Fonte: huffingtonpost
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di Alessandro De Angelis – 6 dicembre 2017
Il Pd come un fortino isolato, e in guerra col mondo sulle banche. In Transatlantico rimbalza la notizia dell’esito della riunione di Campo Progressista. Gianni Cuperlo è plumbeo. Parla fitto con Andrea Martella: “Campo Progressista va con Grasso e Pisapia si è ritirato. Diciamo che siamo coalizzati solo con una parte di noi stessi. Temo che ci sarà lo smottamento”. L’altro: “Temo anche io. Che capolavoro. Una legge che prevede la coalizione senza averla”.
È franata l’intera operazione “liste civetta”, portata avanti da Fassino in queste settimane: una lista a sinistra con l’ex sindaco di Milano, per togliere voti a Grasso e una al centro, per intercettare un po’ di voto moderato. La riunione dei parlamentari di Pisapia, in un albergo romano, è drammatica. Da un lato ci sono gli ex Sel, Ciccio Ferrara, Furfaro, Zaratti e gli altri. Dall’altro l’ala moderata di Tabacci, Monaco, Catania. Dura ore. I primi sono insofferenti dopo il bagno di folla per Grasso: “Qua non è un problema solo di ius soli. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso, ma non si può andare avanti così”. Gli altri insistono per tenere aperto un rapporto col Pd. Pisapia non riesce a tenerli assieme: “Abbiamo chiesto discontinuità sul programma – dice un ex Sel – e non c’è. Abbiamo chiesto discontinuità sulla leadership e Renzi va in tv a dire tutto bene. Adesso basta”.
È l’implosione di un progetto. Alcuni parlamentari del gruppo erano già in sala domenica ad applaudire Grasso: Melilla, Bordo, Nicchi. Ora lo strappo degli altri. Sosterrà invece Liberi e Uguali Laura Boldrini, che però lo annuncerà solo dopo che sarà finito l’iter della manovra. Altri ancora come Dario Stefano, Luigi Manconi, Bruno Tabacci che restano nell’orbita del Pd. E Giuliano Pisapia che, come un Godot mai arrivato, verga il comunicato dell’abbandono.
Roberto Speranza è circondato da un gruppo folto dei suoi parlamentari: “Mi pare che il tema politico sia che avevamo ragione noi. Renzi è Renzi. E il Pd non ha una coalizione. Noi andiamo avanti come treni”. Soprattutto tra gli ottanta parlamentari della corrente di Orlando in parecchi hanno cercato un contatto, per provare a giocarsela con una candidatura nella nascente lista di sinistra.
E adesso il voto fa davvero paura. Perché è vero che Pisapia non ha folle oceaniche né un consenso bulgaro: “Ma – spiegano al Pd – ci viene meno una lista per intercettare uno o due punti di voto utile sottraendolo alla sinistra”. Resta il tentativo di trovare qualcuno disposto a mettere la faccia sull’operazione civetta, come il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, ma non è la stessa cosa. Manca anche la gamba di centro. L’abbandono di Alfano è un altro sgretolamento di un altro progetto: “Lupi – spiegano dentro Ap – sta cercando l’accordo con Berlusconi. Lorenzin e Pizzolante col Pd. Angelino sa di essere un problema sia per Berlusconi sia per Renzi. Nessuno dei due regge il suo nome”.
I parlamentari del Pd sono terrorizzati, il quartier generale sgomento. Per l’isolamento. E per la linea: “Ma dove andiamo in queste condizioni, da soli e in guerra con le banche?”. Alla chimera del “prederemo il 30 per cento”, che indica la Boschi in tv, credono davvero in pochi. Parecchi parlamentari ex ds hanno parlato in questi giorni col sondaggista Roberto Weber, con cui hanno una certa consuetudine. Il responso è da brivido per il Pd: “Sostiene – raccontano – che la lista di Grasso può prendere la doppia cifra”.
Il che significa che non esistono collegi sicuri. Neanche in Emilia e in Toscana. Segno dei tempi: anche a Rignano è nato un nutrito comitato per Grasso con lo “zampino” di Elisa Simoni, la “cugina” di Renzi che ha abbandonato il Pd. A dispetto delle dichiarazioni ufficiali, nel fortino renziano sono già iniziati i ragionamenti sui collegi sicuri e su come limitare i danni. Il problema si chiama Boschi. È dato per assodato che non si candiderà in Toscana. Per lei è iniziata la ricerca di un collegio sicuro e di un paracadute “proporzionale”. Si parla della Campania per il collegio e del Trentino per il proporzionale. Anche il tesoriere Francesco Bonifazi sarà tenuto lontano dalla Toscana. Posti in piedi sul proporzionale. Senza coalizione sui collegi può succedere di tutto.