di Alfredo Morganti – 22 marzo 2016
Legge sui partiti, si gioca con il fuoco
Siccome non ci facciamo mancare niente (non basta l’incidente in Catalogna, né gli attentati di Bruxelles, né il conflitto in Siria, né l’immigrazione, la deflazione, il referendum sulle trivelle, quello costituzionale, gli scandali bancari, ecc.) ecco che il Sole 24 Ore già annuncia un nuovo fronte, stavolta succosamente politico: la legge sui partiti. Argomento delicatissimo, direi. Ebbene, secondo Emilia Patta, l’articolista, ci sarebbero due fronti all’interno dello stesso PD. Uno di questi (Guerini, Orfini) vorrebbe “l’imposizione di standard di democrazia interna pena l’esclusione dalle elezioni”. Non so a quali standard si riferiscono. Di certo mi spaventa una legge che escluda un partito dalle elezioni. Però posso immaginare che un partito ormai liquido, dove un uomo solo al comando detta la linea, dove si viaggia a colpi di fiducia, che riunisce le direzioni soltanto per vedere una selva di braccia sollevate al primo accenno dalla presidenza, dove o sei favore o sei fuori, e soprattutto dove il Capo minaccia di chiudere i conti con l’opposizione interna, non possa affatto soddisfare degli standard democratici minimi! E così implorerei con tutto il cuore Orfini e Guerini di recedere dalla loro richiesta. Ci sarebbe il rischio, perché no?, che proprio il PD possa non soddisfare taluni standard minimi di democrazia interna, e alla fine possa essere escluso dalle elezioni. Sarebbe clamoroso, da film, una cosa inenarrabile che non vorrei perdere nemmeno per tutto l’oro del mondo. Molto meglio che il lancio delle monetine. Una auto-nemesi totale di cui se ne parlerebbe per millenni nei manuali di storia dei partiti e nelle barzellette. Avanti così, e diventa una comica, altro che tragedia.