Il Partito del Sì

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti,

di Alfredo Morganti 14 aprile 2016

A Renzi il PD non è mai piaciuto. Altrimenti sarebbe intervenuto alle riunioni di partito ancor prima di divenirne il segretario grazie a una generosa deroga e al lancio di un’OPA. In questi anni ha stretto accordi e patti (come quello del Nazareno) per prepararne il superamento (sostanziale e poi magari anche formale). Lui per primo ha parlato di Partito della Nazione, lui per primo ha agito per creare una boa centrale a cui ancorare il partito per evitarne scivolamenti a sinistra. Abbiamo assistito a una intensa opera di modellamento e rimodellamento politico e organizzativo che ha aperto una fase di transizione tra il ‘vecchio’ PD (mai amato, perché troppo ‘politicizzato’, troppo conflittuale) e il ‘nuovo’ PD (o cos’altro) che dovrebbe invece essere cucito attorno a lui come un abito di sartoria. Una specie di tranquillo consesso del premier.

L’occasione adesso è arrivata. Ed è ghiottissima. La formazione dei ‘Comitati per il Sì’ per il referendum costituzionale di ottobre. Il nome è tutto un programma. Già tempo or sono disse (e fece scrivere sui pezzi di propaganda) che si deve passare dai ‘No’ ai ‘Sì’ nei confronti dell’azione del governo. Il claim fu: “c’è chi dice sì”, parodiando una canzone di Vasco Rossi. A lui piace chi gli dice ‘Sì’, non c’è niente da fare, e apprezza poco chi dice ‘No’ e chi, lui dice, “si lamenta sempre” e non capisce che il governo lavora invece per il bene degli italiani. Adesso si passerà dalle parole ai fatti. I ‘Comitati per il Sì’ sono il prodromo del nuovo partito, sono il nucleo di combattenti iniziali, sono la scintilla che farà scoppiare l’incendio, una specie di moderna milizia ‘apartitica’ pronta a lanciare un nuovo progetto politico. Un nuovo patto d’acciaio con gli italiani. Col PD si è scherzato, il Partito del Sì adesso fa sul serio.

Come tutte le iniziative renziane, i Comitati per il Sì nasceranno a latere del PD, né troppo vicino ma nemmeno troppo lontano. Ci saranno dentro nuovi militanti renziani che si porranno dentro/fuori al vecchio partito e che, sull’onda della nuova Costituzione, avvieranno una nuova fase nella vita del Paese. Una fase che supererà i caratteri della precedente, che proporrà stili e schemi per nulla equiparabili ai vecchi riti e alle vecchie convinzioni. ‘Disintermediazione’ sarà la parola chiave: meno corpi intermedi, rapido arco decisionale, iter politico-amministrativi concisi, potere all’esecutivo e forte limitazione dell’autonomia parlamentare, rafforzamento della figura del premier, riduzione della partecipazione e forme plebiscitarie, premi concreti e bonus alle ambizioni personali, individui invece di collettività, privato invece di pubblico, comunicazione invece di politica. “Madamina il catalogo è questo”: asciutto ed evidente anche ai ciechi.

PS. C’è chi dice che il referendum sulle trivelle sarebbe ‘pretestuoso’. E invece quello costituzionale cosa sarebbe, se non l’occasione della vita per molti outsider di provincia? Se non un chiavistello politico per arrivare laddove l’attuale Costituzione e il Parlamento nella sua autonomia non avrebbero mai consentito a nessuno? Dico: a nessuno?

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