di Alfredo Morganti – 29 dicembre 2017
Oggi ‘Repubblica’ dice due cose, che fanno a pugni tra loro: da una parte scrive che Renzi punta tutto sul gioco di squadra, e vorrebbe in pista i ministri più popolari, a partire dal premier Gentiloni. Dall’altra, lo stesso premier nel Consiglio dei Ministri si sarebbe smarcato da Renzi anche apertamente: pare che abbia persino canticchiato ‘libero veramente’, citando ‘La Radio’ di Eugenio Finardi. Bel gioco di squadra, direi, se Gentiloni si sente libero di correre da sé mentre dovrebbe, invece, a sentire Renzi, fare gruppo.
Ma la cosa che lascia più stupefatti non è nemmeno questa contraddizione palmare, quanto le dichiarazioni fatte dallo stesso Renzi pochi giorni fa. Dinanzi ai sondaggi in picchiata, il toscano ha dichiarato che il PD pagherebbe proprio il fatto di stare al governo. Lasciando quasi intendere che il governo in questione, quello che perde punti, sarebbe quello di Gentiloni. Pare che questa intervista non sia piaciuta a quest’ultimo, e si capisce anche il perché. Di qui la canzoncina del premier, e il suo finardiano ‘libero, ma libero veramente’. Sulla campagna elettorale del PD pesa anche e viepiù il doppio registro linguistico e stilistico tra la ‘forza tranquilla’ (Ellekappa ironicamente, in una vignetta, dice ‘il sonno’) gentiloniana e l’irruenza caciarona di Renzi, che ha già fatto vasti danni in altre circostanze (vedi il referendum costituzionale).
Un doppio registro che lascia intravedere quale sia lo stato vero del PD in questa fase. Un partito frantumato, senza una strategia unitaria, in fase regressiva e in calo nel Paese. Vedrete. La richiesta di voto utile sarà (in negativo) la sola risposta possibile dinanzi alle sue divisioni e alla povertà politica (in positivo) che esprime attualmente. Nel frattempo, i vertici del partito sembrano più preoccupati di recuperare supposti crediti che di esprimere uno straccio di politica all’altezza della crisi e del futuro di questo Paese.