Autore originale del testo: Giovanni La Torre
Fonte: i gessetti di Sylos
Fonte: i gessetti di Sylos
perché non credo al “declino dell’egemonia americana”
Periodicamente si parla di un declino dell’egemonia degli Usa nel mondo. Sono stati scritti anche dei libri con questo titolo e da ultimo ne ha accennato Galli della Loggia sul Corriere. Ma io sono molto scettico su questo. A parte la supremazia militare acquisita con lo scudo spaziale, che non pare venga insidiata da nessuno, sussistono ancora la supremazia del dollaro e la stabilità giuridico-istituzionale che consolidano quella supremazia e la rendono difficilmente insidiabile,
Come mi pare di aver detto altre volte, gli Usa nella conferenza di Bretton Wood del 1944, nella quale è stato disegnato il nuovo sistema monetario internazionale, ha realizzato una sorta di “delitto perfetto”, riuscendo a mettere in minoranza le idee britanniche formulate da un certo J. M. Keynes, che invece erano le più giuste e razionali. Imponendo il dollaro come perno del sistema monetario mondiale, prima convertibile in oro e dal 1971 neanche più convertibile, ha fatto sì che tutto il mondo dipendesse dall’economia americana. Per il commercio internazionale gli stati accettano come pagamento o dollari o oro, e questo ha fatto sì che ogni paese cercasse di accumulare dollari nelle proprie riserve valutarie vendendo prodotti agli Usa in cambio di dollari (da qui, tra l’altro, il deficit cronico della bilancia commerciale americana). La stessa Cina che, secondo molti commentatori, sarebbe la potenza che sta insidiando l’egemonia americana, è piena di dollari.
L’accumulo di dollari risponde non solo all’esigenza di avere delle disponibilità spendibili nel commercio internazionale, ma anche utili per la formazione di capitali “sicuri”, e così veniamo al secondo dei motivi accennati prima. Gli Usa restano il paese più sicuro al mondo dal punto di vista istituzionale e della sicurezza nazionale. Le probabilità di un colpo di stato o di una rivoluzione vengono ritenute praticamente nulle, come pure le probabilità di un’occupazione straniera. Non per niente nei forzieri della Fed è custodito buona parte delle riserve di oro di tutti i paesi del mondo e non per niente le disponibilità di dollari vengono investite in titoli di debito pubblico e privato americani.
Ora, in questo modo gli Usa hanno realizzato quello che ho chiamato un “delitto perfetto”, perché tutti i paesi del mondo, essendo pieni di dollari, hanno urgenza di tenere in piedi l’economia americana e, di riflesso, la sua egemonia, perché in caso di un ipotetico default Usa, o un suo cedimento verso altra potenza, le loro riserve di dollari varrebbero zero. Questo vale in modo particolare proprio per la Cina, che è la maggiore creditrice degli Usa. Si legge spesso che la Cina tiene in mano gli Usa perché detiene buona parte del debito pubblico americano. Invece, cari amici, è vero il contrario, in quanto vale il principio che “il debito piccolo è un problema per il debitore, il debito grande è un problema per il creditore” perché il coltello dalla parte del manico lo ha il debitore.
Una decina di anni fa proprio la Cina aveva compreso il problema e stava diversificando le proprie riserve incrementando quelle in euro, ma nel 2011 c’è stata la crisi dell’euro che ne ha minato la credibilità è tutto è tornato come prima (non sono del tutto fugati i sospetti che dietro quella crisi ci fossero proprio le istituzioni finanziarie Usa timorose che il dollaro scendesse dal suo trono). Altre potenze minori hanno concluso accordi di reciprocità nell’interscambio di merci in modo da evitare saldi da regolare in dollari, ma si tratta sempre di palliativi a livello regionale. L’unica soluzione vera resta quella proposta da Keynes: la creazione di una moneta virtuale per gli scambi internazionali, frutto della media delle valute più importanti (oggi: dollaro, euro, yen, sterlina e renminbi cinese se venisse liberalizzato), ma per certe cose la razionalità conta poco se dietro manca la forza politica.