Il PD di Renzi è un aeorplanino di carta

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 13 ottobre 2016

Una cosa è certa. Il PD che ha spalancato le braccia a Renzi non è che fosse in piena salute (se è vero, appunto, che ha aperto le braccia a Renzi) ma il puntiglio del premier, in questi ultimi tre anni (e già prima a partire dalle primarie) è stato quello di spaccarlo e sparigliarlo in via definitiva. Il vecchio detto ‘dividi et impera’, si è tramutato in ‘distruggi e impera’. Evidentemente la missione è quella, c’è poco da fare. Il concetto di ‘unità’ è stato ristretto al sub concetto di ‘fedeltà’: essere uniti è divenuto sinonimo di esser fedeli al Capo. Lo scenario aperto dalla campagna referendaria appare molto coerente con la strategia complessiva. Del PD sono rimasti degli stracci che sventolano all’aria dei numerosi discorsi renziani. È difficile scorgere una squadra che non sia circoscritta alle mura di Palazzo Chigi o della Leopolda. È difficile cogliere una solidarietà vera, non interessata da ambizioni personali, carriere, famiglie da campare. È quasi impossibile scorgere il partito alle prese coi quartieri e i territori. Renzi non metterà mai gli scarponi a terra, continuerà a inviare droni e a bombardare i bersagli nemici, ben chiuso nelle sua war room, concedendosi al più numerosissime puntate elettorali nelle aziende, nelle scuole, nei media, alle cene giuste. Teatro, insomma.

Il renzismo svolazza, insomma, nell’etere dei vertici istituzionali, si infiltra nei media, agisce sulle poltrone, civetta con le élite cosmopolite e l’imprenditoria vincente. Il renzismo è un aeroplanino che solca l’aria e guarda l’Italia dall’alto, planando soltanto per seminare divisioni e gonfiare le polemiche, oppure visitare aziende che vanno alla grande, evitando accuratamente quelle in difficoltà, che invece avrebbero bisogno di parlare ed essere ascoltate, a partire dai lavoratori che vi operano. E poi voi sapete come sono gli aeroplanini di carta quando li lanciate. All’inizio spiccano il volo e se beccano una bella corrente ascensionale vanno su che è un piacere. Poi si stabilizzano un po’. Ondeggiano, sussultano, sono anche belli da vedere. Infine cominciano a discendere, perché non hanno alcuna energia interna, vivono d’aria e come gli alianti sono aria che sospinge leggerissima balsa, non hanno granché consistenza, e presto imboccano la discesa a cui non c’è rimedio. L’Italia attende da tempo un bell’aereo, di quelli capaci di spostare davvero energie, dirottare risorse, aprire rotte, atterrare nei punti caldi, difficili, quelli che non vogliono il selfie ma sollevano i problemi veri, strutturali, concedendo ai lavoratori, ai giovani, agli ultimi, ai più disagiati, ai perdenti della globalizzazione, la possibilità di innescare una marcia nuova, di cogliere opportunità e sentirsi più tutelati, non meno. La possibilità di sentirsi donne, uomini, non carne da macello elettorale da imbonire in TV e da sfamare con balle di bonus. Anzi, più balle che bonus. Diciamolo.

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