PD flop ai banchetti: poca gente e tanta disillusione

per Gabriella
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Url fonte: https://infosannio.wordpress.com/2015/12/06/partito-democratico-flop-ai-banchetti-poca-gente-e-tanta-disillusione/

da il Fatto quotidiano) –  6 dicembre 2015

Lui, il premier-segretario, è rimasto nella “sua” Rignano a inaugurare questa “cosa meravigliosa”, ovvero i duemila banchetti che il Pd porta in piazza (ieri e oggi) per dare “coraggio” all’ Italia che “deve essere in grado di ripartire”.

Ma in giro per le città, a Matteo Renzi, non tutti sono venuti a portare messaggi di assoluta speranza. A Torino, per esempio, c’ è tanto materiale da distribuire, ma poca gente. “È la prima volta in un anno che ci chiedono di uscire dai circoli, per parlare con la base. Forse qualcosa sta cambiando”, dice Paolo Benedetti, giovane membro di uno dei circoli Pd più in crisi del torinese. “Le tessere erano 200 ora sono 50”, gli fa eco Adriana, 32 anni siciliana, iscritta dai tempi dei Ds: “Non sono contenta del partito e nemmeno di Renzi. Ha vinto le primarie, ma il Pd non è suo, per questo ne faccio parte, per cambiarlo”.

Il banchetto è al mercato di piazza Madama, nel cuore di San Salvario, quartiere gentrificato dove i ristoranti bio hanno preso il posto dei phone center magrebini, che a loro volta avevano soppiantato le botteghe artigiane. A rappresentare i democratici sono venuti tre trentenni, ma a parlare con loro si fermano solo persone di una certa età: “Del resto la popolazione di Torino è in prevalenza composta di anziani”, sottolinea pronto il segretario provinciale Fabrizio Morri.

“Salvini è una merda e i 5stelle sono infidi” giudizi netti quelli della 73enne signora Ricca, professoressa in pensione. “Renzi è un ganzo. Voto Pd da anni, ma questa è la prima volta che faccio la tessera” dice un’ altra signora distinta, mentre consegna 50 euro, per l’ iscrizione sua e del marito.

Nunzia ha invece le tessere degli ultimi cinque anni tutte conservate gelosamente con la carta d’ identità: “Renzi ci guiderà per i prossimi vent’ anni, ma scelgo il Pd per Fassino, per il radicamento locale. Vivo qui da 44 anni e la città sta andando sempre meglio”.

Non proprio quello che pensano a Roma, dove il commissario del partito, Matteo Orfini, ha scelto di incontrare gli iscritti a Tor Bella Monaca, una delle periferie più complicate della Capitale, con i suoi palazzoni popolari senza manutenzione e i rifiuti che traboccano dai cassonetti.

A ridosso del mercato rionale una ventina di militanti Pd allestisce il banchetto, ma l’organizzazione è minimale: niente bandiere di partito appese, il volantinaggio non è indicato nemmeno sulla mappa digitale della federazione. La parola d’ordine è disillusione. Verso gli slogan del governo innanzitutto. “L’Italia riparte? Per cortesia, ma avete visto dove siamo? Facciamo i seri”, dice un militante. E poi per i dirigenti del partito.

“Credo nel Pd, la base è la nostra forza, ma la federazione romana non ha fatto nulla per questa periferia”, riflette amareggiato un pensionato. Orfini ci mette la faccia: “Il Pd vuole ripartire proprio da qui, dove la gente vive situazioni complicate”. Una commerciante lo ferma: “Perché hai cambiato idea su Marino?”. Lui replica: “Perché ha combinato una quantità di casini, qui per voi ha fatto qualcosa? No. Gli avevo detto di lavorare sulle periferie, non lo ha fatto”. Lei insiste: “Tu sei bravo ma Renzi è troppo Fonzie, dice cose che poi non fa, qui siamo nel degrado, devo votare Grillo?”.

Orfini sorride: “E che ti risolvono i 5 Stelle? Guarda cosa fanno nel le città dove governano”. Il riferimento, ovvio, è a Livorno, dove da giorni è in corso una campagna contro il sindaco M5S Nogarin, accusato di stare mandando a rotoli la municipalizzata dei rifiuti. Ieri, a Livorno, Renzi ha mandato Simona Bonafè e Andrea Romano. Ma l’iniziativa non ha suscitato il clamore previsto: pochi partecipanti, nessuna contestazione.

Non va meglio a Milano.

Accanto al Piccolo Teatro Strehler, di gente, al gazebo del Pd, se ne vede poca. Eppure per buona parte della mattinata è presente il numero due del partito, il vicesegretario Lorenzo Guerini. Con lui una ventina di militanti dei circoli cittadini che si alternano dietro al banchetto. Sopra, in bella mostra, le brochure per promuovere l’ operato del governo. Nessun volantino dà invece informazioni sulle primarie. La loro data del resto non è certa, mentre sia il favorito Giuseppe Sala, sia la probabile sfidante Francesca Balzani al momento sono solo candidati potenziali.

Non resta che ascoltare gli iscritti: “Sala in passato si sarà anche sporcato le mani con quelli di destra – dice Patrizia del circolo Barona – ma ora ha detto chiaramente di essere del Pd ed è una persona capace”. Mister Expo ha già ricevuto la benedizione di Renzi: “È l’ uomo giusto”, sostiene Rita del circolo Giambellino, zona popolare della periferia sud ovest. Lei ha 65 anni, un passato di militanza nel Pci e non è una renziana di ferro (“del premier non mi piace l’atteggiamento da giovane intemperante”), ma su Sala non ha dubbi: “Milano è diventata finalmente una città europea, lui interpreta bene questo momento”.

E il rischio di spaccare la sinistra, se Sel non ci sta? “Di divisioni a sinistra ne ho già vissute tante. Se Sel non ci sta, è responsabilità di Sel”. Luciana voterebbe invece Emanuele Fiano, che è lì accanto e non si sbilancia sul suo possibile ritiro: “Cosa farò se Sala si candida? Valuterò con serietà quando il quadro si chiarirà”.

Sono già cominciate, invece, le manovre per far ritirare Pierfrancesco Majorino. Spiega Paola Giudiceandrea, segretaria del circolo Lia Bianchi: “È chiaro che lui e Balzani si portano via voti a vicenda”. Intanto nessuno sa se lunedì partirà davvero la raccolta di firme per le candidature. La data è stata fissata tempo fa, ma l’ ultimo litigio tra Pd e Sel non si è ancora ricomposto.

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