di Antonio Napoletano su facebook
In politica chi semina il vento delle parole al vento raccoglie tempesta. E cosi’ e’ stato. Sel si suicida politicamente e lo fa nel momento peggiore con la motivazione peggiore e nella totale assenza/irrilevanza di qualsiasi seria analisi di se’ e delle altre forze politiche, del governo, di Renzi, dell’Europa e l’Italia.
Un disastro.
Niki Vendola e’ l’ autore di questo misfatto e paga con la fuga dei suoi quel suo modo brillante e immaginifico d’inventarsi mediazioni verbali, narrazioni appunto, che fino a ieri ha reiterato in modo coatto e insensato, pensando d’avere col suo eloquio ridondante una sorta di dispensa al rispetto del principio di realta’.
Da sempre in bilico tra spinte contrapposte, appena quietate dal sottogoverno di centrosinistra, SEL si e’ retta, fino alla convergenza su Bersani, sull’idea, neppure troppo elaborata, che fosse alle viste una possibile alternativa repubblicana, alla francese in questa italia devastata dal berlusconismo prima e dal populismo selvaggio poi.
Così non ha mai voluto fare i conti fino in fondo coi numeri e colla sua stessa pochezza come ‘partito’, non a caso personale.
Il salto di corsia a gara ancora in corso – la trista avventura bersaniana stoppata da un vecchio presidente inguaribilmente fedele alla sua storia – l’ha prima portata a rincorrere Grillo, eppoi, a cose fatte, a impossibili (almeno sulla carta) occhieggiamenti (rifiutati, e’ necessario precisare) verso Renzi. Il fenomeno, col quale, senza costrutto e mostrando una profonda incapacita’ a comprendere la ‘fase’ in cui si era entrati, ritenendolo portatore di una visione convergente e , comunque, non disponibile a larghe intese.
Parola feticcio, in nome della quale, Vendola ha detto e fatto tutto e il suo contrario. Questo non poteva non avere riflessi negli assetti interni, che anziche’ ricomporre e rilanciare ‘SEL’ l’hanno via via svuotata anche della propensione a stazionare sul quel tessuto unicamente verbale col quale , volta a volta, Vendola s’illudeva e illudeva di ricucire e rilanciare.
La cosa incredibile e’ che Vendola, in tutta questa avventura, non ha mai – dico mai – speso piu’ di trenta secondi per spronare, criticare, incontrare le sinistre interne al PD. Anzi, per certi versi, ha dato piu’ che l’impressione che quella ‘narcolessi’- operata sotto la direzione di mabuse/D’Alema (noto giocatore su tutti i tavoli)- andasse proprio a fagiolo alla SEL di Vendola, dandole l’ebrezza della sola sinistra in campo e, quindi, sollevandolo dall’obbligo, sempre piu’ impellente, di un chiarimemnto interno sulla base di una ricognizione realistica e non di comodo della situazione politica ed economico-sociale. La guerra di religione fatta a Letta, l’occasione non compresa che la spaccatura del PDL e la messa fuori gioco di Berlusconi, rimescolavabno le carte e che , dunque, coraggiossamente allora l’entrata al governo avrebbe potuto portare frutti, ne ha fatto e nei fatti (oltre che nelle solite parole al vento) uno dei corifei della resistibile ascesa di Matteo Renzi.
Cosi’, SEL si e’ scoperta da tutti i lati e con gli interlocutori del suo affabulante capetto del tutto sordi alle sue, ormai inascoltabili giaculatorie, contro le ‘larghe intese’.
L’invenzione, sofferta della lista col il greco e’ stato l’ultimo conato di questa velleitaria e affannosa ricerca di una via d’uscita.
Fermo restando il pressing inesausto alla sua sinistra (si fa per dire) di tutti gli uomini dei ‘comitati’ e della loro inevitabile inconsistente cultura sia di lotta che di governo.
Ed e’ cosi’ che di fronte a Gennaro Migliore e i suoi, Vendola non potesse opporre che petizioni di principio e una linea politica ampiamente bocciata per la sua evidente impraticabilita’.
Troppo poco per bloccare il fascino indiscreto del populismo renziano che ha finito per squassare coi suoi venti la barchetta di SEL, fatta per bordeggiare e non per affrontare il mare aperto.
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da Il Fatto Quotidiano | 18 giugno 2014
Sel, Migliore si dimette da capogruppo. Vendola: “Restiamo all’opposizione”
Caos dopo la spaccatura sul decreto Irpef. Il leader: “A tutti dico: va’ dove ti porta il cuore. Certo, andare in soccorso dei vincitori non è uno stile innovativo della vita pubblica italiana”. Dopo Aiello e Ragosta altri tre parlamentari pronti a passare al Pd
Il capogruppo di Sel alla Camera, Gennaro Migliore, si è dimesso. Il presidente di Sel, Nichi Vendola, ha accettato. “Domani (19 giugno) riuniamo la segreteria nazionale. Si apre una fase di discussione”, spiega il coordinatore nazionale Nicola Fratoianni all’Adnkronos. E’ il primo effetto della spaccatura all’interno del gruppo parlamentare subito prima del voto sul decreto Irpef: l’assemblea dei deputati ha approvato a maggioranza (17 a 15) di votare a favore del testo che darà il via alla misura degli 80 euro in busta paga voluto dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ma è un riflesso dell’assemblea nazionale di sabato scorso che aveva apparentemente congelato le divisioni interne tra chi vorrebbe un legame sempre più forte con il Pd del nuovo corso renziano e chi punta all’autonomia e alla costruzione di un soggetto più forte a sinistra del “gigante” democratico.
Vendola usa parole chiare: “La differenza tra essere renziani e non renziani è esattamente quella che passa tra combattere ed arrendersi – dice – La vicenda del dibattito interno nostro si è letta come una divisione tra filo-renziani e anti-renziani, Sel, nonostante il fascino che i vincitori hanno, non può dichiararsi filo-renziana”. E in riferimento ai parlamentari che hanno scelto nei giorni scorsi di lasciare Sel per passare al Pd risponde: “A tutti dico va’ dove ti porta il cuore, spero naturalmente che la comunità rimanga il più possibile integra, osservo – e non mi riferisco ovviamente a Gennaro Migliore ma a qualcun altro che è già andato via – che andare in soccorso dei vincitori non è proprio uno stile innovativo nella vita pubblica italiana”. Ad ogni modo, precisa Vendola, “non credo che Renzi stia facendo dello scouting su Sel. E comunque non credo gli convenga”. A quanto si apprende, infatti, dopo Ferdinando Aiello, seguito da Michele Ragosta, sarebbero in dirittura di arrivo altri tre passaggi da Sel al Pd: si tratterebbe di due deputati e di un senatore.
Le dimissioni di Migliore, secondo quanto apprende l’agenzia politica Public Policy, sono arrivate già martedì sera, al termine dell’Assemblea che aveva in realtà visto vincere la sua proposta, ovvero quella di votare sì al dl Irpef, ma aveva chiarito la rottura del gruppo. Vendola è arrivato alla Camera per ricompattare le fila ma anche per analizzare la spaccatura ormai evidente tra chi vuole avvicinarsi al Pd e chi invece vuole rimanere all’opposizione. Durante una nuova assemblea del gruppo di oggi pomeriggio sarebbe stata contestata la decisione perché così la minoranza del partito che ha di fatto sovvertito la linea assunta dal congresso di Sel, per avvicinarsi al Pd. Durante l’assemblea Vendola ha usato poche parole per dire che le dimissioni di Migliore venivano accettate ma che “così non funziona”. Secondo il leader di Sel serve “un approfondimento, una riflessione”.
“Nessuno ha chiesto le dimissioni di Migliore”, ha aggiunto Vendola, ma l’ex capogruppo Sel “ha avuto tra le mani una mancata ricomposizione dell’unità del gruppo. Il luogo che ha il potere di decidere sulla linea politica di un partito è il Congresso e un gruppo parlamentare non può essere in alcun modo un impedimento a questa linea”. Il presidente di Sel ha comunque sottolineato come da parte di Migliore ci sia stata la dimostrazione di “una grande responsabilità”.