Fonte: Lucia Del Grosso
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di Lucia Del Grosso – 25 dicembre 2015
Dipendesse da me non avrei dubbi su chi proclamare personaggio dell’anno: la miseria.
Secondo me non ha rivali che le possano insidiare il podio.
Se dovessi farle una fotografia per la copertina di una rivista farei uno scatto a quella povera donna che ha rubato le caramelle in un supermercato per fare il regalo di Natale ai suoi nipotini.
Nel momento in cui il direttore del supermercato la coglie sul fatto e la fa arrossire di fronte agli altri clienti. Anzi, farei uno scatto di gruppo per cogliere chi tra i presenti abbassa gli occhi per rispetto alla miseria e chi si eccita al solo pensiero di raccontare al cenone della vigilia: “Sapessi che cos’è successo al supermercatoooooooo!!!!!! Uh ah oh!”.
Ma vorrei essere proprio brava per rappresentare la differenza con la povertà, che le somiglia, ma non è così sfigata come la miseria.
Perché la povertà va in giro con un vestitino liso, ma ordinato e pulito; la povertà cammina con la schiena dritta, ha solo un pezzo di pane, ma lo divide con gli altri; la povertà sa chi ha la colpa del suo destino e lotta insieme agli altri per un domani migliore; la povertà ha una speranza perché marcia unita.
La povertà è del Novecento, di prima della fine delle ideologie, quelle che ti facevano immaginare un mondo diverso.
La miseria ha il vestito strappato e non ha nemmeno l’orgoglio di rammendarlo; la miseria è la povertà vissuta in solitudine e ai margini; senza compagni con cui mettersi in cammino per una società più giusta; la miseria guarda le vetrine e desidera e sogna, per sé o per i suoi cari, come la povera signora, ma si sveglia in mezzo a due guardie, e le va bene se hanno un po’ di cuore; la miseria magari fosse il prodotto della disuguaglianza, è il prodotto dell’esclusione, sta fuori del recinto dove sempre meno privilegiati vivono nella sicurezza e nell’abbondanza. E non ha la forza di abbattere quel recinto, nemmeno immagina un mondo senza recinti, ma almeno a Natale ci vorrebbe sguisciare dentro.
Perciò è la miseria il personaggio dell’anno e degli anni postideologici a venire, gli anni di rassegnazione all’unico mondo che si riesce a concepire, gli anni della solitudine degli ultimi, gli anni senza progetto collettivo di trasformazione della società.
Vorrei poter raccontare in una copertina per una rivista tutto questo.
Ma io non so fotografare.