PEDRO PARAMO,  ROMANZO BREVE DI JUAN RULFO

per Filoteo Nicolini

PEDRO PARAMO,  ROMANZO BREVE DI JUAN RULFO

Quando arrivai in Sud America nel lontano 1984 cominciai a leggere nell’originale castigliano le opere di G. G. Màrquez. Fu una immersione nel realismo magico che da pochi anni si andava affermando nelle lettere latino americane. Allo stesso tempo mi fu regalato un piccolo libro dal titolo Pedro Pàramo del messicano Juàn Rulfo (1917-986), pubblicato nel 1955 e da allora considerato un piccolo capolavoro con appena 125 pagine. Secondo Rulfo uno dei principi della creazione letteraria è l’invenzione, infatti ogni scrittore che crea in fondo è un bugiardo, la letteratura è una menzogna, ma da questa menzogna si crea nuovamente e si approfondisce la realtà. In questa opera e nella precedente “El llano en llamas” del 1953 Rulfo narra la realtà sociale del Messico contadino fondendola con uno sguardo soggettivo della storia.

La lingua castigliana che mi aveva accolto all’arrivo appariva misteriosa e con musicalità propria, primo segnale di una complessità sociale assolutamente nuova. La prima lettura di Pedro Pàramo mi sorprendiò proprio per quella atmosfera lucida ed allucinata allo stesso tempo, in cui si vanno intravedendo i personaggi condotti a un destino inesorabile in uno scenario geografico fantasma, in cui non si sa a prima vista se si raccontano sogni, o visioni, o ricordi, o momenti vissuti. Unire questi frammenti richiede uno sforzo da parte di chi legge e la ricompensa è una immagine triste e oscura che rimane impressa nella memoria. In qualche modo, è uno spaccato di un mondo fatto di violenze e machismo, in cui emerge una religiosità pervasa da colpe e castighi eterni. La trama si ricostruisce solo dopo una attenta lettura e può apparire un pretesto narrativo; allude al proprietario di una fattoria, uomo ambizioso e senza scrupoli dedicato alla estorsione e alla sopraffazione. La sua vita si svolge tra caporali, traffichini e amanti nel paese di Comala. Potere e possessione lo caratterizzano. È un romanzo breve intriso di tristezza, di morte, di anime che non riposano, di conversazioni tra morti nel cimitero. Misteri lasciati all’immaginazione di chi legge. Una malinconia diffusa pervade ogni pagina, anche il vento, il calore soffocante, la pioggia, l’apparizione della Luna fanno da sfondo spettrale alle vicende. La sovrapposizione di tempi diversi fa da contraltare alle voci di personaggi che si intrecciano in tempi e spazio distinti.

Leggere Pedro Pàramo nei primi tempi mi avvicinò a un mondo assolutamente nuovo, a una cultura rurale sconosciuta. Qualcuno ha parlato di un romanzo che celebra il culto della morte. La morte in tutte le sue accezioni, quella umana, quella delle cose, dei ricordi. Un libro dove traspira la morte dai quattro lati. Forse aiuta a comprendere quell’ aspetto della realtà latino americana, le credenze rispetto alla morte che non è mai definitiva ma fa da compagna alla vita.

FILOTEO NICOLINI

 

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