I
Questo disgraziatissimo 2020 mi ha regalato l’ultima amarezza. La caduta di un altro mito.
Massimo D’Alema, per ragioni biografiche, culturali e perfino sentimentali, occupava ancora un posto nella mia personale e ormai sgangherata mitologia.
Gli ero talmente affezionato da esserne quasi ipnotizzato. Su di lui non accettavo critiche, obiezioni, insinuazioni. Era la testa pensante della sinistra, e per me era il migliore.
D’Alema continuava ad essere il “lider maximo” al quale in più occasioni, assieme ad altri “fedelissimi”, feci da cordone di sicurezza nei servizi d’ordine organizzati dal Partito, in occasione delle sue manifestazioni milanesi.
Dopo le sue proposte di favorire l’ingresso regolare di quote d’immigrati in modo da “poter scegliere solo quelli che servono alla nostra economia”, il piedistallo, sul quale lo avevo collocato, iniziò a dare segni di cedimento…
L’intervista sul Corriere della Sera rilasciata ad Antonio Polito lo ha fatto definitivamente crollare.
In tanti difendiamo il governo Conte, sia per quanto di buono, in condizioni difficilissime, riesce a fare, sia perché non ha alternative.
E tuttavia, definire di sinistra il partito dei “vaffa” e dell’antipolitica e immaginare un nuovo partito della sinistra che includa Renzi, Calenda, Bonino, sembra incredibile, detto da uno con la sua storia.
Il culmine, però lo raggiunge quando afferma che “se la destra fosse più matura, se riconoscesse che il Covid è una tragedia ben peggiore di quanto aveva predetto, e che l’Europa è oggi per noi la soluzione e non il problema, e si proponesse per un governo di più ampie intese, si potrebbero seguire altre strade”.
Dunque, la destra non è fascista, non è razzista, ma soltanto poco matura…
E del PCI, Massimo D’Alema cosa salverebbe? Forse l’ideologia, la critica al capitalismo, l’antifascismo, ecc.? No. Porterebbe, invece, nel nuovo partito “la serietà, il metodo, la responsabilità dei dirigenti”.
Ciliegina sulla vomitevole torta: “Berlusconi, in confronto ad altri, appare uno statista”, e la sua rivista culturale Italianieuropei ospiterà articoli di Giorgia Meloni e di Giancarlo Giorgetti.
D’Alema del porco non butta via proprio niente. E’ perfino più eclettico di Veltroni.
E tuttavia, non credo che l’ultima furbata della volpe del Salento, riuscirà ad assicurargli l’uva del Quirinale.
Nondum matura est!