Non c’è Renzi 1 e 2 senza Renzi 3

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=1371

di Lucia Del Grosso – 17 giugno 2015

Comunque si considerino, i risultati dei ballottaggi di domenica sono una disfatta di Renzi.

Sono una sconfitta numerica (ma non è ridicolo consolarsi con la vittoria a Trani della batosta a Venezia, Arezzo, Matera, ecc. ecc.?)

Sono una sconfitta politica perché ora è veramente ufficiale che il PD non ha più un elettorato di riferimento, altro che zoccolo duro, nemmeno un’unghia. In termini territoriali (Arezzo, come si fa a perdere ad Arezzo? E a Matera?) e in termini di ceti di riferimento (il PD non prenderà più un voto dagli insegnanti per almeno 40 anni).

Ma c’è di peggio, molto peggio: sono il fallimento delle strategia di Renzi. E aveva solo quella. Non ha nessun piano B, né per gli immigrati, né per salvare se stesso.

Come è stato rilevato, nei 15 comuni maggiori dove si è tenuto il ballottaggio (Venezia, Arezzo, Chieti, Fermo, Lecco, Macerata, Mantova, Matera, Nuoro, Rovigo e Trani) tra il primo e il secondo turno, facendo la somma algebrica dei voti guadagnati e persi in ciascuno dei comuni considerati, il centrosinistra ne perde 7, cioè si limita a riprendere i voti del primo turno. Il centrodestra invece ne guadagna complessivamente 49.377.

Significa che l’Italicum, su cui ha massacrato la Costituzione, spaccato il partito, infranto la promessa di condividere le riforme, piallato il Parlamento e commesso tutti gli errori politici possibili e immaginabili, è da rottamare.

Per Renzi, andare a votare con questa legge, che ha voluto E fortissimamente voluto solo lui, significa andare a mettere la testa sotto la scure. Che genio!

Quindi non gli resta che segnare sul calendario i giorni che lo dividono dalla scadenza della legislatura.

E come arrivarci? Rinsavendo, venendo a più miti consigli, mediando con le minoranze, almeno smettendola con i suoi toni strafottenti?

Questo è quello che spera la minoranza PD, perseverando nell’errore di credere di poter governare Renzi facendo leva sui suoi punti deboli (e ora ne ha parecchi).

Ma Renzi ha giocato il tutto per tutto sulla sua immagine di rottamatore indomito, non sa recitare altri personaggi e non conosce un’altro copione.

E infatti già delira di ritorni al Renzi 1, di cui solo lui riesce a cogliere i segni distintivi rispetto al Renzi 2, nessun altro si è accorto del passaggio di fase.

La sinistra PD lasciasse ogni speranza di condizionarlo in qualche modo: Renzi deve inventarsi una riforma al giorno, una più folle dell’altra. E asfaltare la sinistra in Italia, è un’altra medaglia che deve appuntarsi al petto.

Naturalmente il centrosinistra perderà le elezioni, e stavolta non come Bersani, ma sonoramente.

Non c’è più niente che la sinistra PD possa fare per salvare il partito.

C’è altro da salvare in Italia: ricostruire una cultura politica, riorganizzare un movimento per frenare l’ansia di prestazione di Renzi, ricominciare ad indicare una visione alternativa dell’Italia e dell’Europa.

Ma è possibile farlo venendo a patti con un Renzi incattivito dal fallimento della sua strategia?

Perciò lasciate al suo destino Renzi 3: quello che se ne torna a Rignano.

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