Fonte: huffingtonpost
festa di Articolo Uno a Napoli con ROBERTO SPERANZA e GIULIANO PISAPIA
Alessandro De Angelis ha scritto un resoconto impeccabile della chiusura della festa di Articolo Uno a Napoli, dove si è tenuto il confronto tra Roberto Speranza e Giuliano Pisapia. Potete ascoltare il video, a me ha colpito che i protagonisti sono stati sinceri sui problemi aperti eppure il risultato è stato inconcludente. Speranza più volte ha narrato di una esperienza deludente dopo la manifestazione del primo luglio, Pisapia con garbo ha addossato la responsabilità ai dirigenti di MdP che, contrariamente alle aspettative, ha deciso di fare un partitino. Speranza ha replicato che Articolo Uno è un movimento con le tessere (?).
Pisapia ha avuto una vera caduta della ragione quando ha parlato della legge elettorale: ha sostenuto che il proporzionale sarà un disastro (?) ma se si voterà con il proporzionale non ci sarà alleanza con il Pd ma competizione. L’ex sindaco ha avuto pure una caduta di stile quando ha distinto il civismo vero da quello finto (?) – ahimè!
Infine Pisapia mi ha colpito quando più volte ha ripetuto di essere in sintonia con la sinistra Pd. Speranza è stato più convincente ha riconosciuto che il processo di aggregazione è impantanato da mesi. Ma dal momento che Speranza ha ammesso «Non siamo stati all’altezza di raccogliere quel fiume di gente in uscita dal Pd», perchè non riunire sui territori gli iscritti e decidere tra opzioni diverse in modo democratico il cammino da prendere? Speranza ha rinviato a un’assemblea da tenersi a novembre dopo le elezioni siciliane ma Pisapia neanche risponde e non prende impegni.
L’unica cosa concreta è l’incontro insieme (Pisapia e Speranza) di oggi con Gentiloni sulla manovra economica: Pisapia si dichiara ottimista di ottenere una discontinuità dal governo e ritiene di ottenere risultati concreti per le fasce deboli del Paese. Di certo i deputati di Articolo Uno e Campo Progressista non hanno alcuna intenzione di votare contro la manovra di governo e di conseguenza si complicheranno un poco i rapporti con Sinistra Italiana e Possibile.
Di fatto la frattura tra ceto politico di sinistra e cittadini è sempre più profonda. (gian franco ferraris)
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di Alessandro De Angelis – 1 ottobre 2017
Ci sono le parole e c’è il clima, l’emozione che le parole suscitano. C’è il termometro politicista e il calore di una leadership. Ecco, le parole raccontano che le tende di Giuliano Pisapia, in questa fase di nomadismo a sinistra, sono più lontane dal Pd. Almeno così pare. Ma sulla nuova casa, o accampamento che sia, aleggia ancora una grande incertezza. A partire dai tempi di costruzione e i tempi, in politica, indicano la volontà. Tanto che, a domanda del giornalista Stefano Cappellini sull’agenda, l’ex sindaco di Milano di fatto non risponde mentre Roberto Speranza parla di una assemblea democratica dopo le elezioni siciliane, senza evidentemente indicare una data, perché il percorso non è del tutto condiviso.
Napoli, ultimo giorno della festa di Articolo 1. E ultimo tentativo, dopo mesi di incomprensioni, riunioni comunicati stampa, di “agganciare” l’ex sindaco di Milano. Nel corso del dibattito Roberto Speranza, unico ad avere applausi, invita a “gettare il cuore oltre l’ostacolo” e a mettere qualche punto fermo perché “il tempo è scaduto” e “finora non siamo stati all’altezza de compito che avevamo”. Picchia duro sulle politiche di questi anni, invoca una “svolta sulla manovra”, propone, per costruire una forza a sinistra del Pd, una “grande assemblea democratica”. E, per chiudere definitivamente questo tormentone che dura da mesi su “coalizione sì, coalizione no” col Pd, fissa un punto di non ritorno: “Se passa il Rosatellum, presenteremo candidati in ogni collegio”. Una mossa non banale, perché è davvero una mossa ostile al Pd, dal momento che – numeri alla mano – con un candidato di sinistra in ogni collegio anche le zone rosse sono in bilico per Renzi.
L’ex sindaco, stile mite al punto da apparire riluttante, pare quasi trascinato su una prospettiva che non sente sua fino in fondo: “L’obiettivo è non far passare una legge per non arrivare a una soluzione del genere”. In questa ansia di fissare dei punti fermi, fonti di Mdp sottolineano come stavolta il Rubicone è stato varcato perché, insomma, le parole contano. In un solo pomeriggio colui che è apparso come un novello Godot che non arriva mai, ha invocato una discontinuità, ha annunciato che incontrerà Gentiloni sulla manovra, ha anche detto che col sistema proporzionale, se dovesse rimanere, il problema delle alleanze non si pone e addirittura detto, in un raro momento di slancio, “prenderemo un voto in più del Pd”. Peccato che, dopo un’ora di dibattito, la parola “Renzi” non sia neanche stata nominata, e non è un dettaglio. Così come né l’uno né l’altro dei possibili compagni di viaggio spiega il come, dove e quando avverrà questa fusione che, ad oggi, sembra assomigliare alla famosa rivoluzione di Giorgio Gaber, “oggi no, domani forse, dopodomani sicuramente”. Anzi, Pisapia questa prospettiva la affoga nella classica retorica verbosa fatta di auspici di “confronti”, che devono essere “aperti alla società” e non solo ai “militanti di partito”. Non una data, un impegno, un po’ di entusiasmo.
Ecco, ci sono le parole, a tratti evanescenti e il clima, freddo, quasi annoiato, di una platea uscita da Pd alla ricerca di motivazioni e che assiste a un infinito corteggiamento di un leader che, per l’ennesima volta, pare voler evitare sia il confronto col popolo sia alle elezioni sia alle primarie, o come si vogliono chiamare. Al punto da cominciare a essere infastidita dal corteggiato riluttante e dal corteggiatore inconcludente. E non è un caso che, alla fine, parecchi militanti e dirigenti appaiono annoiati e quasi infastiditi da un leader designato (forse) che si pone sempre come controparte e mai come federatore. A voler fare una previsione, si andrà avanti così per tutta novembre con Pisapia che, al netto dello spin renziano, non ha intenzione di allearsi col Pd (di Renzi), come pure gli chiede qualcuno dei suoi, ma ancora non ha deciso se esserci o sfilarsi: “E poi – dice un big di Mdp – dopo le elezioni siciliane riprenderà una campagna politico-editoriale per costringere Renzi alle primarie, che Renzi non farà perché ha in mente un altro progetto, quello di archiviare il centrosinistra e porsi come leader di un partito centrista che occupa anche lo spazio che fu del berlusconismo”.
In questo percorso, senza picchi emotivi e brividi politici, fatto di attese di quel che accadrà in casa altrui (il Pd) c’è un punto fermo. Ed è che il governo non rischia, nel senso che Mdp voterà la manovra, anche se chiede correttivi, segnali sul sociale, perché – dice Speranza “non saremo noi quelli che fanno arrivare la Troika”. Un approccio che segnerà una distanza con altre forze di sinistra, da Sinistra Italia a Possibile e che rende complicata la risposta alla domanda che in parecchi si pongono: “Ma come facciamo a definirci alternativi in campagna elettorale se abbiamo votato tutto in questi anni e votiamo anche la manovra economica del governo Gentiloni? E peraltro mentre provano ad ammazzarci con la legge elettorale…”. Già.
Commento di Paolo Marchesani È una questione complessa con tratti difficili da capire. Pisapia a questo punto sembra essere inviso a una parte significativa del possibile elettorato extra PD e, probabilmente non entusiasma il resto. Da un punto di vista elettorale sia lui che la Boldrini, sono accreditati di percentuali residuali. Quindi, in apparenza sembra non essenziale trovare un accordo con lui. Allora perché questa irrinunciabilita’ ? È difficile da capire. Non può essere solo spirito unitario a spingere nella sua direzione, tanto da farne un leader voluto ma non riconosciuto. Addirittura oggi è andato da Gentiloni in rappresentanza di MDP e non si sa bene di cosa altro. Ma, ancora più grave è che si continua a parlare di formule, alleanze si o no ma, almeno io non riesco a cogliere su quali contenuti vogliono fare questa operazione. E credo che questo sia il vero maledetto problema che non si sa risolvere. Pisapia credo che sia solo una variante del discorso.
Chiusura festa “PRONTI…VIA!”
con: ROBERTO SPERANZA e GIULIANO PISAPIA
Introduce Francesco Dinacci. Intervista di Stefano CappelliniPubblicato da Articolo UNO – Movimento Democratico e Progressista 1 ottobre 2017