NUCLEARE TRA SCIENZA E COSCIENZA

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

                                                NUCLEARE TRA SCIENZA E COSCIENZA

   Ora si riapre il dibattito sul nucleare in Italia.  Perché parlarne? È vero che formule grafici e statistiche rischiarano le tenebre dell’irrazionale e tracciano un confine netto tra ciò che è vero e ciò che non lo è? Come affrontare l’argomento con una visione umana e spirituale allo stesso tempo che squarci le altre tenebre diffuse proprio dalla scienza e dalle tecnologie connesse?

  Dipendiamo dalle centrali termo elettriche e da ancora poche fonti rinnovabili e scarsamente inquinanti per soddisfare la crescente voracità di energia disponibile. Delle molte conseguenze dell’energia nucleare prodotta nella centrali,  tre sono quelle note a tutti: la radiazione, i rifiuti radioattivi, la catastrofe. Sorvoliamo sulla proliferazione di armi mortifere, e parliamo del cosiddetto “atomo della pace”. È buono rinfrescarci la memoria  su questi pericoli che la stessa scienza riconosce ma che aspira a “superare” con nuove tecnologie. La radiazione è prodotta in ogni processo nucleare, in piccole quantità in reattori di ricerca e nella medicina nucleare, in quantità spaventose nelle centrali di potenza e comparabili con l’esplosione di una bomba. Naturalmente molta di questa radiazione viene confinata all’interno del reattore, ma non tutta. Parte di essa sfugge alla schermatura e viene “rilasciata” nell’aria, nell’acqua, nel suolo. È noto che le radiazioni causano vari tipi di cancro e vari danni e mutazioni  genetiche, e gli effetti sono in proporzione diretta alla esposizione. I rischi associati alle radiazioni ionizzanti sono reali, e l’esposizione è cumulativa. Inoltre alcuni isotopi conservano a lungo il loro potenziale letale. E’ stato documentato con l’era atomica l’aumento della incidenza del cancro, della mortalità infantile, deformazioni genetiche nei siti adiacenti ai reattori. Il fatto è che le sostanze radioattive emettono radiazioni ionizzanti capaci di distruggere, istantaneamente o col passar del tempo, virtualmente tutte le forme di vita. Il problema dei residui e delle scorie radioattive continua ad esistere: a tanti anni che ci separano dallo spegnimento dell’ultimo reattore in Italia non siamo ancora in grado di localizzare un sito per depositare i rifiuti radioattivi del passato! Né il terzo scenario prevedibile è confortante: la catastrofe. Mai negata la possibilità in tempi di pace, e si aggiunga anche quello che potrebbe accadere in caso di un attacco terrorista o di una guerra. Oppure nel caso accaduto a Fukushima. Ricordo la esistenza di piani di evacuazione di New York. Vi sono stati varie emergenze nei reattori dovute ad errore umano. Chernobyl dovrebbe definitivamente ammonirci. Ora il dibattito si riaccende perché ci viene detto che sono allo studio nuove tecnologie di ultima generazione che promettono una sicurezza elevata, minori scorie radioattive e costi di gestione contenuti.

  Vanno qui alcune considerazioni che seguono la linea di un precedente studio sulla comprensione dei fenomeni elettrici (Il buio dell’elettricità) ¹ e a cui rimando chi legge queste righe. Per iniziare, ricordo che l’argomento fondamentale per mostrare che la massa e l’energia stanno in proporzione tra di loro fu discusso su un piano puramente teorico derivato dalla teoria dell’elettricità. È la relazione fondamentale per il calcolo della enorme quantità di energia rilasciata.

  Dicevo che l’elettricità mi pone quindi problemi cognitivi e si copre con un velo che la occulta alla mia comprensione. Per avvicinarci ora al velo che occulta la natura dell’energia nucleare, è necessaria una considerazione preliminare. Convinto  della mia conformità col Mondo, nel mio essere completo cerco le risposte agli enigmi che il Mondo esterno suscita. L’energia nucleare mi rimanda alla materia. La materia mi appare un enigma, di materia è il mio corpo, nel mio essere troverò la chiave per interpretarla e comprenderla.

La polarità di contrazione ed espansione ci accompagna dal nostro primo vagito all’ultimo respiro, riflessa nel ritmo di sistole e diastole. È legge cosmica la contrazione e l’espansione, la densificazione e la rarefazione. L’essere umano non può vivere inconsapevole nel mondo materiale senza conoscere tale legge spirituale. Questa polarità è il miracoloso segreto aperto che crea nuova vita e si incarica di dissolverla in un perenne fluire. E’ la legge che sottende i cicli cosmici e naturali. Una pietra è soggetta ad erosione, una radice diviene humus. Il nostro corpo fisico si accomuna al regno minerale,  perché alla morte  abbiamo un esempio estremo di tale divisibilità comune alle cose materiali. Il nostro corpo fisico alla nascita si addensa, alla morte si disintegra. Ciò che raggiunge il suo stato più denso comincia da sé una lenta e naturale disintegrazione  perché le forze formative che hanno fatto solidificare la materia sono ora in qualche modo rilasciate. È l’alternanza di espansione e contrazione. Questi processi naturali non sono dovuti alla nostra azione e possiamo liberamente assistervi, collaborarvi.

  Se prendiamo le civiltà del passato, la gente costruiva le loro abitazioni in un modo diverso dall’attuale, esse facevano uso cosciente di ciò che la Natura offrisse di materiali vegetali per costruire, e si limitavano a completarli.  Avevano un senso di rispetto per l’ambiente e di ringraziamento agli esseri spirituali che avevano elargito tali doni. Non aggiungevano distruzione umana a quella naturale dei cicli cosmici ma solo quando era necessario e con  sublime gratitudine. Il fuoco era sacro, non era visto come un processo prosaico di combustione di legna o olio ma come una esperienza spirituale, religiosa.

   Oggi si costruisce partendo da un prosaico e massiccio saccheggio di quanto ci circonda con frammenti portati prima alla rottura, prodotti di distruzione. La nostra civiltà si basa sempre più su prodotti derivanti dalla distruzione. Quelli che ora ci appaiono come combustibili fossili sono stati processi di creazione di vita nel passato. Osserviamo anche gli sforzi persistenti della Scienza per penetrare nella realtà materiale sempre più all’interno e all’esterno dei nostri moderati perimetri. La conoscenza degli oggetti fisici è cresciuta in proporzione. Essi occupano spazio. Nel lontano passato il Tempo giocava un ruolo essenziale, era la scansione delle Ere, delle epoche, degli Imperi che si succedevano. Lo Spazio aveva invece un ruolo secondario e ausiliare. Poi, qualcosa accadde: l’idea di Spazio cominciò a sorgere, per opera di Copernico, di Giordano Bruno, di Galileo e Keplero. Ora lo Spazio cominciava ad avere un importante funzione nell’immagine dinamica dell’Universo. Poi la misurazione dei minimi dettagli della materia si sviluppò in grado crescente.

  Si scoprì allora che le cose hanno due aspetti in comune, occupano spazio e a causa di ciò possono essere indagate nei minimi dettagli. Si scoprì che esse sono divisibili. Sono frammentabili. Si è cominciato a suddividerle, a frammentarle sempre più.

La materia è stata suddivisa e disintegrata per l’azione umana prosaica e non equilibrata dal rispetto per la Creazione. 

Il cammino della scienza si è diretto verso gli oggetti senza comprendere bene né il processo  di creazione-contrazione da stati meno densi, né quello di dissoluzione-espansione, approfondendo invece l’indagine dei più piccoli componenti di questi oggetti, suddividendoli sempre più per cercarne i segreti, e in ciò facendo si è accettato come logico spingere il processo di morte-dissoluzione fino all’estremo di dichiarare trionfalmente che l’atomo era stato sfasciato. Non deve sfuggire l’aspetto di violenza rispetto alla decomposizione naturale. La fissione nucleare artificiale è probabilmente il processo più violento che mette in evidenza forze della morte, ai confini della materia fisica.

  Naturalmente le reazioni nucleari sono all’ordine del giorno negli interni stellari, la radioattività è una normale componente dell’ambiente naturale, ovvero siamo esposti alle radiazioni naturali. Il problema sorge nel momento in cui ci siamo messi a mimare. Perché presumere che la materia sia semplicemente lì distesa, inattiva, a nostra disposizione, solo per diventare vittima della nostra maestria? Naturalmente, pensiamo che la materia debba essere domata se vogliamo usarla ed estrarre le sue energie, ma ogni volta che non siamo in grado di sostenere il corso della azione con umane considerazioni e benevolenti motivi, ma siamo interessati alla conoscenza fine a se stessa, come spesso accade nella ricerca di base, è alta la possibilità che il bene immediato non sia mai un vero bene per l’essere umano.

 La mortifera radiazione risultante è un fenomeno non osservabile dai nostri sensi ed è il sub naturale che manifesta proprio le forze della morte scatenate. Possono essere benefiche per l’Umanità? Le sub particelle e le forze già non ci appaiono più come “blocchi di costruzione” ma come “frammenti” della materia. Le radiazioni risultanti sono un fenomeno che non può essere percepito dai sensi di cui siamo provvisti da Madre Natura,  allo stesso modo in cui non percepiamo l’elettricità ma solo i suoi effetti indiretti. Ciò dovrebbe far riflettere. Ne proviamo sgomento, e non possiamo rifugiarci in una comoda rimozione collettiva.

Nel nostro intendere umano, e in questo faccio appello al senso comune,  ci muoviamo nella vita quotidiana tra oggetti materiali che mostrano certe qualità sensoriali, è l’archetipo della materia: la coesistenza palese di qualità sensorie. Ecco come la materia ci appare nel sano quotidiano: nel suono, nel colore, nello stato termico, nel sapore, nell’odore. Questa è la nostra dimensione umana naturale. In un certo senso “nuotiamo” nella luce, nel suono, nel calore.

La luce ha costruito l’occhio, così il suono ha edificato l’orecchio, e così pure abbiamo un tipo di organo diffuso che percepisce il calore. Poi la scienza ha scoperto l’infrarosso, l’ultravioletto, le radiazioni ionizzanti che per esempio ci giungono dal Sole, i raggi cosmici. Sono manifestazioni estreme di fenomeni violenti a scala macroscopica che accompagnano l’evoluzione stellare. Noi non li percepiamo direttamente. I fenomeni atomici e nucleari trascendono la nostra percezione, sono al di sotto della nostra soglia percettiva. Entriamo in una dimensione al di sotto della soglia sensibile, un mondo che può essere afferrato dagli addetti ai lavori solo attraverso immagini di pensiero. Dovremmo riconoscere nelle manifestazioni al di sotto della soglia sensoriale il cartello segnalatore di avviso. Allo stesso modo, non c’è un organo sensoriale per l’elettricità con il quale si possa percepirla. Siamo però oltremodo sensibili e soggetti alla energia elettromagnetica che diffusamente avvolge le nostre vite.

   Per avvicinarmi alla natura della materia e dunque dell’energia nucleare devo considerare i diversi stati di coscienza come nell’articolo sull’elettricità. Le conclusioni erano che per sperimentare la materia e la forza di gravità devo ricorrere alla volontà applicata. La volontà, al pari di materia, elettricità e forza appartengono a una sfera di cui ho coscienza ottusa, addormentata. Ne ho una coscienza opaca, ed è a questa regione dell’anima a cui dobbiamo ricorrere per inquadrare i fenomeni della materia e quelli elettrici e nucleari  che ad essa sono legati.

   Deve ora farmi ben riflettere il fatto che mentre percepisco perfettamente la luce, il suono, il calore, la Natura non mi ha dotato di un senso che percepisca l’elettricità né le manifestazioni dell’energia nucleare. Col senso dell’udito e del linguaggio posso percepire nientemeno che l’interiorità di altri esseri umani, intendermi con essi; col senso della vista apprezzare i colori del mondo che mi circonda, gioire ed orientarmi in esso.  Ma la Natura non mi ha dotato di un senso per percepire l’elettricità né le radiazioni nucleari. Esse per loro natura appartengono ad una regione ottusa della coscienza.

  Abbiamo bisogno di un pensiero che sia capace di riconoscere quello che è in gioco senza appoggiarsi su misurazioni rassicuranti, su rischi calcolati, danni collaterali e via dicendo, perché abbiamo bisogno di innalzarci. Ciò solo ci permette di riconoscere la “natura” del nucleare come una forza di morte, comprenderla come tale ed assumerne moralmente le conseguenze.

Nel mondo meccanico e tecnologico, sprovvisto di spirito, così come ci viene dato dalla scienza moderna, dobbiamo trovare lo spirito.

L’epoca che ci tocca vivere è orientata completamente verso le conoscenze di natura tecnica. E c’è una ragione evolutiva per questo. Non abbiamo scelta, se non assumere questo approccio e fare uso dei concetti e dell’intelletto che abbiamo sviluppato. Ma sempre mettendo al primo piano la coscienza.

Se nel dibattito sul nucleare non ci uniamo con quello che percepiamo con il nostro essere interno, ma ci limitiamo solo  a quello che può funzionare in termini tecnici, non scorgiamo più impulsi morali. Di fronte alla Natura osservata con i sensi possiamo scorgere le leggi naturali ed asservirle alla tecnologia, ma siamo incapaci di trovare impulsi morali attraverso la sola scienza.

Eppure dobbiamo trovare lo spirito dentro la tecnica, dove  esso si cela, nella sfera della moralità. Per divenire liberi dobbiamo di necessità vivere coscientemente le tecnologie in questa ora cruciale.

FILOTEO NICOLINI

Immagine : SERTAO, CANDIDO PORTINARI

     1 https://www.nuovatlantide.org/il-buio-dellelettricita/

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