Fonte: Facebook
Secondo Tucidide “la paura della peste distrusse Atene, non la peste”. Ma è altrettanto vero che molti, per esorcizzare o rimuovere la paura della morte, non hanno l’esatta percezione dei morti, della dimensione colossale della tragedia. All’inizio della pandemia avevano forse capito cosa stava succedendo coloro che cantavano dal balcone e che affermavano che sarebbe andato tutto bene? Avevano capito qualcosa coloro che per dissonanza cognitiva dicevano che saremmo diventati migliori? Aveva, senza ombra di dubbio, ragione Oddifreddi quando dichiarava che tra il 1969 e il 1989 sono morte di terrorismo interno poco più di 300 persone. In un anno di Coronavirus ne sono morte più di 70000. Capisco che bisogna far girare l’economia, ma di questi scomparsi e delle loro storie non ne parla nessuno. Vi ricordate quando crollò il ponte Morandi di Genova? I giornali pubblicarono i loro nomi e le loro storie. Ai morti per Covid è negata la memoria. Sono condannati alla damnatio memoriae senza avere alcuna colpa. Forse non possiamo ancora elaborare il lutto perché siamo ancora in trincea. Bisogna salvare il salvabile e non essere preda della disperazione. Però prima o poi dovremmo affrontare questo grande trauma collettivo. Dobbiamo ora certamente pensare a tutte le imprese che rischiano di chiudere, ma bisogna anche ricordare chi muore da solo in terapia intensiva. Da un lato è vero che dovrebbe essere prioritaria la sacralità della vita e dall’altro è altrettanto vero che il sistema sanitario crollerebbe senza l’economia: ciò non è cerchiobottismo, purtroppo è la realtà. Quando si ragiona del Covid e si citano i morti, i danni economici, i danni psichici, sociali si rischia sempre di omettere qualcosa, di far torto a qualcuno. Certamente Cacciari è nel giusto quando sostiene, infervorandosi, che il governo deve pensare anche al lavoro e far fronte ad una disoccupazione crescente. I politici mi lasciano perplesso perché il centrodestra non voleva i soldi del Recovery(Salvini e la Meloni vorrebbero uscire dall’Europa. Però il 36% del debito pubblico è in mani straniere, soprattutto europee. Per non parlare delle speculazioni a cui saremmo soggetti se ciò avvenisse. Noi non abbiamo una economia forte come quella inglese) e il centrosinistra ha difficoltà su come utilizzare i fondi europei. Alcuni criticano i decreti di questo governo, ma Conte non poteva che navigare a vista e procedere per tentativi ed errori. È vero che nei decreti c’erano dei controsensi, però il compito era molto impegnativo. Ma ritorniamo al Coronavirus; ogni atteggiamento/comportamento nei confronti del Coronavirus si situa su un “continuum” ai cui poli opposti troviamo la paranoia, i meccanismi psichici di difesa(quindi il negazionismo, l’idea del complotto) e l’ipocondria. Diciamo che questo per ora è un postulato ma basta ragionare a rigor di logica. No vax, no covid e no mask negano l’evidenza dei fatti. Non solo ma per qualsiasi nostro convincimento in merito al maledetto virus troviamo un virologo che la pensa come noi e questa è la dimostrazione ulteriore dell’infodemia. Si può dubitare di tutto, ma è meglio rimanere ancorati alla realtà. I morti per il virus possono essere sovrastimati o sottostimati: nessuno di noi è Luca Ricolfi e per ora però è meglio prenderli per buoni. In fondo chi siamo noi per non fidarci di questi dati? Di quali competenze scientifiche o di quali fonti giornalistiche disponiamo per affermare il contrario? Chi siamo noi per andare contro? Filosoficamente sarebbe l’ora di andare oltre la biopolitica, i biopoteri, le limitazioni di libertà e Foucault: sono modelli teorici già superati. Invece di parlare a sproposito di stato di diritto ognuno dovrebbe rivendicare il diritto di uno stato che faccia davvero lo stato. Mi si scusi per il gioco di parole. È comprensibile che siamo rimasti spiazzati, addirittura disorientati. La via di uscita è lontana; alcuni esperti affermano che l’immunità di gregge ci sarà col 75/80% della popolazione vaccinata. Siamo disorientati perché tutto sommato vivevamo prima del virus in una democrazia basata totalmente sul costituzionalismo e pensavamo di uscire dai problemi economici di questo Paese, visto che in alcuni settori c’era la cosiddetta decrescita della caduta tendenziale del profitto grazie alla innovazione tecnologica. Ora tutto è mutato. Qualcuno dice che bisognerebbe parlare d’altro, raccontare altro come i protagonisti del Decameron. Ma ne siamo davvero capaci? E soprattutto è opportuno? Bisogna sempre ricordarsi che ogni contagio è questione di microparticelle. Non sappiamo mai quale interazione sociale sia rischiosa. Le parole d’ordine sono mascherina, distanziamento, gel igienizzante. A tal proposito va ricordato che l’ideatore della soluzione idroalcolica Didier Pittet è stato candidato al Nobel. Quando andiamo al bar il rischio c’è sempre. Ogni volta dovremmo chiederci: vale la pena di rischiare? Oppure meglio ancora: è davvero necessario rischiare ed andare in quel o in quell’altro posto? A onor del vero è meglio avere un poco di timore. Ho letto tempo fa una striscia che era composta da due vignette: un uomo stravaccato sul divano nel 2019 con il commento “fallito di merda”, lo stesso uomo stravaccato sul divano nel 2020 con il commento “uomo responsabile”. Mai come oggi bisogna essere guardinghi e sentirsi fortunati per essere vivi e in salute insieme ai propri cari. Purtroppo non bisogna mai dare niente per scontato, senza per questo cadere nel millenarismo e nel catastrofismo dell’ultima ora. Non è il momento di affermare “io sono”. Non è il momento di declinare se stessi in ogni modo, ma di considerarsi fortunati di esistere ancora.