Pd, Jim Messina è dentro di loro

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 1 marzo 2018

Il guru deve aver detto a Renzi, con l’approssimarsi delle urne, che deve caratterizzare il PD come ‘forza tranquilla’ (non ‘serena’, perché porta sfiga), pronta a contrapporsi agli ‘estremisti’ (parola chiave renziana di queste ultime ore). Mostrando di aver compreso la lezione, lui ha paventato quindi ai giornali la possibilità di governi leghisti, grillini, e finanche grillino-leghisti. Fare leva sulla paura, sul rischio, servirebbe a evidenziare la propria qualità di equilibratore e di timoniere in un mare tempestoso. Tutte chiacchiere, evidentemente, perché il rottamatore toscano è più estremista di Berlusconi. Egemonizzata dalla comunicazione, la politica si è ridotta a quattro regolette mediali e comportamentali e poco più. Una di queste è che servono ‘mostri’ da sbattere in prima pagina, per scaricare su di essi un severo rancore, senza se e senza ma. Per farsi paladini dell’ordine, della moralità, della tolleranza zero, che fa tanto uomini di governo à la Minniti. Mostri che siano deboli, piccoli, soli, ultimi, magari donne, magari indignate, perché così non si rischia niente e le si può schiacciare senza remore. Figure dell’estremismo da usare come punching ball politico.

Ah, dimenticavo. D’Alema. Quello deve esserci sempre, come il prezzemolo, come mercoledì. Evocato in tutti le modalità e le tipologie che Dio ha mandato in terra. La più ricorrente è: se votate il partito di D’Alema votate per gli ‘estremisti’ (cfr. il Corsera di oggi). È una specie di formuletta ben tornita che riassume ed evoca un po’ tutto: gli estremisti, il diavolo dalemiano, quelli che sotto sotto restano comunisti e quindi ‘cattivi’, compresa la fake news per cui il voto a LeU vorrebbe dire far perdere i ‘buoni’ del PD. Boiata pazzesca, direbbe Fantozzi. Un sistema per 2/3 proporzionale, a tre poli, con coalizioni destinate a sfasciarsi al primo soffio di vento, come potrebbe annoverare la necessità di un voto utile? Il voto al “partito di D’Alema”, come dice Renzi, è semplicemente un voto a LeU. Serve a conferirgli una forza, serve a definire dei rapporti che poi in un Parlamento rappresentativo esprimeranno un indirizzo politico. Il voto disgiunto sono stati loro a non volerlo, scagliando sul Parlamento otto (8) voti di fiducia, mica altri. Cosa cianciano adesso? Sta messo male Renzi, lo si vede da come è ostaggio dei comunicatori e delle proprie fisime mediatiche. La verità è che Jim Messina è dentro di loro, ha preso possesso della loro anima, e nemmeno un rito, un esorcismo o qualche formula in latino, a questo punto della fiera, potrebbe salvarli.

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