Url fonte: https://www.ideologiasocialista.it/index.php/home/editoriali/item/93-socialismo-elezioni-europee-europa-santoro
di Manuel Santoro, segretario nazionale di Convergenza Socialista e direttore della rivista teorica L’Ideologia Socialista
Nell’Ideologia Socialista e come partito abbiamo iniziato a parlare di Europa socialista. Abbiamo, in effetti, sdoganato il termine socialista quando lo si lega all’Europa, abbiamo liberato questa peculiare terminologia dell’Europa che vorremmo e, mi pare di poter affermare senza timore alcuno, che siamo tra i pochi che hanno avuto l’ardire di andare oltre termini quali sociale, democratica, politica, e hanno definito chiaramente l’Europa come socialista. Quest’utima, difatti, include tutti i precedenti e invito, quindi, i socialisti a voler rivendicare una Europa socialista in moco chiaro e forte, senza fraintendimenti e senza timidezze.
Le elezioni europee si avvicinano molto velocemente e in un continente come il nostro, dilaniato da uno scontro politico tutto interno al capitalismo, ovvero tra forze in declino di stampo liberal-liberista e globalista e forze in ascesa di stampo sovranista, nazionalista e xenofobo, i socialisti hanno il dovere di essere chiari e di rivendicare con forza due cose: la centralità del socialismo come antidoto a questo scontro interno al capitale, in quanto de facto alternativa di struttura al capitalismo, e l’essere socialisti, a tutti gli effetti. E noi non solo siamo chiari ma rivendichiamo quanto affermato.
Abbiamo smesso di discorrere di sinistra, di definirci di sinistra, di rivendicare una sinistra di classe. Queste precise combinazioni lessicali sono da ritenersi obsolete poichè altamente equivoche. Definire o definirsi di sinistra è controproducente e non risolve la questione strutturale del capitalismo. Penso, invece, che proprio oggi le contraddizioni presenti nella centralità del capitale debbano essere affrontate con decisione e che tale scontro ideologico-politico possa essere l’unica via d’uscita da una situazione politica decisamente imbarazzante. I Renzi, i Martina e i Zingaretti, con Berlusconi ammiccante, da una parte, e i Salvini e i Di Maio dall’altra. Una forza socialista, invece, è in grado di volare più in alto rispetto alle quotidiane miserie a cui ci tocca assistere, e proponendo la questione dell’alternatività al capitalismo tramite appositi punti di programma, potremmo rompere il giocattolo politico e mediatico di tutti questi signori ed arrivare all’appuntamento delle elezioni europee del 2019 con una alternativa solida e reale.
L’idea ideologico-politica è chiara. E’ stata definita in questa rivista negli editoriali precedenti. La questione programmatica, invece, potrebbe concentrarsi su alcuni temi forti che darebbero uno scossone culturale, prima che politico, a questa Europa e renderebbe chiara agli elettori la direzione politica intrapresa. La sostanziale riduzione dell’orario di lavoro a 30 ore settimanali, per iniziare, a parità di salario è un tema che potrebbe essere posto, e noi lo poniamo, poichè si associa alla questione della rivoluzione industriale 4.0 e allo smartworking. Potremmo riaffermare la nostra volontà di una gestione pubblica della politica monetaria, togliendo di mezzo finalmente i banchieri dalle sorti monetarie di milioni di cittadini europei. Dovremmo rivendicare un sistema bancario europeo pubblico.
Se vogliamo realmente cambiare oppure ricostruire l’Unione Europea dobbiamo avere il coraggio di esprimere all’opinione pubblica le nostre idee, rivendicare le nostre proposte. Andare alle elezioni con un assetto politico e programmatico scialbo, senza colpi che possano mettere in discussione i pilastri del più becero liberismo sui quali l’Unione è stata costruita, non ci permetterà di convincere milioni di elettori ma,sicuramente, riuscirà a far vincere le destre di Salvini, Le Pen e Orban.
I socialisti, invece, nei prossimi mesi, dovranno chiaramente propagandare alcune semplici scelte politiche, ovvero che l’Unione Europea che vogliamo deve essere il principale erogatore e controllore dei servizi essenziali, come la sanità, l’istruzione, l’elettricità, il gas, l’acqua, l’ambiente, e via discorrendo. L’Europa che vogliamo deve costituirsi sulla ‘pubblicizzazione’ del sistema bancario europeo e sul controllo pubblico della politica monetaria.