di Alfredo Morganti – 23 febbraio 2016
Enrico Rossi si è candidato alla Segreteria del PD. Lo confesso, la cosa mi lascia del tutto indifferente. Se non che, per giusta esigenza informativa, mi sono letto l’intervista rilasciata all’U**** di oggi, chiedendomi: Enrico Rossi è davvero alternativo a Renzi, e in che cosa? Curiosità quasi subito soddisfatta, là dove il Governatore toscano dice che “bisognerebbe sfidare Renzi e il governo ad essere fino in fondo conseguenti. Ad esempio sul jobs act”. Detto fatto. Compito dell’alternativa a Renzi sarebbe quello di incalzarlo, pressarlo, spingerlo ad andare sino in fondo, chiedergli di essere ‘renzianissimo’. E quindi condurre sino all’acme le politiche renziane: non meno jobs act, ma più jobs act, non altro ma lo stesso, più convintamente, più conseguentemente. Più renziani di Renzi, insomma, che torna a essere una ‘risorsa’ per il PD. Dice Rossi: “credo che Renzi abbia dato un importante impulso nella direzione del cambiamento”. Lui è quello che ci ha portato allo straordinario successo delle europee. Lui è il vincente. Adesso si tratta solo di continuare su quella strada, di portare a compimento la sua opera, di essere conseguenti, culminanti. Una ‘risorsa’ che deve essere solo ‘implementata’, come si dice oggi. Basta perciò essere renziani e antirenziani: siamo tutti renziani, anzi renzianissimi, perché ne vogliamo il compimento. Anzi, il trionfo. Più Renzi, non meno, questo dice Rossi, magari con un partito più ‘strutturato’, territoriale, come no. L’alternativa? Maddeché.
1 commento
Una volta si diceva come Tancredi “Se vogliamo che tutto
rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Oggi con il trasformismo renziano possiamo dire: “Se vogliamo che tutto peggiori a vantaggio delle lobby, cambiamo i giocatori”.
Non abbiamo più a che fare con dei gattopardi, ma con degli sciacalli.