di Alfredo Morganti – 19 aprile 2019
Non si può mediare all’infinito, appunto.
«Sono basito. La Direzione è stata fatta in modo unitario, le liste per le europee idem e con tutte le sfumature […] nelle testa di lista. I gruppi hanno legittimamente scelto di restare come sono, anche per problemi interni alla minoranza. Ma non si può stare in maggioranza e all’opposizione del partito allo stesso tempo. Il congresso ci ha chiesto di cambiare, non si può mediare all’infinito […] Ma ora basta liti, pensiamo a vincere le europee».
Io queste frasi le ho già sentite. Sono un specie di refrain, che alla fin fine ripetono un po’ tutti quelli che si avvicendano, da un po’ di tempo, nella leadership. Sono parole ormai dettate da un modo di essere consolidato, da uno stile che si replica ad libitum, da equilibri ossificati, da un linguaggio cementificato, da caratteri e situazioni che hanno preso il sopravvento sugli stessi dirigenti che si susseguono l’uno dopo l’altro. Si diventa ventriloqui, alla fine. Parla l’Essere per tutti. Ma quand’è così, non è meglio prenderne atto, andare oltre questa coazione a ripetere e rifare il progetto daccapo, su altre basi, altri connotati culturali, altra koinè? Demolizione e ricostruzione si usa dire nei piani regolatori urbani. Certo, proprio così. Lo dico con passione politica, senza dispregio. Guardando al futuro, non al passato.