Il Pasticciaccio delle elezioni sulle spoglie di Roma capitale

per Gian Franco Ferraris

Roma: siamo di fronte a un pasticciaccio nella imminenza delle elezioni per la scelta del futuro sindaco, dopo la congiura di Orfini che ha liquidato l’amministrazione di Ignazio Marino dal notaio, dove i consiglieri del PD insieme a quelli dell’opposizione hanno sottoscritto le dimissioni.

Tutte le forze politiche dovrebbero  proporre ai cittadini i candidati più competitivi per vincere la elezioni, senonchè al momento pare che  tutti agiscano al meglio per perdere le elezioni, a partire dal movimento 5 stelle che non ha ancora individuato il candidato e neanche il programma per risollevare la nostra povera Capitale, tanto che sorge il dubbio che Grillo, Casaleggio e C. non abbiano l’intenzione di amministrare Roma perchè se le elezioni politiche si terranno nel 2018, due anni di guida della Capitale con probabile fallimento delle aspettative potrebbe essere un ostacolo per la possibile vittoria delle elezioni politiche.

Tuttavia,  è davvero sorprendente il comportamento delle forze politiche della destra: dopo la pessima amministrazione di Alemanno, la destra aveva  la possibilità di vincere le elezioni, bastava appoggiare Alfio Marchini, l’unico Guazzaloca possibile o perlomeno candidare un esponente del centrodestra conosciuto, popolare. Ma no, era troppo facile e allora hanno preferito prima rivolgersi all’incolpevole Rita Dalla Chiesa e poi scegliere Bertolaso, il miglior candidato possibile se l’obiettivo è quello di sparire dalla circolazione per lasciare il campo al partito della nazione. Con lucidità, l’intellettuale di destra Pierangelo Buttafuoco fotografa la situazione:

https://infosannio.wordpress.com/2016/02/14/pierangelo-buttafuoco-che-stupida-la-destra-che-prende-bertolaso-e-sbarra-la-strada-a-marchini/

Il Partito della Nazione ha un servo sciocco. È il Partito dell’Inazione: la carretta di naufraghi su cui si radunano i rimasugli del dopo Berlusconi in forma di leghisti, ex An e quel che resta di Forza Italia.

L’abulia politica della destra para il sacco a Matteo Renzi se le mosse sullo scacchiere elettorale delle prossime amministrative prenotano la Caporetto più che certa a Milano, a Torino e anche a Roma dove – dopo il disastro di Ignazio Marino, pur con la pessima prova di Gianni Alemanno – poteva perfino vincere.

Altri esponenti della destra hanno censurato la candidatura di Bertolaso, a partire dall’ex governatore del Lazio Francesco Storace:

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/mai-bertolaso-storace-non-ci-sta-sciropparsi-ex-capo-118514.htm

«Io mi candido – promette Storace perché dopo Mafia capitale non vorrei fare una campagna elettorale per Bertolaso con il codice penale in mano».

e Gianfranco Fini: “Diciamo la verità: è l’ammissione del fallimento della politica nel campo del centrodestra, incapace di selezionare una classe dirigente”.

Probabilmente la verità è ancora nelle parole di Buttafuoco: “sbarrare la strada a Marchini che sceglie di sfidare la sinistra (e Matteo Renzi in persona) la dice lunga e la spiega bene, la destra. Dice dello stupido potere di veto proprio di una banda di furbastri legati al potere e ai gettoni. Spiega infine la giostra di veti incrociati – giusto per garantire famiglie e familiari – nel rantolo di una ridotta: uno scranno al consiglio comunale.”

A dire il vero anche la candidatura assurda di Bertolaso ha qualche chances, almeno a leggere i proclami di ottimismo di uno dei maggiori responsabili del disastro Pd a Roma, Matteo Orfini: ‘a Roma vinciamo facile’:

http://www.termometropolitico.it/1207667_comunali-roma-orfini-sicuro-vinciamo-facile.html

Orfini pare proprio non rendersi conto del disastro che ha combinato insieme a Renzi con la sua sciagurata gestione. Dopo aver accoltellato un sindaco eletto dai cittadini,  la credibilità del Pd romano ha subito e inferto un grave danno: la pretesa di giocare un ruolo da protagonista in questa fase non è oggettivamente credibile.  Walter Tocci ha proposto, non ascoltato, di ritirare ilsimbolo del Pd alle elezioni e di appoggiare una lista civica di centro-sinistra, la barca di Fabrizio Barca è affondata e inoltre esisterebbe un piano di retroscena:

http://www.lettera43.it/politica/campidoglio-il-piano-anti-renzi-di-d-alema-e-veltroni_43675233448.htm

“Massimo D’Alema e Walter Veltroni potrebbero seriamente, attraverso la candidatura alle Primarie per la corsa alla guida del Campidoglio di Roberto Morassut, prendersi la loro rivincita su Matteo Renzi, il loro rottamatore”. Il piano se esiste è piuttosto assurdo perchè se Morassut vincesse le primarie e perdesse le amministrative consentirebbe a Renzi di sfilarsi dalle gravi responsabilità che hanno portato il Pd a Roma a questo disastro e addossarle ad altri. Sempre la stessa fonte riporta un comportamento che se fosse vero avrebbe del grottesco. Il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, che aveva assicurato l’appoggio a Giachetti, preso alla sprovvista, in privato avrebbe già confidato ai fedelissimi la sua linea: metà voti a Giachetti e metà a Morassut.

In questo quadro desolato si distingue, a mio parere, Stefano Fassina che  ha proposto “di costruire insieme a Ignazio Marino e la gente che ha attorno la rappresentazione di un cambiamento”.

https://www.nuovatlantide.org/fassina-insieme-ignazio-marino-dare-svolta-reale-cambiamento/

Fassina non nasconde che l’esperienza della amministrazione di Marino  ” ha avuto dei limiti” ma è consapevole della esigenza inderogabile, a Roma come nel Paese, di mettere in campo una opzione di sinistra che esca dalla marginalità, conflittualità e estremismo. Così come è inderogabile proporre un programma nelle città di qualità e di combiamento della gestione di potere esistente e rispettoso degli interessi generali e della qualità della vita delle persone in carne ed ossa.

Gian Franco Ferraris  14 febbraio 2016

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