Paul Krugman: Perché Donald Trump è peggio di 4 anni fa

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Paul Krugman
Fonte: La stampa

Paul Krugman: Perché Donald Trump è peggio di 4 anni fa

Qualcosa sta chiaramente accadendo a Donald Trump. Soltanto un anno fa, non credo che avrebbe iniziato un comizio con 12 minuti di osservazioni insensate sul defunto golfista Arnold Palmer, per poi concludere parlando delle dimensioni del suo pene. Anche se forse preferireste non sentirne parlare, è importante. Trump potrebbe ottenere di nuovo il controllo dell’arsenale nucleare americano e, a parte questo, il suo comportamento imponderabile dovrebbe essere di monito agli uomini d’affari che sdrammatizzano la sua devastante agenda economica nella convinzione che, nel caso sia eletto, Trump seguirà la ragione e desisterà dalle sue proposte peggiori.

 

In ogni caso, l’osservazione forse più inquietante fatta da Trump negli ultimi giorni è il commento spontaneo su Abraham Lincoln durante una sua apparizione a Fox News: «Lincoln probabilmente è stato un grande presidente. Come ho sempre detto, però, perché quella faccenda non fu risolta? Sono un tipo per cui… non ha proprio senso che ci sia stata una guerra civile».

Se lo è, il punto è questo: la Guerra civile non avrebbe potuto essere “risolta” moderando le richieste dei nordisti ai sudisti di rinunciare agli schiavi, perché una richiesta di questo tipo non ci fu.

 

Sì, gli stati del Nord avevano messo al bando la schiavitù all’interno dei loro confini e molti nordisti la consideravano abominevole. Gli abolizionisti dichiarati che cercavano di porre fine alla schiavitù ovunque, tuttavia, furono solo un’esigua minoranza. Se il Sud non si fosse scisso, la schiavitù avrebbe potuto andare avanti per decenni senza impedimento alcuno.

 

Come Lincoln spiegò nel suo importantissimo discorso del 1860 alla Cooper Union – che lo avviò alla nomination repubblicana e alla fine lo condusse alla presidenza –, il motivo per cui l’Unione stava affrontando una crisi esistenziale era una richiesta del Sud, nello specifico che il Nord non soltanto lasciasse andare avanti la schiavitù senza problemi, ma anche che tutelasse tale pratica dalle critiche.

Lincoln sostenne che la controversia dei proprietari di schiavi con gli stati liberi non si imperniava sul fatto che i nordisti stavano nuocendo ai loro interessi materiali – non lo facevano in maniera significativa –, ma sul semplice fatto che osavano definire la schiavitù un male. Che cosa ha a che fare questo con l’America di oggi?

 

In buona misura, la campagna di Trump resta finanziariamente a galla grazie a un gruppetto di miliardari risentiti, in particolare Elon Musk. Perché questi miliardari (perlopiù uomini) sono così insoddisfatti? Non penso che lo siano soprattutto per interessi economici personali – i ricchissimi pagheranno meno tasse, in caso di vittoria di Trump, ma in fondo Musk ha ridotto in cenere milioni di dollari, forse anche miliardi, per perseguire la sua agenda politica. No, se li ascoltate attentamente noterete che sembrano parecchio infastiditi da quello che Musk chiama il “woke mind virus”.

 

Penso che la maggior parte di questi miliardari farebbe molta fatica a definire con esattezza la wokeness, ma che cosa ha questa di tanto terribile? A prescindere da ciò che è, la wokeness di sicuro non ha intralciato i profitti e i prezzi delle azioni in forte rialzo. Un tema ricorrente, per altro, è la sua critica degli abusi commessi da persone che hanno potere: alcuni potenti non riescono assolutamente ad accettare l’idea che ad altri sia consentito esprimersi sui loro possibili abusi, per non parlare dell’idea secondo cui il governo dovrebbe fare qualcosa al riguardo.

Secondo me questo significa che molte persone, inclusi soprattutto i ricchi e i potenti, che immaginano che le loro vite andranno avanti come prima, in caso di vittoria di Trump – perché non sono esse stesse immigrati senza documenti o parte dei “fake news media” o impiegati federali che potrebbero essere tacciati di slealtà, o chiunque altro a cui Trump allude quando parla di “nemico interno” – si stanno facendo molte illusioni. Trump e molti della sua cerchia sono ipersensibili alle critiche e, in caso di sua vittoria, potete star certi che castigheranno i loro detrattori, chiunque essi siano, esigendo dichiarazioni di lealtà su tutta la linea.

Questa prospettiva mi allarma tanto quanto l’idea di mettere a capo del nostro arsenale atomico un uomo che sputa volgarità in maniera incontrollabile.

Traduzione di Anna Bissanti

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