Pier Ferdinando Casini Presidente della Repubblica?

per Franco D'Emilio

Nell’imminente corsa al Quirinale per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica è tornato in campo il nome di Pier Ferdinando Casini, vecchio, ma collaudatissimo arnese della politica italiana, il classico gatto sornione, apparentemente in fusa, sempre pronto, però, a scattare e allungare una decisa zampata sulla preda: e la Presidenza della Repubblica, si sa, sarebbe davvero per l’immarcescibile e mutevole “Pierferdi”, così l’appellano, al tempo stesso, i suoi amici e nemici, una preda più che appetibile a coronamento di una lunga carriera politica, abilmente costruita sul nulla, ma sorretta da importanti relazioni con chi conta e detiene il potere.

L’inclinazione, la versatilità di Casini si manifestano da subito nell’abilità di porsi nella scia di un giusto mentore, di una saggia guida che lo conduca verso il successo e nuove ambizioni. Così nel 1979, fresco di laurea in legge, ma persuaso che non sia il lavoro la chiave per soddisfare il suo ego, le sue aspirazioni, a Bologna, sua città natale, Pierferdi sceglie la via breve e più celere della politica nelle file della Democrazia Cristiana, introdottovi dal padre Tommaso, dirigente locale di questo stesso partito. La carriera politica di Casini parte subito al fulmicotone: nel 1980, non ancora venticinquenne, è consigliere comunale DC, nel 1983, quasi a 28 anni, diventa deputato con 34 mila voti, un botto di consenso! Grandi capacità politiche? No, solo l’abile calcolo di trovarsi al posto giusto dietro l’uomo giusto che gli spalanca la via giusta: prima sarà nella scia del doroteo Antonio Bisaglia, poi in quella di Arnaldo Forlani che nel 1989 lo colloca trentaquattrenne nella Direzione Nazionale del partito, infine il nostro tortellino bolognese, sempre buono, qualunque sia il condimento, purchè ricco e certo, strizza l’occhio a Berlusconi, sopravvive alla caduta della Prima Repubblica e si mette in proprio con l’Unione dei Democratici Cattolici e di Centro (UDC). Ma, soprattutto, Pierferdi resta un piacione, cordiale e accattivante, determinato a piacere a tutti, anche all’opposizione, sempre convinto quanto possa giovare saltare sul carro del vincitore, come dimostra tradendo Berlusconi e votando, prima, il governo Monti, poi quello Renzi, ancora quello Gentiloni, chiudendo strepitosamente il cerchio con la sua candidatura nelle liste del Partito democratico alle politiche del 2018!

Un capolavoro di trasformismo, travestimento politico che non ha pari nel tempo della nostra Repubblica! Una foto dei primi anni ’70 ci rimanda sulla sinistra l’immagine di un altero profilo di Casini, pulcino democristiano di belle speranze, accanto a Mariano Rumor, impegnato in un comizio, mentre a destra si riconoscono altri due futuri gattopardi DC, Marco Follini e Dario Franceschini. Tuttavia, Pier Ferdinando Casini resta il più fulgido esempio del cerchiobottismo democristiano, interprete di quel mutevole sguardo cattolico che vuole essere sempre zoom fotografico onnicomprensivo. interprete di ogni interesse trasversale che si muova da destra a sinistra e viceversa. Mai un lavoro, solo pane con tanto companatico della politica, eppure il nostro Casini potrebbe essere il nuovo presidente della Repubblica che parla ai giovani, alle loro speranze! E, ancora, tante parole sui valori della famiglia e tanti ignorano che Casini è due volte divorziato con ben quattro figli e nel 2012 si è dichiarato favorevole al riconoscimento di alcuni diritti alle coppie omosessuali, pur ribadendo la sua contrarietà al matrimonio omossessuale. ennesimo esempio di mirabile paraculismo politico. Infine, si vadano a verificare i risultati del lavoro, svolto dal nostro protagonista in numerose commissioni parlamentari, ultima quella del 2017 d’inchiesta sull’operato di banche, tritacarne dei risparmi e dei sacrifici di tanti piccoli risparmiatori.

Non facciamoci incantare, dietro tanta bonomia bolognese c’è l’insidia di una vera gattamorta.

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