Posti al teatro e nelle istituzioni

per Gabriella
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=1839

di Lucia Del Grosso  6 marzo 2016

Leggo su uno di quei giornali che ancora vendono qualche copia (e da questo indizio si capisce subito che non è L’Unità, ma non importa, tanto l’informazione in Italia è piatta come un pavimento) che alla manifestazione di ieri al Quirino per la presentazione del programma di Fassina c’erano posti vuoti. 

Siamo d’accordo che c’è sempre chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto, ma questa volta mi pare che l’osservatore si sia scolato tutto il vino nel bicchiere con conseguente annebbiamento della vista.

In realtà le foto mostrano un teatro tutto occupato, ma tanto in Italia l’aderenza ai fatti è un optional che nessuno fa installare perché non ne capisce l’utilità.

Può anche darsi che il rilevatore di posti vuoti alle manifestazioni (nuova carica politica, ci dobbiamo abituare a questi ruoli nell’era delpostpartito) sia affetto da ipersensibilità all’occupazione di poltrone, perciò, anche se vede un posto lasciato libero da un prostatico al quale natura premit, subito dà l’allarme e lamenta che Fassina “non sfonda”. Invece, secondo non si sa se l’articolista o il depresso da poltrone non occupate, Bray sfonderebbe. Oppure, perché no, si resta in attesa del risultato delle primarie del PD. Quelle a cui partecipano pure le truppe verdiniane, per intenderci.

Eccolo qua, nascosto dietro le poltrone libere o occupate del teatro, rispunta il suggerimento della stampa padronale di assembrarci tutti insieme appassionatamente nel partito della nazione, da Verdini a Sinistra Italiana. E sottolineo “stampa padronale” perché io sono all’antica, per me non esiste il cittadino indistinto interessato al buon governo, per me esistono il cittadino delle classi dominanti e il cittadino delle classi dominate, almeno fino a quando qualcuno non mi convincerà che io ho lo stesso potere e le stesse disponibilità economiche di Marchionne.

Ma si sa, “lor signori” si insinuano sempre nelle contraddizioni della sinistra, e qui, dobbiamo essere onesti, qualche contraddizione c’è.

C’è una parte di SEL, affetta da strabismo, che con un occhio guarda ai centri sociali, agli immigrati, alla pace, a tutti i disagi, e con un altro ai posti di governo.

Ma in politica lo strabismo non è un difetto estetico, è una iattura. Rende incerti e ondivaghi i percorsi e non crea nemmeno consenso, perché chi non si riconosce nel partito egemone di una coalizione non si riconoscerà nemmeno nelle formazioni gregarie. Mentre invece c’è un popolo astensionista che chiede rappresentanza, ma diffida delle foglie di fico sulle vergogne del PD, radicali nella retorica, ma irrilevanti nelle scelte di governo.

Io non sono tra quelli che pensano che questa debolezza derivi da banale poltronismo opportunista.

(Fuori dai denti: c’è una questione di ceto politico che si oppone alla messa in discussione delle sue certezze anche esistenziali: chi ha fatto per tutta la vita l’amministratore come riconverte il suo futuro? E “andate a lavorare” non è una risposta politica: è quello il loro lavoro, il professionismo politico. Che non è una depravazione: Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer erano professionisti della politica).

Ma la ragione più di fondo del governismo di parte di SEL risiede nel deserto politico che ha alle spalle. Se un amministratore SEL si volta vede dietro di sé uno spazio oscillante tra radicalismo della società civile e istituzionalismo senza però luoghi strutturati di elaborazione unitaria; in una realtà locale si gioca con i centri sociali, in un’altra si fa da zerbino nelle giunte PD. In poche parole: la solitudine di gruppi di amministratori senza un faro fuori dalle giunte in cui siedono. E’ la disperazione politica quella che li tiene aggrappati all’illusione che con il loro contributo l’asse delle giunte PD si sposti a sinistra, più che l’interesse per le poltrone.

Ma siccome questa illusione non durerà ancora per molto e uno alla volta gli amministratori SELsi ritroveranno ad essere buttati fuori per far posto a formazioni di centrodestra più o meno mascherate è necessario una scatto di orgoglio e di incominciare la navigazione in mare aperto, rompendo gli ormeggi, per ricominciare a tessere quel costrutto politico che non c’è.

Coraggio, compagni di SEL, qualcuno direbbe: “Non avete da perdere che le vostre catene”

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