Fonte: politicaPrima
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di Giangiuseppe Gattuso – 6 febbraio 2016
Non volevo entrare nella “battaglia” tutta interna al Partito Democratico siciliano.
Ma gli interventi e le reazioni che hanno travalicato i pur ampi confini dell’isola, e l’invito di amici di PoliticaPrima mi hanno spinto a farlo. Il titolo mi è venuto spontaneo e credo sia paradigmatico.
Succede che diversi politici eletti a cariche istituzionali, dirigenti, portatori di voti e intere aree prima posizionate sotto l’enorme ombrello “politico” di Totò Cuffaro, hanno trovato altre collocazioni. In modo particolare tra le fila del PD. Il caso scoppia quando qualche giornalista bene informato fa emergere la questione. Tanti “cuffariani” hanno preso la tessera e con il loro apporto possono determinare cambi di maggioranza all’interno del partito. Fausto Raciti, giovane segretario regionale di area non renziana, fortemente preoccupato, blocca le procedure di tesseramento.
Le reazioni interne a livello nazionale non si sono fatte attendere. Pierluigi Bersani ha proprio sentito il bisogno di manifestare il suo dissenso. “Questo è un insulto, anche per la DC che ci teneva al suo profilo”. Così ha risposto a Cuffaro che, intervistato da Alessandro De Angelis, il 03 febbraio scorso, (clicca per leggere l’intervista) aveva definito il PD un partito post-democristiano nel quale tanti amici e la sua classe dirigente, giustamente, trovano accoglienza. Un fatto, afferma candidamente Cuffaro, “naturale”. “Prendevo un milione ottocento mila voti, lì dentro c’era la Sicilia”. “Vanno nel partito più forte, essere post-democristiani significa stare con chi governa”.
Insomma, una vicenda che ha del grottesco. E che dimostra come la Politica, spesso, diventa teatro di scontro per stabilire nuovi equilibri di potere. E questo è proprio il caso. Stupisce lo stupore del PD. O meglio, fa sorridere fino a che punto arriva l’ipocrisia di “politici” che tutto sanno e tutti conoscono. E che proprio per questo sprofondano nel baratro del ridicolo.
Si, perché cari amici che leggete queste mie riflessioni, il problema non nasce affatto adesso che Totò Cuffaro è, finalmente libero dico io, dopo avere scontato 5 anni pieni di carcere. I riposizionamenti politici sono una reazione naturale da sempre. Cuffaro non è più sulla scena da ancora prima della sua carcerazione, praticamente dal 2008, quando divenne Presidente della Regione Siciliana il “traditore” Raffaele Lombardo. Alcuni transitarono subito e poi piano piano c’è stato, appunto, un “naturale” rompete le righe.
Fino all’attuale Governatore PD, il rivoluzionario Crocetta da Gela. Che, nel giro di pochissimo, ha affettuosamente chiamato nel suo governo esponenti politici da sempre nell’orbita di Cuffaro, alcuni pure molto vicini.
Per un quadro esaustivo, ma, credetemi, sempre per difetto, basta leggere questa interessante conversazione con Saverio Romano,deputato e leader in Sicilia del movimento Pid-Cantiere Popolare, pubblicata dall’Huffington Post (clicca per leggere il testo completo). Li ci sono nomi e cognomi e cariche ricoperte. Ed è spiegato bene l’evoluzione di alcune manovre e riposizionamenti che hanno determinato equilibri e maggioranze a sostegno dell’attuale governo siciliano.
Lo sapete benissimo, io stesso, da amico di sempre di Totò Cuffaro, sono stato un sostenitore convinto di Rosario Crocetta. Credevo fosse arrivata l’occasione per una forte ventata di novità. Dopo qualche mese, però, ho rivisto la mia posizione e me ne sono pentito moltissimo. Le novità ci sono state, ma, per me, tutte negative. Altri amici hanno continuato a crederci. Niente di trascendentale. Nella vita si fanno esperienze, si fanno valutazioni che col tempo assumono valori diversi. E si cambia.
Per tornare alle ipocrite paturnie piddine vi invito ancora a leggere l’intervista a Romano. A me è bastata per evitare di fare anch’io nomi e cognomi dei sostenitori di Crocetta, e quindi del PD che, con consapevolezza e convinzione, lo tiene in vita. Sarebbe stato un elenco lungo e avrei pure potuto dimenticare qualcuno. Non sarebbe stato giusto.