Fonte: facebook
di Alfredo Morganti – 16 ottobre 2014
Roba da DNA
“Nel partito ci sono anime, correnti e culture politiche divergenti. C’è una difformità antropologica e una delle due componenti è destinata a sparire. È quella che prima era impegnata nell’antiberlusconismo e poi è stata travolta da Renzi”. Lo ha detto Filippo Taddei, che oggi è pure responsabile dell’area economica del PD. Dunque, un uomo che conta. Mi chiedo allora: cosa resta della politica se la minoranza è destinata a sparire, in quanto ‘diversa antropologicamente’? Della politica come dibattito pubblico, confronto anche aspro di opinioni, esercizio della critica? Cosa ne è della politica come impresa comune, e persino della politica che si suddivise in maggioranze e minoranze, nel rispetto reciproco? Ecco, di questa politica non c’è più nulla. Solo un confronto tra squadre in campo, dove una vince (e va all’inferno) e una perde (e va in paradiso). Una è salva, l’altra è perduta per sempre. Una conquista lo scudetto, l’altra va in serie B per rimanerci.
Ci sarebbe da discutere su questa concezione della politica, ma francamente non ne ho voglia. Quello che dico, invece, è che Filippo Taddei ha ragione. Da vendere. Più di una volta, Mario Tronti ha messo in guardia dai ‘rinnovamenti’ ridotti a meri salti generazionali. Ha avvertito che i ‘rinnovamenti’ debbono essere reali, fattivi ma avvenire in continuità con le generazioni politiche precedenti. Perché ciò salvaguarda un filo rosso politico, identitario, senza minacciare le innovazioni, ANZI POTENZIANDOLE, perché le poggia sul patrimonio politico, culturale, umano che le generazioni più anziane portano in dote e consegnano ai propri figli, come una sorta di tesoretto da investire. Con ciò salvaguardando il patrimonio comune, garantendo insieme sopravvivenza e ‘rinascimento’.
Che cosa hanno fatto, invece, Renzi e i suoi accoliti? Hanno tagliato di netto rispetto al passato. Hanno ‘rottamato’ un patrimonio di cultura politica, hanno ridotto la svolta politica a mera SVOLTA GENERAZIONALE. E con ciò hanno inferto un colpo tremendo a un’intera tradizione, gettando le basi, come dice Tronti, per l’attuale “mutazione genetica”. Se il rinnovamento non è politico, rende la politica un’altra cosa, la ‘muta’. Le fa perdere identità, caratteri e autonomia. Essa diventa marketing, comunicazione, aziendalismo. Tutto meno quel che era. L’autonomia della politica viene sopraffatta dalle regole del mercato pubblicitario. Si sceglie il terreno dell’avversario per vincere. In realtà si diventa semplicemente come l’avversario, che a sua volta aveva già mutato geneticamente la propria parte politica. Una dialettica delle mutazioni reciproche che trova una sede naturale, quasi un assist, all’interno del famoso ‘Patto del Nazareno’.
Ed è normale che alla fine si parli di una ‘differenza antropologica’! Pure troppo buono, Taddei. Perché la mutazione genetica di Tronti è ancora più audace, va al DNA, non si limita agli aspetti culturali di fondo. Oggi io percepisco di avere altri geni (politici) rispetto a chi ha il bastone del comando in mano, e non per mia scelta. Mi preoccupa che, così come la destra ha berlusconizzato il Paese, ora Renzi lo stia renzizzando. Cioè stia facendo quello che alla politica molti chiedono: mettere ‘in forma’ la società, farla a propria immagine quale migliore garanzia di imperituri successi. Come? A base di selfie, hashtag e acrimonia verso i più anziani. Io con tutto questo non c’entro niente, ve lo dico. Mi tengo ben alla larga. Se solo penso che la mia adesione al partito della sinistra è stato anche un fatto familiare, una ricerca di radici, oltre che una convinzione ideale, mi viene una tristezza profonda. Penso a mio padre, penso a mio nonno e dico che io, una cazzata come quella della ‘rottamazione’ nei loro confronti e nei confronti delle loro idee, passioni, ideali, proprio non l’avrei mai fatta. Non c’è migliore innovazione che quella che cresce investendo anche sul patrimonio delle generazioni precedenti. Ma questo Renzi e i suoi compari non sanno nemmeno cosa sia. Sono alieni dalla sinistra e dalla politica. Altri geni covano nel loro DNA, appunto. Il passo è diverso. Diversa la forma mentis. Forse cadrò in una provocazione, ma Taddei hai ragione.
1 commento
La ragione degli yuppies, degli yes men…..Sì con questa frase il Taddei si aliena dall’accademia e diviene puppet politico. Mi auguro che, come da sempre accade, il suo contratto non sia più rinnovato alla Johns Hopkins!