Ponti che crollano e bonus elettorali

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 20 aprile 2017

Dinanzi a un ponte che crolla bisogna farsi delle domande, non solo indignarsi. Qualunque esse siano, si potrebbe rispondere con i numeri che oggi Antonio Polito fornisce in un editoriale del Corriere: 11 miliardi in meno di investimenti per strade e infrastrutture nel 2016 (governo Renzi); 40 miliardi in meno per bitume, barriere o segnaletica; 75% in meno di investimenti per viabilità e sicurezza sulle strade provinciali; lavori di manutenzione stradale dimezzati negli ultimi dieci anni, secondo quanto affermano i sindacati lombardi. Non ci vuole molto a capire le ragioni dei disastri, al di là delle inchieste effettuate incidente per incidente. I numeri parlano, e dicono che in Italia il vero ‘buco’ è nella cura che mettiamo verso le nostre infrastrutture. Come dire che le strade dissestate non sono soltanto effetto di una locale o circostanziata cattiva volontà politica, ma il frutto di una pessima volontà politica in generale, messa in atto alla scrittura dei bilanci, quando si ‘taglia’ laddove non si dovrebbe tagliare. Ci vuol poco a governare a colpi di regalìe, mettendo in croce chi dovrebbe occuparsi del nostro patrimonio infrastrutturale. Magari cancellando manutenzione per regalare bonus a qualche categoria sociale buona ‘elettoralmente’ o al primo che capita, secondo la logica del ‘passante’, come alle primarie del PD.

Polito in una cosa sbaglia, nel ritenere che comunque si debba ‘tagliare’ qualcosa per rifinanziare le manutenzioni. Sbaglia perché applica la stessa idea, trasferendola però in un altro settore (le municipalizzate, lui suggerisce). No. La logica deve essere ribaltata, non assecondata. Si debbono tagliare i bonus e le ragalìe elettorali, e si debbono invece fare investimenti pubblici: tutto qui, semplice. Sennò la logica resta la stessa del governo, che sposta risorse in bilancio solo per catturare consenso, solo per il tempo breve elettorale, tanto della manutenzione che non si fa, oggi, chi se ne accorge? E poi si può sempre gettare la colpa sui tecnici o sull’assessore ai lavori pubblici del comune Pinco Pallino di turno. E sbaglia Polito anche nella politica dei due tempi che lui suggerisce, quella per cui pensiamo intanto ad ‘aggiustare’ il Paese, prima di rifarlo. E no. Non esiste la politica delle ‘buche’ (primo tempo) e poi la politica della ricostruzione (secondo tempo). Non si ricostruisce un Paese senza una ‘visione’, senza battere la concezione che adesso è vincente (ossia il diluvio di spesa corrente a fini elettorali). Senza una prospettiva, senza una strategia, senza un piano che guardi lontano – il ‘vicino’, il ‘prossimo’ restano disagiati e sofferenti. Semplicemente crollano. Le ‘buche’ in strada e i ponti che vanno giù non sono un episodio a parte, sono il frutto di un’idea generale sbagliata. E se non si corregge questa idea, i bonus e le buche restano in bilancio e pure nella scostumatezza di chi ci governa, anche se qualche cittadino decidesse di tapparsele da sé, così, inevitabilmente alla carlona.

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