PATRIARCATO

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

PATRIARCATO

L’illustrazione ci ricorda l’immaginario doloroso della guerra in atto.

Nelle fotografie che vediamo sui giornali, ammesso che non siano fotomontaggi, vedo raffigurati volti che alludono senza possibilità di equivoco a protagonisti maschili in armi, pronti e schierati. Sono quelli che si apprestano alla battaglia diretta. Le donne sono l’eccezione che conferma la regola. È una delle caratterizzazioni del conflitto, che pur si combatte da remoto mediante le diavolerie che la tecnologia mette a disposizione. Volti maschili tesi, truci, oppure concentrati nell’atto di benedire truppe.

  Abbiamo qui lo spunto per accennare al patriarcato. Il patriarcato è presente trasversalmente nelle società, e nel militarismo ne vediamo il volto più oscuro e minaccioso. Militarismo e patriarcato vanno a braccetto. È trasgressivo solo accennarne, e bisogna pure trovare le parole adatte, perchè l’ordine patriarcale si istituisce proprio nel linguaggio ed attraverso il linguaggio. Si tratta di trasgredire nientemeno che l’”ordine naturale” in cui il patriarcato si colloca nelle coscienze di molti.

Interiorizzato com’è, è più difficile da far emergere come denominatore comune nel nostro immaginario collettivo. E qui mi viene alla memoria quell’acuto pensatore che è stato Edgar Allan Poe:

.“Esiste un gioco enigmistico che prevede l’utilizzo di una mappa. Un giocatore chiede all’altro di trovare una parola – un nome di città, di fiume, di stato o impero – insomma una parola qualunque tra quelle collocate nell’eterogenea e variegata mappa. Un novellino di solito cerca di mettere in difficoltà i suoi avversari scegliendo una parola scritta in caratteri minuti; l’esperto, invece, sceglie le parole a caratteri enormi che si estendono da un lato all’altro della mappa.

Queste, come le insegne troppo grandi e i manifesti enormi, sfuggono all’attenzione perché risultano troppo evidenti; e qui la distrazione fisica è proprio identica alla disinvoltura morale con cui l’intelletto sorvola su quelle considerazioni troppo vistose ed eccessivamente palpabili.*

Può sorprendere ma è così. Alla mentalità corrente può non piacere che il patriarcato si esplichi nel militarismo, ma il pregiudizio non rende meno vere questa verità, solo non la osserva. C’è la diffusa narrazione dei media giornalistici più venduti che mira a tranquillizzare, e ci sono voci isolate che smuovono il terreno, si interrogano dalla zona di confine in cui si trovano. Dal linguaggio militarista si cerca di minimizzarle, se non denigrarle. Non è una novità. La donna proprio dal linguaggio è stata minimizzata e divenuta soggetto da enunciare e su cui decidere.

Ora appare possibile che divenga soggetto che enuncia, critica e decide. Parlare di questi temi penosi e dolorosi rappresenta una forma di comprendere l’orrore del militarismo che sta divenendo norma.

La prevalente posizione contraria all’invio di armamenti e il timido pacifismo che sta affiorando sembrerebbe indicare un cambio di coscienza al quale le donne e il femminile della società hanno contribuito.

Il patriarcato, filiazione del maschilismo e le sue sfumature, a ben vedere non ha nulla di ordine naturale, bensì appare con una derivazione e filiazione spirituale ben definita e facilmente riconoscibile a chi ha seguito articoli precedenti a cui mi richiamerò.

  La nostra navigazione umana, spinta da venti favorevoli, si svolge tra due correnti che in vari modi l’hanno accompagnata e condizionata. L’evoluzione umana è l’opera d’arte più grande che mai si sia vista, in progress. Occorre però avere la vista adatta. Come in ogni opera d’arte, vi sono gli errori, le prove, i rifacimenti e gli scarti.

  Se ci abbandoniamo alle due correnti siamo preda di illusioni, inganni, fughe dalla realtà, materialismo, egoismi accentuati e deliri di potere. Ma sbaglieremmo se dicessimo che esse siano pericolose e malevoli in sé, quando sono sfruttate saggiamente. Sebbene rappresentino poteri reali contrari all’ordine generale dell’Universo, hanno comunque una sfera definita di attività, per così dire legale, e la Creazione si è servita di esse.

La loro pericolosità comincia quando oltrepassano i limiti, ovvero quando ci avviciniamo al loro flusso senza precauzioni né piena coscienza da parte nostra. Noi ci libriamo tra due estremi, come tra Scilla e Cariddi. Uno ci induce all’immaginazione, l’altro ci presenta il miraggio dell’inganno materiale. Le due correnti entrano nella nostra evoluzione nella misura in cui noi lo permettiamo con le nostre scelte. Parlerò soprattutto della prima corrente, a cui mi sembra di dover ascrivere il patriarcato nelle sue innumerevoli sfumature, tutte riconducibili all’egoismo e l’egocentrismo.

La prima corrente, se ci avviciniamo in eccesso a Scilla, fa diminuire l’interesse per il prossimo, e incrementa la sua azione influendo sulla vita dei sentimenti, le emozioni, le passioni, gli impulsi e i desideri. E questa corrente di suo tende a superare i suoi limiti, influendo sulla vita dei sentimenti, le emozioni, le passioni, gli impulsi e i desideri. Il suo obbiettivo legale sarebbe separare la vita dei sentimenti dal mondo fisico per spiritualizzarla, e fin qua niente male, ma poi si eccede fino a farci edificare una specie di isola di esistenza, come un regno isolato.

Quello che chiamiamo amore egoista, amore per il bene di noi stessi, da dove proviene? In fondo, esso è una inversione a modo di gira volta dell’amore e dell’anelito per i mondi spirituali. Noi abbiamo in fondo amore e nostalgia dello spirito. Quando ci sentiamo spinti ad abbracciare e vivere lo spirito, comprenderne motivi e presenze, tutto ciò nasce dal giusto amore per lo spirito. Questo amore per il proprio bene è giustificato e deve esistere, perché siamo esseri con profonde radici nei mondi elevati, ed è nostro compito scegliere di perfezionarci, di staccarci con equilibrio dal mondo dei sensi e penetrare nei mondi elevati. Quindi ciò che è grande e sublime, che trasporta ed eleva l’evoluzione della Umanità è dipeso e dipende dagli impulsi della corrente che fluisce vicino a Scilla.

Ma ora essa ci può indurre a scambiare i due mondi l’uno con l’altro, rendere l’amore fisico simile all’amore spirituale, deviare l’anelito per perfezionarci nello spirito e farlo divenire amore egoista che vuole perfezionarsi qui nel mondo fisico. Nell’amore umano comune una persona ama per il suo benessere e tornaconto, quindi con egoismo, e ciò indica un eco distorto della sua affezione per lo spirito, deviata e trasposta. La verità è che ogni grado di amore egoista rivela una certa distorsione dovuta a tale corrente.

Se invece l’amore per un altro essere umano è disinteressato, altruista, se la persona ama il bene dell’altra, se è ricettiva alle qualità dell’essere che ama, allora è a salvo delle influenze estreme e ne riceve gli impulsi legali. Qui nasce il fondamento della vita etica. Se invece si alimenta l’amore e il desiderio per il proprio beneficio, il proprio benessere e il proprio piacere, ci si trova sotto l’influenza di Scilla.

Finiamo per amare cercando il nostro beneficio, il benessere e il piacere, ci piace risiedere in quel regno isolato dal quale guardare il mondo circostante. Questo è il lato in ombra di Scilla, quando entra nel nostra natura emozionale e volitiva dotandola di egoismo, nutrendola in aggiunta di orgoglio, presunzione, aria aristocratica, emotività accesa, soggettività estrema, fantasia senza freni, divagazioni arbitrarie, fluire e rifluire di sentimenti.. Aspetti della esposizione alla sua influenza sono le allusioni al “Mondo là fuori”, al considerarsi eletto tra pochi e prescelto conoscitore della verità. Fino alle estreme manifestazioni del fondamentalismo religioso, alla xenofobia, al suprematismo, all’antisemitismo, all’odio razziale, alla distinzione tra noi e loro con la carica di paura ed odio.

Le cose sono inoltre complicate perchè agisce anche l’altra corrente del materialismo e ne risulta una miscela esplosiva. Il materialismo ha ispirato legalmente il nostro pensare preciso, aguzzo, razionale. Grazie ai suoi impulsi abbiamo sviluppato l’intelletto, il pensare astratto e la cognizione razionale basata solamente sui processi sensoriali. Ma allo stesso tempo si eccede e promuove in noi l’illusione che la materia sia l’unica realtà, la realtà ultima. Ci risulta più difficile accettare che i nostri giudizi siano soggetti a sottili influenze, perché li consideriamo manifestazioni elaborate personalmente dalla nostra individualità, dunque razionali ed intelligenti. Appunto, il lavoro di Cariddi è più subdolo. Egli ci fa sentire sicuri nei nostri giudizi, per cui ci sembra di sapere già tutto così bene che si risolvono subito dubbi e incertezze.

Quindi, alla prima distorsione che ci spinge all’egoismo estremo e fonda il patriarcato si aggiunge l’illusione della materia come unica realtà e l’abbandono di ogni ricerca dello spirito. È ben difficile la navigazione tra Scilla e Cariddi, se non si osservano queste due correnti e si procede nel centro.

FILOTEO NICOLINI

* Il racconto “La lettera rubata” fu scritta e pubblicata da Edgar Allan Poe nel 1845 per la Rivista The Chamber’s Journal

Immagine: Giovane donna, Pablo Picasso

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