Fonte: IlSudEst,it
di MARIANNA STURBA 3 novembre 2018
In Italia franano strade, esondano fiumi, si formano tornado, ma il problema sono i migranti.
Questo ci si vuol far credere, si distrae la platea con invasioni e violenze, sapientemente selezionate, che hanno lo scopo di far piazza pulita di altre urgenze e tematiche, che sono meno populiste e di sicuro meno facili da risolvere. Anzi, in continuaità con il silenzio su certi fenomeni naturali, si parla di “condono” per Ischia, di Tap, di Ilva, di Tav e di decreto Genova non avvertendo neanche lontanamente l’urgenza ambientale in cui stiamo vivendo e negando quanto promesso durante le elezioni.
Mentre guardiamo altrove, veniamo invasi da fiumi, violentati da una natura che sembra reagire alla nostra presenza, una natura che ci rigetta percependoci come altro da sé. Le condizioni metereologiche degli ultimi giorni raccontano nei fatti tutto questo, e raccontano un’Italia non adeguata rispetto a importanti e pericolosi cambiamenti climatici che raccontano nei fatti la globalizzazione in atto, che prima che culturale e commerciale è climatica.
Ma a Roma la visione Ecologista rialza la testa e torna a gridare la propria importanza, la propria specifica visione del mondo, la propria valenza politica.
Il giorno 30 Ottobre, provocatoriamente a bordo di un barcone sul Tevere, si è riunita l’area ambientalista e cosmopolita della sinistra, quell’area che guarda al mondo per analizzare e dare risposte alle urgenze ambientali, e che non si lascia distrarre. Titolo dell’incontro, “Il clima è pesante”: è pesante perché viviamo in un clima politico teso, pieno di frizioni e di labili e contradditori equilibri che raccontano di un’Italia e un’Europa in trasformazione, ed il clima è “pesante” perché la natura da “madre amorevole” si sta trasformando in “madre matrigna”.
Presenti rappresentanti storici della sinistra ecologista, Paolo Cento, che ha ben raccontato le mille contraddizioni espresse da questo governo e l’urgenza di tornare ad occupare lo spazio che la cultura ecologista merita, e la Senatrice Loredana De Petris che ha illustrato anche le mille battaglie che caratterizzano la sinistra ecologista e che vanno assolutamente recuperate nei fatti nelle parole e nella ultura; Guido Pollice ora presidente dell’Associazione “Vas”(verdi, ambiente e società) che con un linguaggio ancora fresco e concreto ha saputo risvegliare la platea ad un attivismo meno sommesso e più attento a cogliere le urgenze dei propri territori; la Consigliera Comunale dell’Assemblea Capitolina Cristina Grancio ex 5stelle che ha confermato attraverso il racconto della sua esperienza le molte contraddizione fra parole ed azioni del gruppo in cui lei era stata eletta; il presidente dell’Associazione “Nuovo Inizio” Angelo Fredda che ha voluto far alzare lo sguardo verso l’Europa senza timore con energia e competenza ambientalista; Giampiero Morroni amministratore rietino che ha portato l’esperienza del suo territorio e i due rappresentanti della Segreteria Regionale Lazio di Sinistra Italiana Mattia Ciampicacigli che si è occupato di introdurre il tema dando una lettura dei fenomeni presenti in Europa e Marianna Sturba che per la segreteria ha la delega all’ambiente che ha illustrato le urgenze nazionali con particolare attenzione ai numeri e le casistiche del Lazio.
Insomma, uno sguardo composito e completo, che ha cercato di mettere insieme le risorse che ancora credono nella svolta ecologista e che non accettano di essere una “proposta in un programma”, ma ambiscono a trasformarsi in “un Programma ecologico come proposta integrata”. Fanno ben sperare i risultati avuti nei Grunen tedeschi che in Assia e in Baviera si sono attestati al 20%, ma i dati vanno letti ma anche analizzati e se noi prestiamo la giusta attenzione a questo risultato, come ad altri avuti nel passato, lo sguardo ecologista vince, e diventa argine ad altri venti populisti, quando si ha il coraggio di scommettere al 100% su un impianto ecologista; quando il “piano verde” diventa piattaforma su cui declinare le altre voci e non quando , a latere di un programma, due parole, e poche righe promettono un intervento di riconversione ecologica. L’impianto di base deve tornare a rispondere alle urgenze dei territori non proponendo sporadici e agognati finanziamenti di aiuto post tragedie, ma una riconversione ecologica vera, globale, che inverta la rotta e cambi le nostre abitudini, entrando nelle scuole, nella cultura, nel normale agito quotidiano, per dimostrare come la cura del pianeta sia l’unica risposta possibile all’autodistruzione che ha introdotto l’uomo con il suo adattare l’ambiente alle proprie esigenze.