NOAM CHOMSKY: L’OCCIDENTE MENTE SULLA “GUERRA NON PROVOCATA” DELL’UCRAINA

per Gian Franco Ferraris
Fonte: Pars Today
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NOAM CHOMSKY: L’OCCIDENTE MENTE SULLA “GUERRA NON PROVOCATA” DELL’UCRAINA

Per l’attivista politico e saggista statunitense, uno dei motivi per cui i media russi sono stati completamente bloccati in Occidente, insieme al controllo e …

alla censura senza precedenti sulla narrazione della guerra in Ucraina, è il fatto che i governi occidentali semplicemente non vogliono che il loro pubblico sappia che il mondo sta cambiando radicalmente.

L’ignoranza può essere una beatitudine, probabilmente in alcune situazioni, ma non in questo caso. In questo caso, l’ignoranza può essere catastrofica, in quanto al pubblico occidentale viene negato l’accesso alle informazioni su una situazione critica che lo riguarda in modo profondo e che sicuramente avrà un impatto sulla geopolitica mondiale per le generazioni a venire.

Parlando agli autori di un recente podcast americano, Noam Chomsky ha osservato che la pervasività della frase “invasione non provocata dell’Ucraina” nei discorsi di politici, commentatori e semplici cronisti occidentali è spiegata dal fatto che essa, al contrario, “è stata assolutamente provocata” e coloro che sostengono il contrario sono i primi a esserne consapevoli. Chomsky ricorda inoltre come, ironicamente, questa definizione della guerra in Ucraina non sia mai stata applicata a conflitti precedenti che hanno visto coinvolti gli USA o l’intera NATO, proprio per la ragione che essi erano totalmente “non provocati”. Il pensiero va subito all’Iraq, esempio più macroscopico e sanguinoso delle guerre scatenate dagli Stati Uniti sulla base di menzogne ed esclusivamente per i loro calcoli geo-strategici.

La questione è stata oggetto recentemente di una lunga analisi della giornalista indipendente australiana Caitlin Johnstone, la quale si chiede tra l’altro come sia possibile che la tesi della “guerra non provocata” venga oggi offerta come verità assoluta nonostante anche numerosi “esperti occidentali avessero per anni avvertito che le azioni dei governi di USA ed Europa avrebbero provocato l’invasione dell’Ucraina”. La risposta ha a che fare con il monopolio e il controllo quasi assoluto dell’informazione “mainstream” che fa sembrare vero ogni argomento ripetuto all’infinito, soprattutto in assenza di confronto o di un qualche contesto.

Resta il fatto che, al di là della spazzatura distribuita quotidianamente dai media ufficiali, i fatti stessi degli ultimi nove anni testimoniano dell’esistenza di un piano coordinato da Washington per aumentare progressivamente le pressioni su Mosca e costringere Putin a intervenire in Ucraina. L’aspetto più singolare è forse la presenza di una discussione relativamente onesta, sia pure contenuta entro spazi spesso ristretti, sulle circostanze del conflitto russo-ucraino anche nella galassia “mainstream” occidentale fino all’inizio delle operazioni militari russe o, comunque, fino a pochi mesi prima. Dopo il 24 febbraio scorso, invece, sul dibattito geo-politico in Occidente è calato il sipario, lasciando spazio alla propaganda pura e semplice, di cui lo slogan “guerra non provocata” ne è un elemento chiave.

Putin ha completato così la sua trasformazione in feroce e irrazionale dittatore che ha trascinato un paese e un popolo in una guerra lanciata solo per soddisfare le sue ambizioni imperiali. Per contro, nessuna delle azioni intraprese dagli USA, dai governi europei e dalla NATO in merito alla situazione dell’Ucraina avrebbe invece contribuito a creare le premesse per l’esplosione del conflitto.

Sono molteplici i fattori decisivi nell’avere compromesso irreparabilmente gli equilibri della sicurezza in uno spazio geografico cruciale per la Russia. L’agitare pubblicamente per oltre un decennio l’ipotesi dell’ingresso di Kiev nella NATO è un chiaro esempio delle provocazioni inaccettabili per Mosca. In un vero e proprio esercizio di cinismo e perversione, Washington e la maggior parte degli altri membri dell’Alleanza hanno inoltre sempre considerato pressoché impossibile questa eventualità, ma continuano tuttora a non escluderla esplicitamente, malgrado ciò avrebbe avuto e potrebbe avere effetti positivi sulla risoluzione del conflitto.

Anzi, proprio la discussione pubblica circa l’adesione dell’Ucraina al Patto Atlantico è uno strumento sfruttato ad arte per provocare la risposta aggressiva della Russia, così da giustificare contromisure adeguate. Uno studio della RAND Corporation finanziato dal Pentagono descriveva appunto nel 2019 le modalità con cui la questione dell’ingresso dell’Ucraina nella NATO, sebbene irrealizzabile, andava sfruttata in funzione anti-russa. Secondo il noto think tank americano, “mentre la necessità di un voto unanime in sede NATO [per accettare un nuovo membro] rende improbabile l’adesione dell’Ucraina nel prossimo futuro, l’insistenza di Washington su questa possibilità potrebbe rafforzare la determinazione del governo di Kiev” e “spingere la Russia a moltiplicare i propri sforzi per impedire un’evoluzione in questo senso”.

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