Fonte: Alganews
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di Lucio Giordano – 7 giugno 2016
Com’era bello il mio Pd. A leggere infatti i risultati delle amministrative, il quadro è ancora peggiore di quel che si prospettava ieri. Il partito di Renzi perde dappertutto. E’ un’emorragia di voti devastante. Un terremoto dal nono grado della scala Mercalli. Sarà poi distruzione totale, se i renziani dovessero perdere anche Milano o Torino, data per scontata la sconfitta a Roma e la vittoria quasi certa a Bologna. Un disastro di proporzioni bibliche.
E allora sì, è giusto ripeterlo: com’era bello il mio Pd, quello che votavo ai tempi di Bersani segretario. Vinse Pierluigi. E vinse, grazie alla coalizione con Sel, le politiche del 2013. Nessuna narrazione potrà mai smentire questo dato, anche perché l’ex sindaco di Firenze, governa proprio con quei voti. Poi è arrivato lui, il giovanotto di Rignano sull’Arno, ed è stato il dramma dem. Il restauratore, invece di rottamare, ha rimesso ai propri posti le figure della prima repubblica. Appoggiato, in questa sua operazione chirurgica, dai poteri forti, dagli industriali, dalla finanza internazionale, dai media. Si chiama operazione Gattopardo, cioè il vecchio della politica italiana che ritorna ai posti di comando.
Renzi ora si dichiara deluso del risultato. Ma deluso è un buffetto sulla guancia. Il termine esatto dovrebbe essere mortificato. E’ infatti una mortificazione perdere 500 mila elettori in pochi mesi. Non sarebbe riuscito nemmeno ad un dilettante della politica. A lui invece si. E non lenisce nemmeno le ferite renziane il fatto che praticamente Forza Italia non esista più, se non a Milano, che la Lega è sempre più un fenomeno regionale e arretra rispetto alle Europee, che la Meloni sia fuori dai ballottaggi. Gli alleati, poi: numeri da prefisso telefonico. Alfano, Ala. E più Verdini impazzava al fianco di Renzi, più l’elettore del Pd, disgustato, si allontanava dal suo vecchio partito.
La narrazione, infine: dire con tutta l’arroganza del mondo che l’Italia riparte quando purtroppo non è vero, è una forzatura che sa di presa in giro verso i tanti, troppi che non arrivano più a fine mese. E non significa esser gufi, a ribadirlo ancora una volta. E’ semplicemente dire la verità, come gli italiani avrebbero preferito. Meglio infatti sapere che l’economia va male, piuttosto che illudersi su una ripresa che non c’è. Anche l’elettore meno smaliziato, inoltre, sa ormai che la riforma elettorale, quella costituzionale, il jobs act hanno rappresentato un’enorme perdita di tempo. L’unica priorità in questi due anni era far ripartire l’economia, per tutti, e non per i pochi straricchi del Paese. Renzi ha fatto tutto il contrario. Ed eccoli i risultati. Nella tabella che vedete qui sotto sono addirittura impietosi. Definirla una caporetto renziana vuol dire essere gentili.
Questo insomma lo stato dell’arte. E’ chiaro che a questo punto, come sembra logico, l’unica soluzione per non far naufragare completamente il Pd, siano le dimissioni di Renzi da segretario del partito. Dimissioni immediate e assolutamente necessarie. Anzi, indispensabili. E forse non basteranno nemmeno. Inutile dunque tirarla per le lunghe, attendendo i ballottaggi, prima di scatenare l’inferno. Il quadro della situazione è chiarissimo, impietoso. Anche vincendo, la sconfitta dei renziani è inequivocabile. Lo dicevamo solo qualche giorno fa: l’ex sindaco di Firenze, infatti, ha ormai tutti contro, a parte il manipolo di affezionati. Commissariare il Pd napoletano è aria fritta, oltre che un gesto disperato. Aggrapparsi alla scialuppa di salvataggio accusando la sinistra del Pd, serve solo ad allungare i giorni della sua agonia politica. La realtà è che il tempo renziano è scaduto. Scaduto per sempre. Dovrebbe fare un gesto nobile, Matteo: ritirarsi dalla politica. E non se perde il referendum costituzionale che certamente perderà. Deve farlo subito, questo gesto. Per il bene dell’Italia e di quel che rimane del Pd.