Fonte: Areapolitica
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di Andrea Colli, 23 maggio 2017
In tempi di scissioni e di nuove formazioni politiche, zeppe all’inverosimile di ceto politico, che si autonominano e si autocollocano al centro della galassia della sinistra per dire che loro sono la vera sinistra e gli altri dovrebbero andargli dietro, con un progetto (se lo vogliamo chiamare così) sui generis per voler fare la costola sinistra del Pd, stranamente dopo esserne usciti, e quindi di allearsi con lo stesso Pd per stessa bocca di Bersani: “Mi stai chiedendo se sono d’accordo nel fare la coalizione nel centrosinistra, con un simbolo, con primarie per il candidato premier? Col Pd, non con Renzi, sì. Perché io penso che ci voglia una sinistra di governo” (poi ci spiegherà meglio cosa ne faranno del padrone assoluto del Pd), dopo aver trascorso una vita dentro il Pd senza riuscire ad opporsi minimamente allo stesso sfasciacarrozze del Pd e non perché erano minoranza, ma perché proprio non riuscivano nell’impresa, ci viene in mente la lettera aperta che il giornalista de La Stampa, Jacopo Jacoboni, nel 2015 scrisse a Pippo Civati, da poco uscito in solitaria dal Pd e pronto con la sua Possibile a creare il presupposto per un reale cambiamento.
La lettera cominciava con due domande: “Esiste uno spazio politico per un’operazione di Giuseppe Civati? Esiste, oltre il luogo comune (secondo me trito) su di lui, la possibilità che ne diventi il leader?”
Jacoboni asseriva: “Ecco: non bisognerebbe assolutamente fare, e partire da domande, così. Non sarà sommando pezzi della sinistra che può arrivare a stimare un dieci per cento (e che si ottiene sommando il nulla) che si potrà costruire qualcosa di sensato. Così si costruisce al massimo un gruppo parlamentare reducistico. Non sarà neanche appoggiandosi alle strutture o a quel che resta della mentalità-Cgil (per quanto io la rispetti, e non la irrida minimamente, pur essendone lontano per tante ragioni). Non sarà saldandosi ai tanti gloriosi leader del passato fatti fuori politicamente da Matteo Renzi.”
La sinistra secondo Jacoboni “non è qualcosa di “più a sinistra di Renzi”, semplicemente qualcosa “di nuova sinistra”: parlo di politiche sociali e cose come il reddito di cittadinanza, ma non solo; di innovazione rispettando però le regole, di riforme senza forzature, di cambiamenti della Costituzione fatti seguendo procedure e spirito della Costituzione, in definitiva di coerenza tra le promesse e gli atti. E di capacità di parlare all’elettorato, non ai pezzi sparsi delle piccole sinistre residuali.
E ancora: “Se c’è qualcosa che in questi venti anni è andato perduto, è proprio il fatto che “sinistra” significasse, innanzitutto, una forma di diversità: attenzione, non di “superiorità antropologica”, nessuna superiorità. Diciamo un’adeguatezza tra le parole e le azioni, una sobrietà, una certa idea dello stato, la rettitudine nella cosa pubblica, la lontananza dagli affari, e l’idea – quella sì rivoluzionaria che quel che si dice si fa, che la politica è fatta di compromessi se ne vale la pena, ma non è costitutivamente la pratica costante del compromesso al ribasso. Non è imbarcare tutto per vincere. Si vince giocando bene”. Jacoboni è convinto che “Civati abbia queste caratteristiche” e lo dice facendo ricorso a una metafora calcistica “come predicava Sacchi (uno che ha vinto eccome).”
E poi: “Sarà facile, difficile, possibile, impossibile? Ovviamente non lo so. Credo però che in Italia esista, oltre al grande rimescolamento al centro di cui il Pd attuale è l’espressione, anche mondi magari mooolto democratici, ma che hanno smesso semplicemente di votare. O tantissimi giovani della rete civatiana, che spesso sono il meglio di ciò che capita di incontrare nel mondo culturalmente asfittico degli impegnati in politica. Ricorderei – anche a un uomo intelligente come Fabrizio Barca – che se il Pd ha avuto qualcosa come un’orizzontalità, e un legame col basso, in questi anni difficili, è stato anche grazie ai viaggi, agli sbattimenti e al lavoro del “velleitario” Civati. Il quale naturalmente incontrerà e contaminerà tantissimo altro, in questa disposizione d’animo. Contaminazione. Nuova Italia (non “più sinistra”). Tantissimo altro persino nella sinistra che viene dalle vecchie leadership.
Jacoboni conclude dicendo: “Giuseppe lasci dunque stare le piccole sommatorie di pezzetti sparsi. Il filo tracciato è semplice, non è andare “più a sinistra”, è sapere colpire e riconvincere la tanta, nuovissima Italia che c’è, ci può essere. Di sinistra e, perché no, anche non di sinistra, se incrocia la coerenza e l’intelligenza di questo lungo cammino. “