NOI  E  IL  REGNO  ANIMALE

per Filoteo Nicolini

NOI  E  IL  REGNO  ANIMALE

In TUTTO LIBRI  di sabato 18 marzo c’è un racconto della Premio Nobel Olga Tokarezuck che richiama la nostra attenzione sulle sofferenze inflitte agli animali in tutte le epoche.

Che dire? È tempo di riconsiderare il nostro rapporto con la estesa fauna che ci circonda, di cui l’abitante della città ha poca o nulla coscienza. È un utile esercizio quello di interrogarsi sul proprio rapporto con gli animali. Non solo gli amicissimi gatti e cani.

Vorrei allora racontare esperienze vissute quando abitavo nel Sud America, dove era necessario abituarsi presto all’incontro con piccoli e medi animali. Frequenti le formiche, gli scarafaggi, anche in miniatura, le zanzare, i fastidiosi moscerini. Poco dopo il mio arrivo, timoroso e inesperto, stetti sul punto di ritornare precipitosamente in Italia un pomeriggio afoso quando visitai una umile casa. Seduto in un divano polveroso, in attesa di una tazzina di caffè filtrato per gravità come è costume ai Tropici, osservavo un lenzuolo bianco appeso a guisa di separè per la stanza adiacente. Era come dicevo una casa umile, e quel lenzuolo appeso certamente mi separava da un letto. Improvvisamente, vedo un enorme scarafaggio che si sposta su quel lenzuolo! Mai avrei immaginato una blatta così grande! Me ne vado oggi stesso mormorai tra me e me, non sopporterò mai questo Paese. Intanto lo scarafaggio si muoveva lentamente e allo stesso tempo si riduceva di  dimensioni. Che stava succedendo?  Mi accorsi finalmente che…..era l’ombra proiettata sul bianco del lenzuolo da una normalissima blatta illuminata da una lampada. Un effetto ottico! Fu un episodio degno del più umoristico realismo magico.

 

Così cominciarono i contatti e le emozioni con la fauna tropicale. Frequentemente si trovavano formichine in casa, o vi apparivano scarafaggini di diversa provenienza ed allora bisognava stare allerta e pronti alla caccia, magari in persecuzione con un infradito in mano. Bisognava essere veloci, ma si apprendeva rapidamente. Con le zanzare si inscenavano vere e proprie battaglie, ma spesso si batteva in ritirata e l’unica forma era rifugiarsi sotto la zanzariera, almeno per le zanzare di dimensioni normali. Infatti c’era nel tardo pomeriggio la presenza  di un invisibile infestante che punge senza scampo proprio nell’ora in cui ci si prepara per vedere il tramonto con un aperitivo in mano, ed allora l’unica forma per difendersi era rifugiarsi al coperto della casa, spegnere le luci e coprirsi con una tela leggera!

Si davano a volte incontri ravvicinati con piccoli serpenti, sia detto. Ci sono serpenti detti cacciatori, questi fuggono al minimo segnale di presenza umana, dal lato opposto preso da chi li ha scoperti che si ritira anch’esso prudentemente. O con ragni. Ci sono ragni di tutti i tipi, piccoli tessitori abitanti di angoli, tetti, travi e spigoli della casa. Poi ci sono ragni più grandi, pelosi, anche pericolosi, ed essi sono oggetto di attenzioni ostili da parte dell’umano. Scorpioncini abbondano vicino ai luoghi umidi e bisogna fare attenzione.

Ma ci sono anche serpenti velenosi che non fuggono, anzi  danno battaglia. Si trovano con frequenza nella savana, nei terreni incolti, si nascondono vicino alle pietre.

Poi ci sono anche varietà di boa. Ricordo un incontro fortuito vicino al portone di casa. Battetti in ritirata strategica dal lato opposto mentre il boa impaurito si allontanava dal lato opposto. E ricordo un episodio successo in occasione di un compleanno nella savana a ridosso della frontiera col Brasile.

 

Ero ospite di amici che avevano preparato carne al forno con verdure e patate.  Vidi costolette di forma circolare. Ad un certo punto chiesi per curiosità che cosa stavamo mangiando. Il mio vicino era esperto di caccia. Ci fu una certa reticenza iniziale, quasi un invito ad indovinare. Chiesi se era un animale di quatro zampe, e la risposta prudente fu che no. Allora, era forse un uccello grande con due zampe? Nemmeno.

Scartando animali con un numero dispari di zampe, conclusi che si trattava di….un boa, detto tragavenado. L’animale era stato sorpreso nel pollaio e subito fatto oggetto di attenzioni ostili. Erano tempi e luoghi dove l’approvigionamento  di viveri risultava difficile, era frequente servirsi di carne di cacciagione e tutte le opportunità venivano sfruttate.

Lucertole e gechi erano abitanti stanziali delle case di campagna, salivano al tetto ed era difficile sloggiarli. Ebbi addirittura due famiglie, ognuna rispettosa della casa dell’altra, la prima residente fuori del tetto e spostandosi sempre fuori della casa, la seconda stabile dentro, abilissima a spostarsi sul soffitto col dorso in basso! Le differenziavo, oltre per la zona di transito, anche perchè erano più grassottelle quelle di fuori, più snelle quelle interne.

Naturalmente, vivendo lontano da centri abitati e circondato dalla vegetazione, abbondavano animaletti per così dire domestici, come rane, rospi, topolini di campagna. Poi, in un crescendo di dimensioni si vedono armadillos, iguanas, acures y picures, chigüires, perros de agua, perezas, venados, rari tapiri. Fu segnalato anche un giaguaro che lì viene chiamato tigre americano. A poca distanza della casa non era infrequente vedere all’alba la volpe furtiva nei suoi spostamenti.  Uccelli e passerotti sono tali e tanti che si perde il conto: golondrinas, pico de plata, loros, guacamayas, guacharacas ruidosas. Vale a dire rondini, pappagalli e uccelli di varie specie.

Tutto ciò è preambulo per  dire che sviluppai una visione a 180°, attentissima ai piccoli movimenti, tracciando a destra e sinistra, sopra e sotto in modo, naturale, automatico. Me ne è rimasto un riflesso qui in Italia, a volte scambio la mia stessa ombra che si sposta per una minaccia potenziale.

Una ultima riflessione.

Sono oggi nel treno , mentre mi abbandono a pensieri nebulosi sul Senso del Sacro, quando ad un tratto mi accorgo di un insetto nero piccolissimo, cosa di due millimetri, che deambula sul dorso della mia mano destra. Due antenne minuscole, quattro zampette, bello nelle sue proporzioni, si muove con disinvoltura esplorando ora il dito, ora volge verso il palmo, mi costringe a girare la mano, temo possa cadere, ma lui è solidamente afferrato, non c’è verso di distoglierlo, e perché poi?

Ho sospeso quei pensieri affollati, ora sono uno con lui, gli sorrido, mi rallegra tenerlo con me. Nessuno se ne accorge, le persone sono occupate con i cellulari e non badano a me.  Certo, piccolo come è, questo insetto risulta ammirevole, ha una sua organizzazione, segue i suoi principi, ma cosa vuole dirmi con la sua improvvisa presenza che sta richiedendo tanta attenzione, che presagio è mai questo? Il Sacro è vicino, più vicino di quanto non credi, mi sussurra, o almeno mi sembra di udire nel treno che improvvisamente si è fatto silenzioso, sono rapito. Grandezza ‘e Dio diceva Mio Padre di fronte al soprannaturale, ed io ora con lui. Soffio leggermente sulla mano, ora si è arrampicato su di un pelo, fatica un po’. E improvvisamente dispiega due micro alette finora invisibili e vola via, lasciandomi, rinnovati i pensieri, fecondati i sentimenti.

 

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