PD, altro che nuovo. Questo è il vecchio del vecchio

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti,

di Alfredo Morganti – 20 dicembre2015

C’è una curiosa intervista, oggi, del vice segretario del PD Guerini sull’U****. L’occasione-spinta (direbbe Montale) è il voto di Sinistra Italiana a favore della mozione di 5 stelle contro il ministro Boschi. Guerini dice che si è trattato in realtà di un attacco diretto al PD, e che quindi SI nasce solo per questo, per indebolire il partito democratico. Quest’ultimo, semmai, lavorerebbe fermamente per un’alleanza a sinistra come cinque anni fa, e sarebbe invece SEL che avrebbe cambiato opinione, secondo Guerini. Morale: il PD è un partito che guarda a sinistra, è la ‘vera’ sinistra, mentre SI è solo pronta a rafforzare rancorosamente Grillo, pur di battere Renzi.

Poi, però, nell’intervista compare una domandina maliziosa di Federica Fantozzi, l’intervistatrice. A proposito della vicenda della quattro banche (a cui la mozione Boschi è collegata) la giornalista chiede se il PD abbia dei sondaggi in mano tali da mostrare quanto la vicenda abbia inciso sul consenso a Renzi e al governo. “I sondaggi di questi giorni non vedono un particolare calo di consensi” risponde secco il vice segretario del PD. Notate come dice “particolari”: significa che calo c’è, ma non sarebbe “particolare”.
E invece il problema sussiste, altro che. Ipsos il 19 dicembre dà 5 stelle e PD quasi alla pari (due punti di differenza contro i 17 di gennaio scorso). Al ballottaggio uno-contro-uno vincerebbero i grillini (soprattutto se la destra non avrà nella circostanza elettorale una leadership importante). Il governo cala il consenso di 5 punti, Di Maio è in crescita a soli due punti da Renzi. Una tragedia, altro che. Concordano solo in parte Weber e Piepoli, che danno il PD meglio, ma non troppo. A Renzi lo salvano soprattutto i pensionati, ecco perché il bonus ai diciottenni, per imbonirli. “Con una destra senza un vero leader, il M5S sarebbe senza dubbio favorito al ballottaggio col PD” chiosa Piepoli.

Ecco allora la ragione dell’intervista di Guerini: alzare un argine contro il “nemico a sinistra”, quello che potrebbe raccogliere i voto di elettori PD perplessi o degli astenuti di sinistra. Tra un po’, fidatevi, risentirete la litania del voto utile. Renzi una volta disse, invece, che il PD non temeva l’esistenza di formazioni alla propria sinistra, anzi, e che non stavamo più ai tempi del vecchio PCI. Ma anche qui, tra le chiacchiere e la realtà c’è un baratro. Basta soltanto che le percentuali di voto traballino, ed ecco l’istinto di sopravvivenza che ti porta immediatamente a scovare ancora l’infido nemico a sinistra, quello che vuole solo il tuo male, e null’altro.

È curioso come l’avvicinamento al M5S sul caso dei giudici costituzionali (motivato anche dalla ragione di ammansire i grillini) corrisponda alla ‘scomunica’ di Fassina e compagni, che vorrebbero a detta di Guerini solo il male del PD e nessun’altra scopo concreto. Ma sono due gesti discordi, contraddittori: si rabboniscono gli uni (gli effettivi avversari) e si bastonano gli altri (i potenziali alleati). Quasi a confessare il timore che il vero nemico del PD è quello che ti fa concorrenza diretta, non quello che ti è davvero avversario e rischia di soffiarti Palazzo Chigi. Che il vero nemico sta sempre a sinistra, che il vero nemico è la sinistra. Tanto più per un partito che, dalla scalata renziana in poi, nasce per polverizzare e disperdere quel che ne resta. Altro che nuovo. Questo è il vecchio del vecchio. Solo camuffato di novità.

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