Populismi e quisquilie

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 25 ottobre 2016

Se andate a pagina 6 del Corriere della Sera di oggi vi troverete dinanzi a uno strano caso di schizofrenia editoriale. In alto c’è la consueta ‘Nota’ di Massimo Franco, sotto invece il solito retroscena giornalistico renziano. Franco tratteggia tutti i rischi per il governo a seguito delle critiche della Commissione Europea alla manovra di bilancio. I rilievi del giornalista sono seri e articolati. “L’Europa – scrive – è diventata, da interlocutrice privilegiata, avversaria dell’Italia”. Nella direzione intrapresa da Renzi, il nostro Paese “emergerà delegittimato”, tra quelli non sotto osservazione ma “in bilico” o nella lista delle “nazioni inadempienti”. E tutto ciò, dice Franco, per “l’obiettivo di calamitare qualche voto euroscettico di centrodestra”, usando a “fini interni le tensioni con l’UE”. “L’impressione – aggiunge – è che nel governo stia prevalendo una linea di rottura” con l’Europa. E c’è il timore che “anche Palazzo Chigi si stia inserendo nel filone populista” quasi quanto Grillo e Salvini. Disorientando l’elettorato. E sarebbe davvero curioso e “paradossale se l’UE pensasse che perfino una vittoria del sì sarà destabilizzante”.

A questo analisi preoccupata sull’eventualità che il governo faccia spallucce ai richiami europei, il ‘retroscena’di Marco Galluzzo, poco sotto, dipinge invece un quadro che pare il rovescio completo delle preoccupazioni di Massimo Franco. Il pezzo riporta le parole di Renzi ‘ai suoi’ (“Stiamo parlando del nulla, di uno zero virgola […] sarebbero dei pazzi [quelli della UE] se la bocciassero [la manovra]”) e tende a sdrammatizzare la vicenda dalla prima all’ultima riga. La lettera sarà spedita a tutti, non è affatto l’anticamera di una bocciatura, “non è mai accaduto che Bruxelles abbia bocciato un bilancio nazionale”, oggi “il Paese è percepito come un pilastro di stabilità”, i rilievi contabili sono secondari rispetto a precise scelte politiche, “le contromosse del governo […] sono già state studiate”, e via discorrendo. Tutto sotto controllo, il cipiglio del Capo è intatto, siamo in una botte di ferro, dice il retroscena. I rilievi di Massimo Franco appena sopra? Sembra che non abbiano motivo di esistere, anzi. Va tutto a gonfie vele, come ripete in altra pagina anche Gianni Pittella: “la classica tempesta in un bicchier d’acqua”. Insomma alla UE drammatizzerebbero il nulla. Quisquilie, direbbe Totò.

Come la mettiamo? Si può dire tutto e il contrario di tutto nella stessa pagina di giornale, con toni e sfumature del tutto alternativi? Sono fondati i rischi esposti da Franco o tutto va bene Madama la Marchesa? Oppure sono i retroscena a offrire un’informazione che non informa, ad apparire più redazionali pubblicitari che altro, e mannaggia a me che ancora li leggo? Io credo che non sia solo in crisi l’identità politica, quella istituzionale, ovvero quella culturale dei raggruppamenti politici. È in crisi, è scomposta, è uno straccio anche l’identità editoriale, persino quella dei grandi giornali e forse tanto più. Se poi aggiungi questa maniera retroscenistica, da spottone, di scrivere articoli, di infarcirli di cose dette da qualcuno a qualcun altro, senza che nessuno dei due sia il giornalista, la misura è davvero colma. Uno (Massimo Franco) dice che il governo sta prendendo una china populista per ragioni elettorali e con prevedibili danni politici futuri. Un altro, Marco Galluzzo che fa da eco al governo, scrive nel retroscena che è solo una questione di zero virgola e che l’UE sta esagerando. Ma se continua così, lo zero virgola riguarderà soprattutto i risultati elettorali del PD di Renzi che la UE: tanti zero virgola percentuali in fila, appunto, come i numeri del governo in questi tre anni di chiacchiere e distintivo.

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