“Non c’è niente di peggio, per i tacchini, che chiedere l’anticipo del Natale”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 9 gennaio 2017

Il tacchino

Paolo Franchi sul Corriere del 7 gennaio scorso, a proposito della voglia spasmodica di andare a votare dell’ex premier Renzi, ha citato Winston Churchill e il suo celebre aforisma sul tacchino: “Non c’è niente di peggio, per i tacchini, che chiedere l’anticipo del giorno di Natale”. Ecco, puntare ad anticipare le elezioni senza prima regole chiare, senza prima dei solidi passaggi politici (primo tra tutti sondare per davvero le ragioni della sconfitta al referendum), senza prima aver decantato questa atmosfera da barbari alle porte, è proprio da tacchini. È come aprire la strada al M5S, più di quanto già non sia. Franchi riesuma una vecchia locuzione, che si usava una volta rispetto ai fautori dello show down, della resa dei conti o della revanche com’è il caso dello sconfitto referendario n. 1. Lo fa per dire che ci troviamo effettivamente dinanzi a un gesto avventurista, privo di responsabilità. Anteporre la rivincita elettorale al bene del Paese, la vittoria all’interesse generale, il sé al noi, apre senz’altro la strada alla sconfitta definitiva. Peraltro, anche vincere in questo clima di fretta e trambusto, in queste condizioni di disorientamento e di spaesamento generale, in questa atmosfera da fine impero, vorrebbe dire restare comunque sconfitti.

Certo, pensare che il partito di maggioranza relativa italiano sia guidato con uno spirito ‘tacchinesco’ fa impressione. Che il segretario ex premier tenti l’azzardo come un giocatore sul tavolo verde, mette i brividi. Eppure questo succede quando non si ha attorno un vero gruppo dirigente, ma dei compagni di avventura. Se la cultura politica è sostituita dagli azzardi tattici. Se non si guida un partito ma “un cangiante aggregato politico-elettorale di personalità, gruppi, cordate e interessi tenuto insieme da un capo indiscusso e indiscutibile, almeno fin quando vince”(sempre Franchi). Perché è questo il fatto: puntare sulla vittoria come unico valore politico ti condanna poi a essere accantonato quando perdi (e Renzi è uno dei maggiori perdenti nella storia del PD!). Ti condanna a pensare da giocatore d’azzardo più di quanto tu non faccia. Ti condanna a giocarti “palle e pallucce”, come canta la Nuova Compagnia di Canto Popolare nella ‘Tammurriata alli uno… alli uno’, in un qualsiasi ‘vicariello’ della misera politica italiana. D’altronde, chi ha messo lo scettro in mano, tre anni fa, a un ambizioso outsider di provincia, avrebbe dovuto sapere che, oltre l’azzardo, la fine non sarebbe stata che questa.

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