Popolo e Comune

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti,

di Alfredo Morganti, – 30 ottobre 2015

Mi aspetto adesso un’altra riforma, quella della legge per l’elezione diretta del Sindaco. Detto per inciso, è una legge che non amo, perché carica su un uomo solo l’intero peso del governo locale, mettendo sostanzialmente in un canto il consiglio comunale, ossia l’organo della rappresentanza, e i partiti, destinati a vivere e sopravvivere all’ombra del primo cittadino, perdendo di funzione (almeno che non la si riduca a portare l’acqua con le orecchie al leader di turno). Quale riforma mi aspetto? La coerente sostituzione del listino bloccato al posto delle attuali preferenze, dei nominati al posto degli eletti. Se così fosse, se i livelli di rappresentanza fossero azzerati del tutto (se il consiglio comunale si riducesse a una camera caritatis del Sindaco ben più di ora), tutto si semplificherebbe. I consiglieri sarebbero o adepti silenziosi di un Sindaco al massimo della popolarità, dominus in grado di decidere la loro ripresentazione in lista e il reingresso in consiglio comunale, oppure, nel caso di Sindaco in crisi, potrebbero svolgere il compito di fedeli esecutori delle direttive di partito locali, tramutandosi in minacciosa massa di manovra contro il primo cittadino. In entrambi i casi tutto sarebbe più facile. Tanto la parola ‘rappresentanza’ ormai fa un tale schifo a tutti, che un’assemblea rappresentativa in meno non turberebbe i sonni di nessuno.

Certo, c’è una questione di diritto che lascerebbe alquanto perplessi. Perché la ‘popolazione’ è un elemento costitutivo del Comune (è scritto in tutti i manuali), da cui non si può prescindere. Senza il Popolo non c’è Comune. Senza rappresentarlo nei modi e nelle forme dovute, le basi dell’ente locale si indeboliscono. Mettendo la popolazione in un angolo, potrebbero cadere le basi stesse dell’istituzione comunale. E, di sicuro, un listino ‘bloccato’ andrebbe in questa direzione non-rappresentativa, verticalizzerebbe il potere locale più di ora, gettandolo in un’autoreferenzialità da stanzetta segreta, da patto locale, da accordo a quattr’occhi, che dovrebbe inquietare e preoccupare un po’ tutti. D’altra parte, a scapito di questo timore, mi pare che già oggi tutto tenda a decidersi in luoghi chiusi, asfittici, e non si peggiorerebbe più di tanto la situazione. A meno che quel popolo non dica ‘basta così’. Ma allora sarebbe davvero un altro paio di maniche.

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