Pisapia implode con Vasco Errani tra lo sconcerto del pubblico di Ravenna

per Gian Franco Ferraris
Fonte: Ravennanotizie.it
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A cura di P. G. C. su Ravennanotizie.it – 6 ottobre 2017

Poteva essere – e doveva, nelle intenzioni degli organizzatori Art.1 MDP e Sinistra per Ravenna, oltre che nelle attese di larga parte del pubblico – la grande occasione per la nascita della cosa rossa a sinistra del PD. Parliamo dell’evento dell’Almagià, a Ravenna, con Vasco Errani, Giuliano Pisapia e Pierluigi Bersani, naturalmente. Poteva. Doveva. Invece, è stato una specie di harakiri in diretta e – surrettiziamente – un insperato regalo a Renzi e al PD, convitato di pietra della riunione ravennate.

Lasciate ogni speranza voi che uscite. E, in effetti, molte delle tantissime persone che affollavano l’Almagià ieri sera – giovedì 5 ottobre – entrate con qualche entusiasmo e molte domande e aspettative, sono uscite soprattutto frastornate e sconcertate. Anzi, proprio basite. E convinte – forse – di non avere più speranze per la nascita di una nuova casa comune “rossa” fuori dal PD. Più probabile è che questa sinistra vada alle elezioni in ordine sparso e, quindi, incontro al disastro.

Che i giorni fossero agitati e le acque mosse, si sapeva. Che i distinguo in queste ore si sprecassero, pure. Dopo le fibrillazioni sulla manovra economica del Governo e sul voto in Parlamento, che avevano visti un po’ troppo divisi gli uomini di Bersani da quelli di Pisapia. E dopo quel “D’Alema è divisivo, faccia un passo di lato” pronunciato dall’ex Sindaco di Milano. Ma nessuno si aspettava che il nervosismo – evidentemente serpeggiante – potesse clamorosamente esplodere alla fine dell’incontro di Ravenna, dopo un appassionato intervento di Vasco Errani.

L’ex Governatore dell’Emilia-Romagna, sollecitato dal giornalista dell’Huffington Post De Angelis, ha detto la sua sul passo di lato di D’Alema, sostanzialmente affermando che lui crede solo nei passi in avanti. Poi Errani – che dei tre sul palco è apparso sicuramente il più profondo, il più puntuale, il più chiaro e anche il più lucido – ha detto, in sostanza, va bene costruire il campo largo, perché non vogliamo rimanere nella ridotta identitaria e minoritaria, va bene dialogare e non chiudere la porta a nessuno, va bene tutto, ma alla fine bisogna decidere una buona volta dove vogliamo andare e indicare alla nostra gente una strada, perché è questo che la nostra gente ci chiede. Dove volete andare? Cosa volete fare? Sottotitolo: da troppo tempo stiamo tergiversando e la gente non ci capisce. E noi non abbiamo più tempo, ha gridato Errani.

Quindi, Errani ha continuato invitando ad ascoltare questa richiesta che viene dal popolo. E ha detto, Giuliano (Pisapia, ndr) tu sei il leader, guidaci in questa nuova avventura e noi ti seguiremo. Applausi scroscianti.

E qui succede quello che non ti aspetti. Giuliano Pisapia risponde risentito. Non ha gradito il richiamo ad ascoltare. Rivendica l’ascolto come suo tratto peculiare. E poi – dopo che a lungo si era parlato di passi di lato, passi indietro e passi avanti – dice la frase che gela il pubblico: no, sono io che mi metto da parte, faccio un passo indietro, sei tu il leader Vasco, lo ha detto stasera questa assemblea.

La sala mormora e ondeggia. Le persone si guardano in faccia basite. Si stenta a credere che quelle parole siano state pronunciate. E invece sono piombate sul popolo della sinistra ravennate come pietre, anzi come un macigno.

L’impressione è che Giuliano Pisapia non abbia retto alle pressioni di questi giorni e anche agli strattoni che durante la serata gli sono stati rivolti – seppur con garbo – da Bersani e da Errani. Strattoni nel senso di richiami. Richiami a decidersi. A prendere in mano la situazione e a parlare non chiaro ma chiarissimo, perché la gente non ne può più di tentennamenti e distinguo. Ma il mite Pisapia, il mediatore Pisapia forse s’è stancato di farsi strattonare o incalzare. Ed è sbottato.

A quel punto la frittata era fatta. A nulla sono valse le parole finali di Pierluigi Bersani che cercava di gettare acqua sul fuoco. E a nulla, alla fine, ha portato il tentivo di chiarimento e conciliazione dello stesso Errani. No. Pisapia era veramente seccato. Di più, irritato. E non lo ha affatto nascosto.

E a questo punto non ha molto senso nemmeno raccontare o tornare su tutto quello che era accaduto nei 90 minuti precedenti. Le belle proposte. Le buone intenzioni. Le convergenze vere o presunte. I propositi di battaglia e di casa comune. Eccetera eccetera. Tutto alla fine diventa annebbiato e vago. Tutto perde senso. Rimane solo questa sensazione di disagio e sbigottimento nella gente che sciama fuori dall’antico magazzino dello Zolfo a fine serata.

E già, dovevamo immaginarlo che il diavolo ci avrebbe messo la coda. Fare un incontro politico dove una volta c’era lo zolfo, forse, non porta bene.

A cura di P. G. C.

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