati Uniti. Per il resto, la Russia potrà scegliere tra armarsi quel tanto che basta per poter essere considerata un pericolo imminente per l’Europa, a vantaggio esclusivo di chi si vuole riarmare ad ogni costo, o diventare il miglior partner degli Stati Uniti nella partita contro l’Europa e contro la Cina. Nel primo caso la Russia dovrebbe sigillare i propri confini (ridefiniti con gli accordi Usa) dalla Finlandia al Caucaso; da parte sua, l’Europa sostenuta da Nato e Usa, con il nemico russo alle porte, grazie alla lungimirante politica dell’Unione, dovrà riarmarsi comprando armi inglesi e americane. Sarà costretta a comprare tutto il resto dall’Ucraina e dagli Stati Uniti a prezzi maggiorati e dazi americani, e a svenarsi socialmente, politicamente ed economicamente per presidiare un confine perennemente armato o una fascia di sicurezza intermedia in costante pericolo di crisi. Nel secondo caso la Russia dovrebbe usare la presenza Usa in Ucraina per assumere il controllo energetico e commerciale dell’Europa e schierarsi con gli Usa contro la Cina. L’Europa, isolata dall’alleanza di scopo tra Usa e Russia, diventerebbe la migliore preda per entrambi. Nel frattempo la Nato scricchiola e gli americani stanno pensando di mollarla del tutto dandone il comando ad un europeo.
La coalizione dei volenterosi europei è già in conflitto con la Nato mentre l’Unione europea, che non ha alcuna veste istituzionale per difendersi da nessuno, sta giocando con i soldi che non esistono per illudere i pochi che ancora la ritengono il possibile nucleo di una entità statale federata. Paradossalmente mentre si discute di armi non si parla degli uomini che la guerra dovrebbero combatterla. Anzi si assiste ad una corsa alla mistificazione paradossale: si dice che l’Europa non ha un esercito e ne abbiamo 27; si dice che i 27 non servono a niente, e ne vogliamo fare uno a tre o cinque; che gli europei hanno il diritto/dovere di prepararsi alla guerra ma gli europei sono mollicci, pacifisti e codardi. Non si dice che 50 anni di preparazione nazionale alle guerre postnapoleoniche hanno portato la Francia alla disfatta, 50 anni di preparazione nazionale tedesca hanno portato la Germania alla sconfitta della prima guerra mondiale e i 50 di preparazione nazionale alla guerra hanno portato Germania e Italia alla rovina della seconda guerra mondiale. Altri 50 anni di preparazione alla guerra hanno segnato la guerra fredda e la realizzazione di un’Europa che oggi si ritiene debole, molle e codarda perché non vuole sottostare al ricatto dei profittatori di guerra.
In tutti questi periodi di corsa agli armamenti e di preparazione alla guerra si è finiti per mandare a combattere giovani e vecchi impreparati ma di certo non emersi da una cultura della pace, come vogliono far credere certi filosofi di oggi. Anzi in quei periodi la preparazione alla guerra è stata ricercata soprattutto con il fanatismo e l’ultra-nazionalismo. Fior d’intellettuali e filosofi andarono in guerra come a una festa dell’anima e morirono, i più fortunati, perché chi sopravvisse dovette vivere con il rimorso per i milioni di giovani e vecchi morti in battaglia. Chi dice che i giovani di oggi avrebbero bisogno di più cultura della guerra e delle armi è irretito dal fascino del mito ma frequenta molto le accademie e poco i giovani e i vecchi. Non si è mai visto un aumento della violenza irrazionale e caotica proprio tra i più giovani e gli ultraottantenni di oggi. Iracondia, rabbia, bullismo e razzismo sono presenti in ogni evento da quelli politici a quelli sportivi e sociali. Le compagnie di mercenari respingono le domande di giovani che si dicono pronti ad uccidere perché sanno farlo bene… nei videogiochi. Escludono quelli troppo fanatici perché pericolosi. Ai militari che si arruolano volontari si deve insegnare a controllare i sentimenti e a rispettare le leggi e l’etica della guerra, cosa che non avviene per quei volontari che partono per la guerra o il terrorismo. Anche i ruoli si sono invertiti: la donna un tempo simbolo di maternità e quindi pace da tempo ha assunto il ruolo della virago ispiratrice della guerra. Già nel 1982 le giovani inglesine salutavano i soldati in partenza per le Falkland mostrando i seni eburnei: ecco per cosa vai a combattere! Dicevano.
Oggi le walkirie dell’Unione incitano soldati e Stati interi alla guerra e non mostrano più le pallide tette, per fortuna. Un tempo i comici e le ballerine erano mandati al fronte per far ridere i combattenti, dar loro un momento di svago da una realtà tragica. Alcuni comici di oggi sanno far sorridere affrontando con intelligenza i temi politici, altri vogliono far ridere denigrando chi combatte e scambiano il fronte per il retro. La comica Littizzetto, che un tempo faceva ridere parlando pudicamente di Jolanda e Walter nascosti nelle mutande di lei e di lui, adesso dice che il nostro esercito quando combatte “fa cagarissimo”. È satira, ovviamente, e il comico fa satira proprio esagerando e offendendo. Poco importa se la satira scopre chi veramente fa cagare chi l’ascolta e se l’ingiuria usata per far ridere gli stitici di mente e di corpo colpisce chi è morto combattendo. Una pace troppo lunga ci ha rammolliti, predica il filosofo. Beh, se c’è stata pace non l’abbiamo vista, eravamo troppo occupati a preparare la guerra. Dobbiamo addestrare gli uomini, giovani e vecchi, alla guerra del 2030, riconvertire le industrie, produrre munizioni predica il generale, perché non sarà la stessa che oggi gli eserciti più forti del mondo non riescono a concludere senza sacrificare centinaia di migliaia di vite umane. Sarà una guerra tecnologica, a distanza, difensiva, senza soldati. E allora vanno bene anche i rammolliti. Ma sarà una guerra senza eroi.