Fonte: facebook Fausto Anderlini
Diario del Koala. 1. Dal protagonismo alla clientela
di Fausto Anderlini – 8 settembre 2015
Ci sono difficoltà. L’altro giorno incontro un amico, e la storia vale per molti altri. Si professa ‘non renziano’ ma non si sente di sottoscrivere per la ‘coalizione’ perchè, mi dice, orientato a una visione ‘costruttiva’ della politica. Se proprio vuoi ‘costruire’ – gli suggerisco – lascia stare la politica e metti su un’impresa edile. L’invito è quasi calzante, infatti partecipa a un’impresa sociale che ha a che fare col pubblico. Credo si occupi di qualche servizio scolastico esternalizzato dall’amministrazione. Come è ormai regola. E siccome ci lavorano diverse persone, va da sè che non è il caso di prendere rischi con posizioni che potrebbero essere malviste dalla giunta in carica. Lo capisco, chi non farebbe così nei suoi panni. In giro di gente così ce n’è un sacco. Persone scisse fra identità e interesse, cui il marranismo meroliano, con un volto umano e ora, all’occorrenza, anche di sinistra, offre un ripiego ‘costruttivo’. Almeno una ‘copertina’. Con ovvio ritorno elettorale. Ciò che vale per le piccole cooperative sociali, vale per tutta una fattispecie di ‘organizzazioni deboli’: culturali, benefiche, di volontariato ecc. Dove ci sono nobili scopi e interessi da far quadrare (tanto più nelle ristrettezze attuali). Fino al mio amico Morgantini, il cui impegno è peraltro tracimato oltre la fase eroica dell’antica militanza sindacale orientata all’integrazione delle nuove leve etniche di classe operaia per approdare a una sorta di ‘caritas laica’ circondata da un affetto umanitario (e mediatico) vasto e largamente trasversale. Non v’è dubbio: le buone cause per prosperare hanno bisogno, oltre una certa soglia, di levarsi super partes. Dismettendo la veste antagonista che indossavano all’inizio. E’ la fase della ‘turrificazione’.
Devo dire che questi comportamenti son comprensibili. E per questo non cesserò di coltivare rispetto e amicizia. Tuttavia Chiamerei a osservare certi aspetti d’insieme. C’è una mutazione rispetto al passato. Siamo passati dall’appartenenza allo scambio e all’interesse. Il sistema di potere si riproduce su un vasto spettro. E’ ubiquo, secondo convenienza. Le sue vere affinità ideologiche si sono spostate dai vecchi referenti sociali incastonati nel blocco politico culturale al sistema dei poteri che ‘contano’, cui si è pronti a dispensare favori d’ogni tipo. Le realtà associative, in questo contesto, rischiano di perdere nerbo, trasformandosi in sorta di innocue ‘pro loco’, perdendo vigore nelle ragioni originarie. Senza più un progetto che le metta al centro della dinamica sociale e politica. Non più protagonisti, ma piccoli clientes. C’è da capire. E da meditare.