Fonte: Lucia Del Grosso
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di Lucia Del Grosso – 8 ottobre 2016
Oggi i telespettatori che hanno seguito l’Arena di Giletti hanno scoperto l’esistenza di una nuova categoria politica: l’antipatia. Il teorico di questa nascente scuola di pensiero, che divide le aree politiche come all’asilo, cioè i simpatici che prestano i loro giocattoli e gli antipatici che rubano le merendine, è Renzi.
Per inciso ha anche precisato che la sua collocazione è tra gli antipatici. Se glielo ha suggerito Jim Messina sarebbe il caso di applicargli una penale di almeno il 10% sui 400.000 euro del compenso, dato che dal punto di vista della comunicazione non mi pare una grande trovata.
Sempre per inciso ricordo che Mario Segni ha dichiarato che se vinceranno i NO l’Italia tornerà indietro di trent’anni. Ma magari! Trent’anni fa uno che avesse detto che chi si oppone ad una riforma lo fa per antipatia personale nei confronti del riformatore sarebbe stato meritatamente oggetto di lancio di ortaggi.
Nella fase attuale invece no, e questo la dice lunga sul deterioramento della cultura politica che porta a mischiare i piani, per cui un sentimento privato come l’antipatia viene confuso con un orientamento politico di opposizione.
Sarebbe a dire che come al solito Renzi la butta in caciara, ma è costretto ad ammettere, anche se nei modi confusi che gli consentono la sua mediocre cultura politica, che nel Paese cresce l’opposizione verso le politiche del governo e la sua “narrazione”, e non basteranno le mance come i sedici euro di aumenti ai lavoratori pubblici ad invertire il segno del consenso.
E non basterà l’invito di Napolitano a spersonalizzare il confronto sulla riforma, né il mea culpa di Renzi, a far digerire questa riforma all’elettorato. Tanto più che Renzi fa autocritica sulla sua sovraesposizione, ma continua a sfidare a duello televisivo i suoi avversari e a fare comparsate. L’uomo questo è: come lo scorpione che non può fare a meno di pungere, anche se ci rimette la pelle.
In questo quadro si colloca la riunione della direzione del PD di domani. Siccome è un tattico spregiudicato non è da scartare l’ipotesi che, nonostante la porta sbattuta in faccia alla minoranza nell’intervista di oggi, domani potrebbe abbassare i toni: conosce i suoi polli, sa che la Sinistra Pd vive di illusioni da tre anni.
Voglio sperare che la minoranza non commetterà l’errore di non confermare il NO al referendum: sarebbe la sua fine definitiva, verrà travolta dall’opposizione a Renzi che monta nel Paese e che lui stesso ha adombrato oggi, seppure con i suoi modi arroganti, con il suo vittimismo da Calimero piccolo e nero.
P.S. Pisapia ha finito di studiare la riforma? Si è fatto finalmente un’idea del tipo di scontro a cui assisteremo nei prossimi due mesi, che non lascia margini per ricuciture nell’area di centrosinistra? Ha capito che la campagna referendaria proseguirà sul tema “O con me o contro di me” e che questo schema non genera il clima più adatto per i pontieri?